Della finale di Wembley credo sia stato detto già tutto da tutti, ma una considerazione storico-comportamentale circa il popolo che l’ha ospitata me la dovete concedere; usando le parole giuste e rigorosamente italiane! Ebbene la storia di ogni popolo e di ogni singolo individuo nasce da un cumulo di combinazioni inimmaginabile: se io posso stasera scrivere queste note, senza le direttive di una velina impostami dal capo del governo, e se voi domani potrete leggerla senza censura alcuna, il merito, bisogna dirlo, è anche della gente inglese che nel 1940 combatté strenuamente e debellò la protervia nazifascista in Europa. Grande, e non solo, merito di una nazione che, a partire dalla Magna Carta Libertatum (1215), ha iniziato e sempre perseguito un cammino di libertà individuale e di democrazia sociale; ma con qualche limite di maniera.
Il primo nasce dall’essere nata in un’isola; da qui la sua tendenza, appunto, allo ”isolamento”. Per ancestrale carattere gli inglesi:
- conservano una forma monarchica che, seppur costituzionale, dai suoi riti lascia trasparire un aspetto feudale;
- hanno una loro chiesa, l’anglicana, il cui capo è il monarca;
- nel processo di una Europa Unita, non hanno aderito al trattato di Maastricht per la unità monetaria, e sono poi usciti del tutto dalla Comunità con la loro brexit;
- diversamente dagli altri paesi europei rispetta la sinistra e non la destra come senso di marcia sulle strade;
- il loro Parlamento si riunisce in un’aula stretta ed angusta, dove i suoi membri sono quasi costretti a stare uno addosso all’altro;
- le comunicazioni del Premier vengono fatte in mezzo alla strada, al di fuori della porta del famoso numero 10 di Down Street, i loro autobus cittadini e le loro cabine telefoniche continuano ad essere di color rosso, sempre uguali a se stesse ed il lucido per le scarpe è sempre usato spalmandolo con una spugnetta alla estremità di un pezzo di fil di ferro; persino il sapore delle caramelle è diverso e sempre uguale a se stesso!
Eppure il congenito senso di isolamento e di conservatorismo non ha impedito a questo popolo, inventore del colonialismo, di dominare il mondo. Economicamente e militarmente; fino all’ultima guerra per la riconquista delle Isole Falkland, dopo la loro invasione da parte degli Argentini, all’epoca della Thatcher. Forti di questo, e della loro lingua parlata in tutto il mondo, continuano a soffrire di “puzzetta al naso” e di malcelato “complesso di superiorità” che, in specie nelle manifestazioni sportive, dove il valore dei partecipanti è chiaro e visibile a tutti, si traduce, come nell’occasione di cui parliamo, in palese mancanza di sportività, spocchia esagerata e palese “maleducazione” nazionale. Altro che “fair play”! Pur riconoscendo loro tutti i meriti possibili, sappiano che i tempi cambiano; il più delle volte molto lentamente, ma inesorabilmente cambiano.
Claudio Gliottone