Basta infilare una delle claustrofobiche stradine di Teano che noi chiamiamo vicoli e si veleggia subito in un mondo astrale, differente, morbido, quasi lunare. Sembra strano, il passante distratto non ci fa caso e ancor meno quello abitudinario. Ma… basta aguzzare gli occhi della mente e del cuore che si fa strada un altro mondo palpabile, visibile, antico ma al tempo stesso attuale e vivido. Dai mille cunicoli di storia dimenticata ti assale un brusio di voci, di “sonorità” a volte forti come gli odori,i sapori e i colori della nostra antica terra , spesso ovattate; la storia, quella antica è ormai desueta.
Ma ti parla, ti invita a entrare nel suo intimo. A questo punto si viaggia a mille nel mito e in un’atmosfera intessuta di magia e sentimenti. Quelli veri, autentici, ricchi di vibrazioni.
Facciamo un piccolo esempio, se ne potrebbero fare a milioni e anche il passante più smaliziato resterebbe attonito al punto tale che nella sua bocca spalancata dalla sorpresa potrebbe entrare un numeroso sciame di vespe o di calabroni, non quelli politici però. Grazie al cielo!
Da piazza Umberto I , perché non cambiare il titolo toponomastico e dedicarlo a qualcuno dei nostri mitici politicanti, si scende per via Nicola Gigli e ci si imbatte in un ingresso maestoso
Una collezione abbastanza originale, frutto di una civiltà , quella dei Sidicini di Teano, che con fierezza seppe darsi una infrangibile autonomia politica, guerriera e artistica per difendere il suo bel territorio dalla divorante rapacità di Romani, Sanniti e altri. Si resta a guardare per ore e ore
Si tratta della riproduzione di un guerriero con l’elmo dalla cresta più che dimezzata e dal volto enigmatico, fisso in una serena, composta, sconcertante fissità. Ma si tratta proprio di un guerriero sidicino o di una rappresentazione originale e piuttosto nuova di Marte, cui i giovani delle tribù italiche si consacravano prima di affrontare l’ardua migrazione della primavera sacra , “inventata” da una saggezza ancestrale e per fronteggiare l’esubero demografico. e la scarsità alimentare.
Gli abitanti di Teano e del suo fertile territorio fecero di necessità virtù : da coltivatori e pastori-allevatori si trasformarono in eroici guerrieri per motivi difensivi. Lo testimoniano le numerose raffigurazioni, spesso frammentate, di soldati rappresentati in nudità eroica o rivestiti dell’armamentario militare dell’epoca. Il guerriero del museo dal bel volto e la capigliatura ondulata ha “sedotto” l’immaginario collettivo al punto tale da essere elevato a logo del periodico “ Il Sidicino “ rampante perodico degli altrettanto rampanti soci del club Erchemperto e fare bella mostra di sé nei posters pubblicitari del museo stesso. L’immediatezza espressiva di questa bella scultura fittile è un poco come il sapone Camay di antica memoria: seduce perlomeno tre volte e il singolo visitatore, e l’appassionato cultore, e le rumorose torme scolastiche, e le giovani-anziane dei tours più disparati. Ma non colpisce i baldi politici dalla faccia di bronzo e dal cuore di cemento. Il Museo di “Teanum Sidicinum” se non godrà di una provvida e rapida attenzione anche da parte dell’amministrazione comunale + l’eurodeputata Picierno + tutte le associazioni che nascono come funghi ogni dì , partiti politici,si esaurirà in una lenta e amara dissolvenza al pari della civiltà italica assimilata dal dirompente diluvio romano e per molto tempo dimenticata . Il nostro Museo è davvero curato e ben allestito, merita un rilancio e una conoscenza più larga e approfondita. Oltretutto il suo nuovo Direttore Dottor Antonio Salerno affabile , erudito,competente intende continuare nello sviluppo adeguato e attualizzato della nostra istituzione museale.
I magazzini esorbitano di reperti che meritano di essere esposti. Diamogli una mano, presto, incondizionatamente.
Giulio De Monaco