Sopitosi l’entusiasmo della “liberazione”, dimenticati i dolori della guerra, le vivide menti dei migliori cittadini del Sud, quelli con “voglia di fare”, sono state anestetizzate nella loro essenza etica dalla convinzione, supportata dai fatti, che sopravvivere significava avere la tessera di un partito. In quegli anni,
Negli anni cinquanta – settanta al Nord il numero dei laureati era inferiore a quello del Sud. Ciò determinava una lenta ma inarrestabile tendenza alla “emigrazione” di molti insegnanti verso il Nord con conseguente emorragia di preziosi e vividi intelletti, fagocitati da una realtà economica e sociale dinamica, perché scevra da condizionamenti interessati e sorretta dagli interessi di una classe politica (economica?) emergente, che hanno contribuito a rendere ancora più ricca. E tutto è filato liscio sino a quando la pressione fiscale ridotta, frutto di politica protezionistica (tutt’ora corrente!!) a vantaggio dell’imprenditoria settentrionale, ha subito negli anni novanta un incremento. Ed è nata
Al Sud invece si continua a ragionare in modo suicida. Manca un “movimento di pensiero” che faccia uscire il Sud dal medioevo ideologico ed etico, dove lo Stato traccia il destino di tutti. Che senta il principio cristiano-illuminista di uguaglianza identificandolo con quello dell’opportunità e del risultato in base all’impegno e al merito e non alla tessere di partito. Si potrà dire che la criminalità, la camorra, la mafia etc. etc etc… Certo è sempre colpa di qualcos’altro. Ma poi siamo capaci di ottenere qualcosa solo per merito e di rifiutare altri modi per conseguirla secondo il costume? Di non tollerare chi non rispetta la fila o chi parcheggia in doppia fila, di smettere di chinare il capo dinanzi a chi abusa della posizione burocratica o di chi favorisce gli amici a prescindere dalle loro capacità, di denunciare un fatto pur sapendo che lo Stato non possa difenderti?
Con questo non voglio dire che deve esserci in ognuno una cultura e uno stile di vita ipocrita, ma piuttosto di tolleranza zero verso se stessi per tutto ciò che può influire negativamente nei piccoli comportamenti quotidiani che ci condizionano nel costruire un nuovo ed indiscusso tipo di modello sociale.
Questa la vera rivoluzione liberale per il Sud.