Ci continuano a pervenire esortazioni volte a dare voce alla inaccettabile situazione di interi quartieri privi di acqua potabile nelle abitazioni; sulla disastrosa condizione in cui versano le strade cittadine e/o provinciali e/o statali che attraversano la Città; sulla indicibile condizione in cui versa Teano rispetto alla raccolta dei rifiuti urbani e/o sulle Ordinanze Prefettizie (n. 13 del 15.03.2022) che “fanno divieto di utilizzo e di vendita (?) di sacchi neri”, etc. etc. Vox clamantis in deserto (“la voce di colui che grida nel deserto”). Né più, né meno. Si perché, forse il Cittadino Teanese, ancor non si è reso conto della gravità a cui ci ha condotto la fallimentare gestione (A)amministrativa della decaduta “governance” (si dice così?) di Dino D’Andrea & Co.. Il Commissariamento di un Comune ha, quale tragica conseguenza, la sola gestione ordinaria dell’Ente. Nessuna progettualità, nessuna pianificazione, nessuna iniziativa programmatica. Nulla di nulla. Imbalsamazione e/o putrefazione della Città. E, ciò che preoccupa di più è il fatto che risalire la china sarà tanto arduo da prevedere anni e anni per cominciare a rivedere perlomeno la luce. Ovvero, allo stato, Teano avrebbe bisogno di un “Amministratore Straordinario”. Parafrasando, una Giunta Comunale “Straordinaria”.
Una Giunta Comunale dove emerga chiaramente “Chi, fa Cosa”. Veniamo al “Chi”. Un’Azienda che si rispetti (ed il Comune è un’Azienda a tutti gli effetti) deve necessariamente avvalersi di Professionisti idonei per ogni ambito a cui essi sono deputati. L’Ingegnere per l’Assessorato all’Urbanistica ed alle Opere Pubbliche; il Commercialista, per l’Assessorato al Bilancio; l’Avvocato per gli Affari Legali; l’Esperto in Marketing Territoriale per l’Assessorato al Turismo; e così via. Tutti questi attori per fare “Cosa”? Naturalmente per raggiungere quegli obiettivi (mission) a cui essi sono stati assegnati (decision making). Si, direte voi, ma come? Innanzitutto valore essenziale ed imprescindibile è l’etica (ethics), poi senso di appartenenza (corporate), poi senso di responsabilità (responsibility) attraverso regole (rules) ben chiare e definite ed, infine, assenza assoluta di autoreferenzialità e soprattutto di interessi personali materiali, familiari (conflitti di interesse) che vadano a danneggiare o mercificare quella mission a cui si è stati destinati. Ecco, in sintesi, come coloro che ci subissano di esortazioni volte a dare voce alla inaccettabile situazione di interi quartieri privi di acqua potabile nelle abitazioni; sulla disastrosa condizione in cui versano le strade cittadine e/o provinciali e/o statali che attraversano la Città; sulla indicibile condizione in cui versa Teano rispetto alla raccolta dei rifiuti urbani e/o sulle Ordinanze Prefettizie (n. 13 del 15.03.2022) che “fanno divieto di utilizzo e di vendita (?) di sacchi neri”, etc. etc. Anche noi, per non essere da meno abbiamo voluto esprimere la nostra Vox clamantis in deserto (“la voce di colui che grida nel deserto”). Né più, né meno. O per meglio dire “chist è nu suonn… nu me scetà”.
Pasquale Di Benedetto