La grecità ha perso lustro in Occidente in forza di un cristianesimo anch’esso al tramonto. La parola verità si è lasciata stritolare da una razionalità tecnica che va rinunciando all’uomo stesso, in nome di un autopotenziamento senza fine. Ogni potenza vuole se stessa, la tecnica non può essere che autoreferenziale: ci sono ordigni atomici che potrebbero distruggere il mondo ventimila volte e ancora si vuole perfezionare la bomba atomica; come riuscire a connotare come necessario qualcosa che non è neanche razionale. Produttività, efficienza ,razionalità -gli imperativi categorici dai quali non si può più uscire- nessun orizzonte di salvezza per l’uomo, che in virtù di una scienza che gli promette lunga vita ha rinunciato ad essere il vero soggetto della storia. La tecnica è la forma più alta di razionalità: massimi scopi con l’impiego minimo dei mezzi , ma ci sta facendo uscire dall’antropologia. L’uomo è ridotto a mezzo, tutta la sua irrazionalità: amore, fragilità, sentimenti , vulnerabilità, passano in un tritacarne il cui prodotto finale deve essere necessariamente l’utile, il mercificabile. Si crede che la tecnica sia buona o cattiva secondo l’uso che se ne fa. Ma la tecnica è l’essenza stessa della scienza , è ciò che guarda il mondo per manipolarlo non per contemplarlo. Se a guardare il bosco è un falegname i suoi occhi vedranno tanta ottima materia prima . La tecnica è di fatto la qualità dello sguardo scientifico. I Greci facevano scienza catturando le leggi della natura, gli scienziati fanno il contrario: avanzano ipotesi, le sperimentano e ne fanno leggi di natura, fino a quando non se ne troveranno di migliori. Oggi la natura è l’imputato che deve rispondere alle domande degli uomini. L’uomo ha creduto di essere padrone del mondo, è stato Dio a metterlo al vertice del creato, ma ha poi perso contezza di quanto fosse importante la gerarchia tra mezzo e fine. Gli strumenti tecnici , a partire dal primo bastone che l’uomo ha usato per tirare giù una mela dall’albero ,sono diventati il fine ultimo : proprio come nella dialettica servo padrone Hegeliana ,si è prodotto un rovesciamento per cui è l’uomo ad essere usato come mezzo per raggiungere il massimo della razionalità tecnica . La quantità determina una variazione della qualità , questo gli idealisti lo avevo già visto. Marx dice che il denaro è un mezzo, ma se aumenta quantitativamente fino ad essere la condizione universale per poter far tutto, diventerà il primo fine. Qualsiasi mezzo che diventa condizione universale per soddisfare bisogni e raggiungere qualsiasi scopo , si trasforma esso stesso in un fine ultimo. La categoria mezzo fine andava attenzionata con molta cura , è il meccanismo che ha messo in moto i cambi epocali del ‘900. IL crollo del comunismo in Unione Sovietica, la vittoria del capitalismo, la crisi del mondo islamico, del cristianesimo, della democrazia ma anche della stessa politica, sono il risultato di quest’ingranaggio, di cui l’occidente non ha avuto contezza : Il merito dell’analisi molto discussa in un mondo dove all’unica forza vincente cioè al capitalismo,non fa certo comodo che qualcuno gli faccia i conti in tasca, è della sola filosofia, che come nottola di minerva ancora ha una ricaduta irrinunciabile-per tutti coloro che hanno la pretesa di non accontentarsi del mantra dell’intrasformabilità- di un presente che sembra non poter più rinunciare ad un sistema vita che sta logorando sè stesso. I grandi cambiamenti non avvengono mai per cause antropologiche, su basi umanistiche, ma sempre per fatti strutturali; La tecnica ha cambiato le regole di tutte le forze della scacchiera occidentale, scansando la stessa etica, che ormai priva di verità diventa patetica, dicono i filosofi, senza timore di essere smentiti. Max Weber parlava di etica delle responsabilità : rispondi delle tue azioni in base agli effetti che esse producono. Ma cosa produrranno gli organismi geneticamente modificati? Non si sa, si saprà tra qualche generazione ; come fai a condannare la scienza se i suoi effetti non sono neanche prevedibili. L’etica del mondo moderno, muove da un’etica cristiana che era delle intenzioni, ma il metodo tecnico scientifico, non sa nulla delle intenzioni. L’età della tecnica moderna , Gunther Anders (marito di Hannah Arendt ) la fa coincidere con quella nazista. E’ col nazismo, che per la prima volta l’uomo non sarà più incaricato di pensare a qualcosa ma solo di far funzionare il sistema. La tecnica muove da questo; è lì che ha tagliato il nastro di partenza, da quell’obbedienza a ordini precisi, senza dover pensare se questo fosse bene o male. E’ questo il motore della razionalità tecnica, che poi così razionale non è. Oggi l’operaio che fa bombe non può pensare a dove finiranno, o chi uccideranno. Il bancario che vende titoli rischiosi a clienti ignari è tenuto a farlo se non vuole rischiare il posto di lavoro. Ma allora chi è il buon operaio, chi farà bene le bombe o chi ne farà un caso di coscienza? L’insegnante che esegue alla perfezione il programma ministeriale, senza avere tempo da dedicare alla simbolica dell’alunno che gli sta davanti, è un bravo insegnante? Quello che invece si farà carico dello sguardo dell’alunno a discapito degli argomenti da trattare rischia il posto? Si può dire che non adempie al suo dovere? Anche nel momento della malattia, in cui l’uomo misura tutta la sua fragilità umana, più di sempre, diventiamo un numero da protocollare per il sistema sanitario: col parametro della curva di Gauss i malati collocati all’inizio e alla fine della curva algoritmica sono a rischio morte , ma se il medico non applica il protocollo come previsto, sarà lui a trovarsi nei guai, se l’esito della sua scelta non dovesse avere buon fine. Ecco, è così che sparisce l’uomo, è così che il mondo si traduce in un apparato tecnico economico, è così che l’utile prende il posto delle categorie modali della tradizione di cui l’uomo si avvaleva per distinguere il bene dal male. E’ così che tutti noi non troviamo più un pensiero alternativo a quello calcolante. La verità non era una stupida pretesa di una società comunitaristica che non è riuscita a porsi come razionale, perché di fatto è stata travolta e con essa l’uomo che perde il focus, che non è più il baricentro del suo stesso fare. La verità non andava riservata alla scienza ,perché essa non coincide col suo oggetto di studio, il vero riesce a stare solo dove soggetto e oggetto coincidono. Il soggetto non può essere mai il singolo uomo ( per questo don Chisciotte fallisce) ma sempre la comunità : che cos’è l’IO di Fichte se non questo. La filosofia greca nasce come prassi per impedire la dissoluzione sociale, con la giusta pajdeia, con la giusta formazione : il comunitarismo richiede una educazione adeguata. Lo vediamo anche adesso quanto la democrazia non sia esportabile, non si può impiantarla senza che il popolo sia educato ad essa. Non sarà mai un automatismo, ma il risultato di una lunga prassi, lunga tanto da dover essere sedimentata nel profondo della psiche umana, fino ad essere quell’io che ci sfugge, ciò che riusciamo a tradurre come forma mentis. Quale sarà la forma mentis dei nostri giovani a cui di fatto è negata una cultura classica, perché si dice non essere più nello spirito del tempo . Pare che la scuola serve solo a trovare lavoro, studiare l’Iliade è solo una perdita di tempo. Ma dalle pagine del Corriere della Sera, Massimo Gramellini ci racconta di quanta poesia ci fosse nelle telecronache sportive di Gianni Brera , nel suo saper coniugare il racconto della partita con l’epica di Omero. E’ a questo che stiamo rinunciando. Ci hanno convinti che il posto della verità fosse nel capitalismo, che avrebbe risolto tutti i mali del pianeta. Sono passati cento anni da quando Keynes annunciava che avremmo potuto estinguere la fame nel mondo, ma oggi sappiamo che non succederà mai, perché non è questo lo scopo della tecnica che guida il capitalismo moderno. Marx sbaglia a dire che la filosofia ha solo contemplato il mondo, è ingeneroso, è un estremismo giovanile il suo. Il post moderno proclama felicità epicuree, la società comunitarista è sconfitta. Oggi Schopenhauer è al potere, non più all’opposizione. L’opera che lo consacra come grande pensatore :-Il Mondo come volontà e rappresentazione -fu mandata al macero, oggi è lo specchio perfetto di una società che si finge epicurea, ma che di fatto è massimamente nichilista. Schopenhauer diffama Hegel perché funzionario dei prussiani, ma questo è il classico modo per fraintendere un autore che, per quanto aporetico, resta uno dei più grandi pensatori della storia della filosofia. Non si sono voluti cogliere gli elementi profondi e culturali, che contenevano gli anticorpi per superare il capitalismo. Proprio come fa oggi il post moderno con la tradizione. Gli economisti sono al servizio della finanza, ma anche gli stessi filosofi per vendere il loro capitale culturale passano attraverso la compatibilità delle classi dominanti. Certo non c’è più la Santa Inquisizione che ti brucia, ma non ce ne sarebbe neanche bisogno, a circolare c’è un pensiero unico : nulla è più giusto del libero mercato, chi vale avrà successo, tuti gli altri non se lo saranno meritato. Questo è il mantra, lo abbiamo talmente introiettato, che oltre a vivere tra le mille difficoltà del quotidiano, dove l’asticella è ogni giorno più alta, ci portiamo addosso il peso di scelte di vita” sbagliate” ( solo perché contemplavano i sentimenti) o peggio la frustrazione per aver vissuto al di sopra delle nostre possibilità ( tu mamma ti eri illusa di mettere al mondo un figlio per poterlo crescere ,vegliando sui suoi incubi notturni e seguendo i suoi passi fino all’autonomia dello stare in piedi da solo). Utopico. Non si può essere marxsisti al 100%, la Storia lo ha smentito ma Marx resta quello che prima di tutti ha tematizzato l’irrazionalità del capitalismo e delegittimato il potere che non riconosce le istanze del popolo. Il suo è un materialismo metaforico, in realtà voleva solo dire che Dio non esiste, esiste solo la materia; ma la sua materia è la prassi umana, è la lotta di classe, altro che materialismo storico. La filosofia però non può essere solo prassi sociale, deve anche trascenderla, questo forse il vero limite del marxismo. La valenza consolatoria della filosofia non basta, se la prassi del nostro tempo non accontenta nessuno, perché non cambiarla? Di fatto manca un soggetto storico in grado di agire, i comunisti stessi si sono mercificati, come fai a cambiare il mondo. La democrazia nasce con Platone ed è il potere del popolo, quindi oggi non c’è . C’è una dittatura oligarchica dei poteri finanziari. Del comunitarismo restano macerie sotto l’anacronistica dicotomia destra sinistra, figlie illegittime di un hegelismo in cui si è voluto vedere il germe della rivoluzione ma anche quello del conservatorismo, trascurando invece lo stesso Hegel che fonda i diritti nell’educazione dialettica del genere umano, all’interno del processo fenomenologico dell’emancipazione della coscienza umana. L’uomo è un animale sociale, è contro natura negargli la socialità. Il capitalismo, al contrario, vive solo se domina su tutto, solo se è un uno. Può sopportare solo sé stesso, non può che frammentare, che dividere le generazioni. Si è buttato via il diritto naturale come presupposto metafisico indimostrabile, poco difendibile, ma abbiamo tirato giù il bambino con tutta l’acqua sporca : bastava rinunciare al carattere astorico ,mentre andava difesa la natura umana e la sua intrinseca ( e quindi non separabile) dignità. La filosofia è una concorrente della religione, parla di bene comune, l’economia no : il capitalismo razionalizza l’irrazionale, è merce pura, senza presupposti né religiosi nè politici, nè di destra né di sinistra, non guarda a nessun soggetto. Tutto è anonimo ; ma l’anonimato per eccellenza è Dio, per quello il suo valore non si può discutere. La verità della filosofia è dialogica, viene fuori sempre da una dialettica, perché il suo vero valore è la condivisione. Oggi fa fatica a porsi come tema cogente perché le legittimazioni della società sono solo tecnico scientifiche, i vincoli economici sono insuperabili, tanto da far apparire la filosofia solo come una terapia dell’anima, una giusta posologia di Prozac. Cercando nel reale più che nella speranza, per quanto cristiana, sono tante le anime belle che resistono alla mera categoria dell’utile, anche se persuasivo ,anche se catartico; del resto le grandi imprese umane non sono mai state figlie dell’utile, la filosofia con la sua teoretica ci ricorda che l’impossibile non è ESSERE ma non è neppure NULLA. E se non vogliamo scomodare l’astruso delle teoresi filosofiche, basta la preghiera laica del mio poeta preferito -Giorgio Gaber -che recita : date fiducia all’amore, il resto è niente.
ANNA FERRARO
Non si può senza conseguenze mostrarsi ogni giorno diversi da come ci si sente. Sacrificarsi per ciò che non si ama, rallegrarsi di ciò che ci rende infelici. La nostra anima occupa un posto nello spazio e sta dentro di noi come i denti nella bocca . Non si può impunemente violentarla all’infinito.
Cit. Boris Pasternack “ Il dottor Zivago “.