L’opposizione consiliare si fa viva e "lancia" un documento equilibrato e discretamente pacato, come suo stile. Una breve nota: Ma se Di Benedetto si è scoperta finalmente la vocazione dello scrittore gotico tipo Lovecraft, Allan Poe, Brahm Stoker, "l’inventore" del Conte Dracula, ispirato al Principe (Voievod transilvano Vlad Tsepesh gloria nazionale), perché contestarlo? E’ una sua inalienabile prerogativa lo ius murmurandi. Quindi ci sta nella piattaforma dell’integralismo e del fondamentalismo suo e della confraternita fondata da Sacco, il compare (mio) Maurizio, Passeretti e altri simpatici volenterosi. Urlatori, ghiacci, eretici, sciacalli , licantropi, ringhi, truculenti sghignazza tori: quanto di meglio la letteratura da brividi può offrire, lasciatelo divertirsi in santa pace, oh perbacco.
Dal canto mio, dopo questa lapidaria e ultima considerazione, non scriverò mai più di questo gruppo e dei suoi affiliati. E’ una questione di stile e di stanchezza. Meglio concentrarsi su Teano antica, S. Paride e qualche scritto di connotazione specialistica. E a tal proposito anticipo che in concerto con l’Architetto Balasco e il Presidente Giarrusso, proprio stamattina, nell’ambito delle festività di S.Paride abbiamo progettato una mostra fotografica personale del Presidente e di una conferenza relativa a S. Paride e agli edifici che poi derivarono da Lui per tributargli il meritato culto. Relatori: Lo stesso gentile e disponibile Architetto Alfredo e il Professor Cademoca , geniale epigrafista che ha studiato le iscrizioni presenti in cripta di S.Paride. E’ auspicabile anche la presenza del nostro Vescovo che completi il percorso illustrativo monografico e che ancora non è stato informato. Don Luigi per favore pensaci tu ad anticipare e a ottenerne il placet. Poi nei dettagli a suo tempo provvederò io. Dopo l’algida digressione gotica e la felice anticipazione di un evento torniamo a Teano antica e ai Sidicini che non cessano di affascinare e sedurre.
Prima della costituzione di Teanum in città di riferimento , i Sidicini risiedevano in diversi villaggi sparsi nelle nostre fertili campagne documentati logicamente dalle relative aree di sepoltura. I corredi funerari confortano le fonti letterarie antiche evidenziando visibilmente un’organizzazione sociale ben codificata , in cui gli uomini spiccano per il proprio ruolo di guerrieri per necessità difensive e le donne per il possesso di ornamenti personali, oggetti da bellezza, vasi per unguenti profumati. Nei corredi si segnalano, accanto ai contenitori per derrate e alle coppe di impasto grezzo, vasi e oggetti di importazione, frutto di contatti e scambi con il vicino mondo etrusco-italico e greco. Attraverso le tombe scavate alla Gradavola, a Campo Faro, a Orto Ceraso,ultime quelle al bivio di Torricelle, poi interrate, otteniamo un quadro abbastanza esuberante dei cambiamenti sociali dei Sidicini. Le tombe di Orto Ceraso visualizzano la progressiva romanizzazione dei rituali funebri. La pratica dell’inumazione, carattere distintivo delle genti di ceppo osco fu sostituita gradualmente dall’incinerazione, classicamente romana. Allo sviluppo della civiltà di questi nostri antenati contribuirono elementi e cause di diversa origine che si concretizzarono poi in monumenti, edifici pubblici e privati, sterminate necropoli e manufatti di meravigliosa lavorazione. Si organizzò Teano in forma autonoma, amministrata da propri magistrati, ottenendo un ammirevole progresso, coniando propria moneta. Autori classici: Polibio, Cicerone, Tito Livio, Strabone, Virgilio, Stazio, Plinio e altri ancora ne parlarono nei loro scritti in termini esaltanti. L’antico popolo dei Sidicini visse in pace nel suo vasto e ameno territorio, esplicandosi nell’agricoltura, nell’artigianato, nel commercio fino a quando dagli alti monti si rovesciò rovinosamente sulla Campania l’aspro e valoroso esercito sannita dal quale Teano e i Sidicini furono aspramente impegnati e duramente provati. I Romani, poi, fecero il resto, sottomettendola e gradualmente romanizzandola. Attraversata dalla via Latina e sfiorata a sud dall’Appia, collegata quindi a Roma e alle grandi e potenti città della Campania e del Sannio da una fitta e articolata rete stradale, l’ormai romana Teano crebbe in potenza e fama, fiorì economicamente, si abbellì e arricchì di maestosi edifici pubblici, di sontuose ville patrizie dall’elegante architettura, di confortevoli terme pubbliche e private, di considerevoli insediamenti agricoli (ville rustiche), di insigni monumenti, di frequentatissimi templi, santuari e luoghi di culto vari"disseminati tra selve, pascoli e sorgive". La romanizzazione graduale determinò una smisurata espansione della città, la sostituzione progressiva e quasi indolore della lingua nazionale con il latino che coesistettero per un certo periodo e l’assimilazione di abitudini e costumi propri dei Romani. L’antica, gloriosa città stato del popolo italico diventò così una proiezione in scala ridotta della Metropoli con tutti gli agi e i lussi che la caratterizzavano, anche in età tardo romana. Conservò dignitosamente lo splendore di un tempo fino alla ricontrazione difensiva sul colle, imperversando le invasioni di popoli forti desiderosi di terre generose e lussureggianti. Il Museo Archeologico Nazionale Teanum Sidicinum "Era Teano, dopo le gran città della pianura, la prima grossa città di monte, quasi alle soglie della Campania e a guardia della via (la futura Via Latina), che discende dalla piana del Liri verso la piana del Volturno: la via maestra dell’invasione degli Etruschi e dei Romani verso il sud. Il territorio montuoso ne aveva favorito il particolare sviluppo cantonale con i borghi frazionati fra greppi e radure, attorno a sorgive e a mulattiere. Ma erano abbastanza vicini a Capua per barattare olio, noci e castagne con il grano dell’agro campano e il vino dell’agro Falerno e per sentirsi attratti dal gran fulgore e calore che irradiava dall’opulenta Capua. Così anche la loro silvana rustichezza fu ingentilita da quei necessari commerci: vasi, profumi, collane e oreficerie penetrarono nella città e nei borghi, sicché quando venne alla luce la necropoli della Teano preromana, sembrò che un altro lembo di ellenica grazia riaffiorasse da quei colli ammantati di querce. Ed era una terra felice". Così Amedeo Maiuri nelle sue "Passeggiate Campane" ricrea con l’entusiasmo di grande archeologo e la raffinatezza di fine scrittore il clima e l’atmosfera di un’età fortunata e felice per Teano. Città doviziosa, quindi, polietnica, ricca, estesa, raffinata, pulsante di attività e di vita, quindi: OPULENTA.
Giulio De Monaco