Nonostante il vero e proprio tsunami emergenziale a cui abbiano fatto fronte le regioni del nord, prime colpite in Europa dalla pandemia globale di SARS, nel Veneto in particolare si sono messe le cose in chiaro con più calma e si è deciso di agire secondo un piano già visto in paesi come Corea del Sud e Singapore, senza tralasciare la stessa Germania che, da pragmatica e razionale nazione qual è, ha ritenuto opportuno anch’essa procedere come alcuni paesi orientali. Il caposaldo di questa linea di pensiero, in nettissimo contrasto con quello con alcune regioni italiane (vedasi la regione Lazio ad esempio, dove sembra che i tamponi siano un optional o nella nostra Campania, dove si procede a un ritmo da lumache nell’effettuarli) è proprio la “tamponizzazione” di massa della cittadinanza.
Testare, testare, testare.
Il Veneto come la Corea del Sud, uno dei Paesi più colpiti dal Coronavirus ma in grado di uscirne (i contagi sono in forte calo) grazie a misure di quarantena e soprattutto a un massiccio utilizzo dei tamponi anche sugli asintomatici. In modo da scovare subito i positivi e isolarli. Hanno fatto il giro del mondo le immagini dei tamponi fatti dai coreani ai semafori. Anche nella regione della Serenissima, i tamponi saranno fatti per strada e fuori dai supermercati. La sanità della Regione Veneto – avverte l’assessorato alla Sanità – ha attivato uno specifico Piano di Sanità pubblica con l’obbiettivo interrompere tutte le possibili catene di trasmissione del virus responsabile di Covid-19 basato sulle seguenti strategie: innanzitutto individuare tutti i possibili casi sospetti, probabili e confermati perché «dalla ricerca puntuale di tutti i casi confermati, sarà possibile avviare le conseguenti inchieste epidemiologiche ed intervenire con le disposizioni di isolamento domiciliare e quarantena». Poi effettuare un’approfondita indagine epidemiologica per individuare tutti i possibili contatti: ad ogni caso sospetto, probabile e confermato, i Servizi di igiene sanità pubblica delle Asl «provvedono ad effettuare un’accurata indagine epidemiologica procedendo per centri concentrici ed allargando, per ogni singolo caso, la ricerca all’individuazione oltre che di tutti i possibili contatti “stretti” (familiari e lavorativi) anche di tutti i contatti occasionali (anche definiti come “non stretti” o a basso rischio)». Infine il piano prevede di «disporre, per tutti i contatti, le misure di quarantena e isolamento domiciliare fiduciario».
La cura casa per casa.
Inoltre, da lunedì è partita in Veneto la sperimentazione a casa dei pazienti di due tipi di farmaci per il contrasto al coronavirus Covid-19: da una parte la clorochina e l’idrossiclorochina, utilizzate per il trattamento della malaria e (l’idrossiclorochina) per l’artrite reumatoide, che l’Agenzia italiana del farmaco ha ordinato da Pakistan e India; dall’altra l’Avigan, antivirale autorizzato nel 2014 in Giappone per curare le infezioni da virus pandemico influenzale e somministrato anche ai malati di Ebola e Lassa. Le sperimentazioni cliniche in Cina in pazienti affetti da Covid-19 hanno dimostrato che l’Avigan riduce i sintomi della polmonite. Il ricorso a queste formulazioni per il trattamento dei soggetti colpiti da coronavirus è stato autorizzato da Aifa, che ha dato il via libera anche all’uso di Lopinavir e Ritonavir, terapie anti-Hiv, da usare sole, in combinazione tra loro o con clorochina e idrossiclorochina. Su richiesta del Veneto il nullaosta comprende l’utilizzo di antimalarici, Avigan e anti-Hiv non solo in ospedale ma anche, si legge in Gazzetta Ufficiale, «per il trattamento in regime domiciliare dei pazienti affetti da Covid 19. «Questi farmaci — recita il documento — dovranno essere dispensati dalle farmacie ospedaliere ed è fatto obbligo alla struttura prescrittrice di trasmettere tempestivamente all’Aifa i dati relativi ai pazienti trattati». (La terapia domiciliare, in modo non dissimile, si sta sperimentando anche a Teano, tra l’altro, tramite emogas e la stessa idrossiclorichina, ponendo il comune del casertano tra i primi a impegnarsi in questo ambito, grazie anche a un riconoscimento della serietà della situazione già settimane fa, mentre si lanciavano hashtag in altre realtà per “uscire a vivere e non fermarsi”).
Tracciamento digitale dei positivi.
E’ poi di recente proposta, l’idea di creare un’app regionale per il tracciamento dei positivi alla SARS-CoV2 su modello Taiwan e Israele, ma nonostante le rassicurazioni che la privacy verrà rispettata in pieno, alcuni esperti di cybersecurity di rilievo nazionale sono scettici al riguardo, vista la scarsa affidabilità dello Stato Italiano in primis nel garantire sicurezza informatica.
Gli effetti del Modello Veneto si stanno palesando.
Ieri i contagi sono saliti a quota 8.853 (+344 rispetto al 29 marzo) e sono state registrate 34 nuove vittime, per un totale di 436 morti dall’inizio della crisi Coronavirus. Il numero dei cittadini in isolamento scende sotto i 20mila: siamo a 19.895. Il cluster di Verona da solo (+72) ha contato ieri più casi di tutte le altre province del Veneto sommate (57). In terapia intensiva 354 persone, 1669 le persone ricoverate in area non critica, per un totale di 2023. 790 i dimessi. Numeri che, rapportati ai continui bollettini di guerra dalla Lombardia, sono marcatamente migliori. Ovviamente va tenuto conto di una miriade di fattori, dalla densità di popolazione ai flussi commerciali diversi rispetto alla regione Lombardia, ma che comunque, grazie all’ottima gestione della crisi mimando modelli di successo orientali, ha arginato quella che poteva essere una catastrofe nella seconda regione più ricca del Paese. Zaia è un personaggio con delle idee controverse, cui si può essere d’accordo o no (chi vi scrive per esempio non concorda su grossa parte della sua linea ideologica), ma le sue doti di amministratore e gestore anche in tempi di crisi sono da riconoscere, soprattutto da alcuni suoi stessi compagni di fazione che parlavano di riaprire tutto su ordine di associazioni di industriali, o da chi pensava di combattere un virus con libricini Cuore e apericene politiche. O anche da chi fa la voce grossa tuonando e minacciando, ma lascia sterile il proseguire, non applicando fattualmente le dichiarazioni di intenti.
Riccardo Luigi Conte