In questi giorni in cui Teano è scossa da un fremito di patriottismo, di rivendicazione di un ruolo storico che si vorrebbe rimettere in discussione, di strade pulite (quelle del centro e della quattro direttrici che arrivano in città) di fiori ed alberi che crescono in una nottata, di navette che trasportano forestieri dai parcheggi al centro, di gazebo che si moltiplicano in ogni dove per rendere più completa e movimentata la quattro giorni del 150° anniversario, in questa città accadono anche cose che riguardano la vita di tutti i giorno e che si vorrebbe nascondere in queste circostanze perché i forestieri non devono mai vederci con i panni di casa.
Ore 9,00 presso l’ospedale civile di Teano, moribondo da mesi, si continua a mantenere in piedi qualche servizio come per esempio la radiologia. Una signora si aggira nervosa nell’anticamera della radiologia e, senza neanche chiedercelo ci spiega la sua odissea:”Sono venuta la settimana scorsa per prenotarmi una ecografia, l’ufficio addetto composto da due incaricati (due) mi inserisce nel computer e mi avverte che dovevo ritornare il giorno 23 (sabato) per pagare il tiket e farmi la ecografia. Poi si correggono e dicono che invece devo venire il giorno 22 (venerdì) perché il sabato non si può pagare il ticket. Sono ritornata il 22 per pagare il ticket ma anche convinta di fare l’ecografia. Mi sono anticipata per essere una delle prime ma con sorpresa mi dicono che il mio turno era stato fissato per il giorno dopo. Chiedo comunque di effettuarla, anche se per ultima, visto che mi trovavo in ospedale. Irremovibili! In questo ospedale sono inflessibili, quando si tratta degli altri. Sono ritornata questa mattina e pur essendo la seconda, sono le 10,30 e sono ancora qua. Ma se lo devono chiudere lo chiudessero presto così sappiamo almeno cosa e dove possiamo curarci senza essere sbattuti in questo modo. Insomma per fare una ecografia sono dovuta venire tre volte, ho pagato 38 euro e fortuna vuole che abito a Teano! Vogliono portarci all’esasperazione”
Mentre accadeva questo si è verificato che, un dipendente dell’ospedale, ha accusato un malore dovuto probabilmente ad un calo pressorio (questa è stata la sua spiegazione). Pur stando in ospedale con decine e decine di operatori che vagano per i corridoi e le stanze rese lentamente ed inesorabilmente vuote, ha preferito abbandonare il servizio e recarsi dal proprio medico curante che gli ha riscontrato un abbassamento di pressione.
Nel frattempo un rappresentante del sindacato interno ha tirato fuori un grande striscione con la scritta “L’ospedale è stato chiuso: Vergognatevi” e lo ha posizionato all’ingresso dell’Ospedale.
Lo stesso striscione era stato esposto nei giorni scorsi ma evidentemente chi doveva vergognarsi non aveva avuto il tempo di farlo e continuano a mettersi sotto i piedi la dignità delle persone, di quelle più deboli, gli ammalati.
Da lontano si udivano solenni le note dell’inno di Mameli, le Autorità con il vestito nuovo salutavano gli ospiti accolti in una città piena di bandiere, fiori, piante e strade pulite.
Severino Cipullo