Sarà sicuramente piaciuto alla maggioranza degli italiani Papa Francesco quando li ha esortati a riprendere le ataviche abitudini, tralasciando l’albero di natale che, come la festa di Halloveen, non appartiene alla nostra tradizione culturale e religiosa, e dedicandosi al allestire il Presepio, creato per la prima volta, a Greggio, da San Francesco d’Assisi. Un atto di coraggio in una società occidentale sempre più prona alla prepotenza di altre religioni che viaggiano col bagaglio degli immigrati se non con quello dei terroristi, specie islamici? No! Semplicemente un atto di coerenza con la propria fede ed il proprio magistero. Il Papa fa il Papa; è il rappresentante di Cristo, e non può tradire in alcun modo quello che Cristo ha insegnato a tutta l’umanità. E’ per questo che non può consentire la violenza, la sopraffazione, gli attentati alla vita in genere, dall’aborto alla eutanasia; non può essere d’accordo sul divorzio o sulla guerra, sulla sofferenza procurata agli uomini da altri uomini, e sin anche su quella procurata agli animali, comunque espressione di quella vita che ci piace attribuire ad un Creatore. Non è fascista né comunista, non è democristiano né socialista: è semplicemente il Papa. E non può derogare da quello che il Cristianesimo, pur con le sue infinite devianze generate nel corso dei secoli dall’uomo, ha rappresentato e rappresenta per l’intera umanità nella sua più ampia accezione, perché, affermava Benedetto Croce “non possiamo non dirci cristiani”. A questo concetto esistenziale non possiamo certo affiancare quelli che rinunciano con leggerezza e, direi, con non richiesta platealità, alla propria essenza, per dimostrarsi più moderni ed aperti, e sono disposti a tradire espressioni universalmente radicate della propria fede religiosa; quelli che vorrebbero togliere o di fatto tolgono il crocefisso dai locali pubblici o quelli che rinunciano ad acquisite testimonianze o professioni di fede per non offendere gli appartenenti ad altre religioni. Ma perché, gli islamici rinunciano alle loro preghiere del vespero inginocchiati verso la Mecca, o al Ramadan per non offenderci? Perché Cristo o Maometto hanno detto a noi o a loro che ci si deve offendere se qualcuno pratica un’altra religione e crede ad un’altra divinità? Sarà ridicolo, ma ci avviamo sempre di più verso una massificazione totale, del vivere, del pensare e, ahimè, del credere. La riaffermazione della propria individualità, a prescindere da tutto, credo sia cosa indispensabile per salvare l’umanità. Il cosiddetto “sovranismo” dovrebbe essere inteso in questo senso: io non sono superiore a te, ma neppure inferiore a te, io sono me stesso, come vorrei che tu fossi te stesso. Ognuno con la propria identità ed il reciproco rispetto. Quando, nel giugno del 1796, Napoleone, nella prima Campagna d’Italia, entrò trionfatore in Milano, su suggerimento di uomini illustri, e chiamò a far parte della Municipalità di quella città, assieme a Pietro Verri, l’abate e poeta Vincenzo Parini, l’autore de “Il Giorno”, questi, che ne condivideva le idee, ma non l’acceso anticlericalismo, accettò. Ma nel giorno in cui si accorse che era stato tolto il crocefisso dalla sala consiliare esclamò sdegnato: “dove non entra il cittadino Cristo, non entra il cittadino Parini” e non vi mise più piede, fino a quando fu rimosso dopo appena tre mesi. Grande esempio di coerenza e di lealtà, prima di tutto verso se stesso. Ne avessimo noi almeno la centesima parte, almeno verso noi stessi!
Claudio Gliottone