Non ho potuto leggere l’articolo perché non sono in possesso dell’abbonamento che lo permette, però il titolo mi ha “sfriguliato” la mente e ha confermato indirettamente ciò che ho “subito” e non ho avuto la forza di rovesciare in questi cinque anni.
La frase dell’ex assessore romano, al di là dei nomi che cita, ci dice che seppure i cittadini decidano di cambiare in modo fragoroso il vertice politico di un Ente, non sempre le leve del comando si trasferiscono realmente nelle mani di chi vuol “cambiare”, perché il sistema preesistente, costruito da chi ha governato per decenni, tenta di stringerle a sè e non molla la presa, in attesa che passi la buriana e che i bollori si attenuino.
Fatte le debite proporzioni, io penso che qui, nella nostra Città, sia accaduto proprio questo. Certo la colpa è soprattutto mia che non ho avuto la forza necessaria, l’autorità e la spregiudicatezza di far capire che bisognava azzerare, senza se e senza ma, per poter poi ricostruire con fondamenta diverse, ma le catene della burocrazia comunale e la palude delle norme di contenimento della spesa pubblica hanno fatto la loro parte.
Siamo stati completamente soli, in certi momenti veramente accerchiati, si scommetteva su quando avremmo ceduto, ma abbiamo resistito, anche se più di una volta ci siamo accontentati di galleggiare. Cinque anni ora sono passati e la gente ha avuto dimostrazione che si può vincere l’astinenza da “mammasantissime “.
Io non ero e non sono la persona giusta per tentare strade mediate, e questo ha creato più di un problema di convivenza. Ma la mia piccola esperienza amministrativa mi diceva chiaro che non si può cambiare veramente senza cambiare gli ingredienti e gli attori.
Ora, dopo cinque anni, alcuni semi sono stati piantati e qualche burattinaio è stato reso quasi inoffensivo, ma bisogna continuare a vangare la terra estirpando l’erba infestante restante. Chi oggi tira a lucido la propria immagine, sottoponendosi a lifting di facciata, ha capito di dover riallacciare i rapporti con i pezzi del sistema oggi un po’ in affanno. Li corteggia, li rianima e li blandisce nell’illusione dell’imminente restaurazione.
Non hanno fatto conto con i cittadini che, spero, non vogliano tornare indietro.
Ci saranno certamente nella nostra comunità persone su cui puntare per continuare la “rivoluzione dolce”, che non abbiano i miei tanti difetti ma che vogliano e abbiano le capacità per voltare definitivamente pagina, governando l’imminente rinnovamento della macchina amministrativa dell’Ente e disinnescando definitivamente la nostalgia di un passato di stampo feudatario.
Nicola Di Benedetto