Il 26 ottobre scorso, ricorrenza del discusso incontro tra Garibaldi e il Re del Piemonte, ho avuto il piacere e la soddisfazione di assistere a Teano ad una vera festa di popolo, in particolare giovane.
Con sensibilità ed intelligenza, abbandonati giustamente gli orpelli di una rievocazione pomposa e ripetuta con i soliti esponenti culturali sempre in giro per l’Italia per partecipare a manifestazioni simili, gli organizzatori hanno voluto dare un forte cambio di rotta alla ricorrenza creando una festa dei giovani e con i giovani a difesa dell’ideale di unità, nostro vero retaggio risorgimentale. Di questo mi compiaccio con tutti coloro che si sono ad impegnati a realizzare, con successo, la manifestazione interessante e partecipata.
Ma non di solo Garibaldi vive Teano. Lasciamo pure che i nostri vicini Vairanesi disputino fino all’ultimo metro l’esattissima indicazione topografica del famoso Incontro. Si vede che nella loro storia non hanno altro da rivendicare. Ricordo loro soltanto che i due condottieri, secondo la storia incontratisi in aperta campagna, non si recarono affatto a Vairano ma proseguirono il loro cammino nella vicina ed importante città di Teano per suggellare il nuovo patto, rifocillarsi e dormire in palazzi degni di questo nome. Tanto basta.
Ma Teano non ha solo questa storia da raccontare ai giovani. Tra le tante che giustamente inorgogliscono la nostra gente mi piace ricordarne una di grande valore locale e significativo del carattere deciso dei teanesi nei confronti di tutti coloro che li vogliono disponibili e sottomessi.
Mi riferisco all’episodio dell’assedio di Teano e della successiva, vergognosa fuga del brigante Papone (Giuseppe Colessa) avvenuta nel 1648 e che fu il prodromo della sua esecuzione capitale avvenuta a Napoli, nella Piazza Mercato già teatro della famosa esecuzione di Corradino di Svevia.
Per i più giovani provo a rievocarla brevemente, rimandando i curiosi interessati a maggiori approfondimenti, all’interessantelibro di Fernando Riccardi “Il brigante Papone” dal quale ho ricavato questo breve estratto.
GIUSEPPE COLESSA DETTO "PAPONE"
Papone era nato a Caprile, piccola contrada di Roccasecca nel settembre del 1607. Dopo varie peripezie personali, questo personaggio dalla forte personalità era stato arrestato e rinchiuso a Napoli perché accusato e sospettato di collusione con i Francesi contro gli Spagnoli dominanti a Napoli. La sua prigionia, però, fu di breve durata: il 7 luglio del 1647, profittando della rivolta di Masaniello, fuggì dal carcere e si diede alla macchia. Iniziò da questo momento la “carriera brigantesca” di Papone che per più di un anno caratterizzò in maniera indelebile la vita di molti paesi del Lazio meridionale e del Casertano
Nel 1647, Papone con una piccola banda riuscì persino ad occupare Sora e San Germano (l’odierna Cassino). Non contento Papone, che si era nominato Generale della Serenissima Repubblica Napoletana, dopo essersi impossessato di Sessa (dove pose il suo quartier generale), Roccamonfina e Calvi, decise di muovere all’assalto di Teano, l’ultimo ostacolo in direzione di Capua e di Napoli
Ma Teano, sotto la guida del governatore della città, don Ottavio Del Pezzo, non volle cedere e decise di resistere all’assalto dei briganti. Radunati 800 uomini e armati persino i sacerdoti, sotto il comando dei migliori esponenti della nobiltà teanese si preparò a resistere. Don Giuseppe Galluccio fu posto a difesa della Porta del Vescovado; don Luigi Martino de Carles fu chiamato a presidiare la Porta Superiore (Porta Roma); don Bartolomeo d’Angelo proteggeva la Porta della Rua e, infine, don Giulio Barattucci venne collocato alla Porta di S. Maria la Nova.
L’assedio vero e proprio iniziò il 5 gennaio del 1648. Invano Papone aveva intimato la resa al governatore, inviando come ambasciatore un frate del convento dei Padri Cappuccini situato sul colle di S. Reparata. Don Ottavio rifiutò sdegnosamente la proposta e dispose i suoi uomini a rintuzzare l’assalto che ebbe luogo il 7 gennaio, preceduto dall’incendio appiccato alle chiese extra urbane di S. Antonio Abate e di S. Biagio.
I teanesi furono eroici nel difendere la loro città ed in loro aiuto, mentre i briganti stavano per avere la meglio ed erano sul punto di scavalcare la cinta muraria e di entrare nel cuore del borgo, intervenne uno squadrone di cavalieri regi che si gettò con impeto sugli assedianti, stretti in una morsa a seguito di una sortita dei difensori che, dalla Porta della Rua e da quella di Santa Maria la Nova, li avevano a loro volta assaliti.
Nella zuffa molti briganti furono uccisi, numerosi altri rimasero feriti e caddero prigionieri delle forze realiste. Papone, con il grosso della banda riuscì a sfuggire all’accerchiamento, ripiegando sulla fedele Sessa. Si ripresentò dopo poco però sulle alture di Teano, trincerandosi con una parte dei suoi nel convento dei Cappuccini (attuale S.Reparata). La mattina del 16 i briganti mossero all’attacco con urla spaventose e suoni assordanti di trombe e di tamburi. I difensori non riuscirono ad arrestarne l’impeto e furono costretti a ripiegare mentre gli assalitori si insediarono nell’orto sottostante il palazzo vescovile, dove restarono per tutta la notte. La mattina seguente il governatore Del Pezzo che, nel frattempo aveva ricevuto rinforzi , ordinò ad una compagnia di cavalieri croati e di moschettieri di scacciare i briganti dal loro rifugio. Nello scontro, breve ma violento, i soldati regi ebbero la meglio. Lo stesso Papone restò ferito ad una coscia da una archibugiata. Dopo un tentativo non riuscito di barricarsi nell’Osteria della Fontana, un fabbricato situato nei pressi della Porta Superiore (attuale Porta Roma), i briganti furono costretti ad indietreggiare, lasciando sul campo morti, feriti, munizioni e cavalli. In rapida successione i briganti furono scacciati anche dalle alture circostanti e dal convento dei Cappuccini risalendo così le valli… che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.
La stella di Papone era ormai al tramonto e dopo altri insuccessi nell’agosto del 1648 fu catturato. Condotto a Napoli fu imprigionato, torturato, processato e giustiziato, come già si è detto.
Nel gennaio 1648, i Teanesi avevano così ottimi motivi per festeggiare la brillante vittoria riportata e per lo scampato pericolo. Infatti erano state le milizie cittadine che, sia pur appoggiate dalle truppe regie, avevano dovuto sostenere a lungo e vittoriosamente il peso di un assedio . Per questo, terminate le ostilità, tutti riconobbero l’ardimento dei teanesi che non erano certo dei militari di professione.
Per festeggiare la vittoria furono organizzati imponenti celebrazioni. Nella cattedrale si intonò un solenne Te Deum mentre gli squadroni militari schierati nella piazza salutavano con scariche di moschetto replicate più volte. Per le principali vie della città si snodò una processione di ringraziamento, con le reliquie di S. Paride, di S. Reparata e di S. Terenziano, i protettori di Teano.
Quanto raccontato sia di esempio e stimolo per i nostri giovani a ben conoscere la nostra storia patria ed a non dimenticare i valori e la passione civica dei nostri avi nel difendere ed amare la nostra Teano.
Avv. Nando Corrado