L’apatia, a volte l’incapacità, ad affrontare i problemi maggiormente avvertiti dalle categorie economiche e commerciali presenti sul nostro territorio da parte della nostra classe dirigente locale si manifesta nell’ultimo periodo con disarmante attualità. Le ultime disposizioni previste dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, comunemente detto DPCM, del 3 novembre 2020 consentono apertamente, all’art. 2 lettera c, a bar, ristoranti, pizzerie, pasticcerie ecc. di esercitare la propria attività nella forma della vendita d’asporto o la consegna a domicilio: << sono sospese le attivita’ dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), ad esclusione delle mense e del catering continuativo su base contrattuale a condizione che vengano rispettati i protocolli o le linee guida diretti a prevenire o contenere il contagio. Resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico sanitarie sia per l’attivita’ di confezionamento che di trasporto, noncheè fino alle ore 22,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze>>.Il Governo, insomma pone una norma chiara e dal contenuto inequivocabile che sicuramente non si presta a interpretazioni: si, ad asporto e consegna a domicilio nel rispetto delle norme anticontagio. Ma cosa avviene, invece, nel nostro territorio comunale? Come si stanno comportando le autorità locali per armonizzare il provvedimento con le esigenze lavorative dei commercianti sidicini? Facendo un giro in città e recandoci presso bar e pasticcerie abbiamo visto che queste pur essendo aperte, hanno posizionato una sorta di sbarramento sull’uscio di ingresso al fine di evitare all’utenza di accedere ai locali per scegliere, ad esempio, il prodotto. Appare evidente che qualcuno, in assenza di “interpretazioni ufficiali” o istruzioni dall’alto, come si converrebbe, ha dato indicazioni ai commercianti di comportarsi così. Ma questo è il modo corretto di applicare la norma? Non abbiamo l’ardire di definirci scienziati come qualcuno fa in maniera usuale e totalmente inopinata, ma siano semplicemente delle persone che hanno il diletto dello studio e alle quali piace approfondire. Ebbene la norma, per coloro che masticano la materia (dunque, ci informano anche il nostro assessore al commercio) può essere intesa “aperta” nel senso che lascerebbe alle altre autorità subordinate, quindi Regioni e Sindaci, la possibilità di integrarla con misure maggiormente restrittive da adottare al bisogno particolare della comunità. In questo contesto, ahi noi, ci saremmo aspettati una maggiore vicinanza da parte dei nostri amministratori locali alle categorie coinvolte magari con qualche nota esplicativa che chiarisse il comportamento da tenere al fine di evitare inutili e ulteriormente lesivi equivoci. Invece, da Palazzo S. Francesco, silenzio tombale. Non un consigliere, assessore o lo stesso Sindaco che vogliano sobbarcarsi le proprie responsabilità con una parola o una promessa di approfondimento. Nulla, di nulla. Rubiamo, a tal proposito, una frase colta dal malcontento di un commerciante con il quale abbiamo parlato e che ha il contenuto di una sentenza della Cassazione :<<Quann o’ mar e calmo, ogni strunz è marenaro>>. Quando le cose sono semplici tutti sono bravi, viceversa le reali capacità si vedono nei momenti difficili. Ipse dixit! A cosa servirebbe, poi, un’ordinanza sindacale che ribadisca pedissequamente il contenuto dei provvedimenti delle Autorità di grado superiore? A questo punto facciamo, per quanto vale, la fatidica domanda da un milione di euro: nel nostro paese stiamo applicando (l’interpretazione lasciamola a chi ha fatto la norma) bene la norma? Non abbiamo ulteriormente l’ardire di fare ulteriori disquisizioni giuridiche ed allora abbiamo fatto una ricerca facile, facile… per capirci una operazione che anche un non provetto marinaro avrebbe potuto fare: click e ci siamo collegati al sito dall’ANCI Campania (l’Associazione Nazionale Comuni Italiani) di cui è presidente il Sindaco di Caserta (esponente Pd al pari dell’assessore al commercio e del Sindaco) ed abbiamo trovato nelle “FAQ” le nostre risposte che riportiamo a tergo senza interpretazioni:
1) Nella mia area sono aperti ristoranti, pizzerie, pasticcerie e altre attività di ristorazione? È consentito il consumo di cibi e bevande al loro interno?
In quest’area, i ristoranti e le altre attività di ristorazione, compresi bar, pasticcerie e gelaterie, sono aperti esclusivamente per la vendita da asporto, consentita dalle 5 alle 22, e per la consegna a domicilio, consentita senza limiti di orario, ma che deve comunque avvenire nel rispetto delle norme sul confezionamento e sulla consegna dei prodotti.
2)È consentito entrare o restare all’interno di bar, ristoranti e degli altri locali adibiti alla ristorazione (pub, gelaterie, pasticcerie…), se è sospeso il consumo di cibi al loro interno?
Nelle aree o negli orari in cui è sospeso il consumo di cibi e bevande all’interno dei locali, l’ingresso e la permanenza negli stessi da parte dei clienti sono consentiti esclusivamente per il tempo strettamente necessario ad acquistare i prodotti per asporto e sempre nel rispetto delle misure di prevenzione del contagio. Non sono comunque consentiti gli assembramenti né il consumo in prossimità dei locali.
Abbiamo la seconda sentenza che dovrebbe pesare come un macigno su testa e coscienza di chi nella nostra Città è chiamato a fare e non ha fatto. Senza polemica, sia inteso! Ora ci aspettiamo che la montagna partorisca il topolino e qualcosa si muova nell’esclusivo interesse di una categoria che sta scontando in questi giorni un prezzo troppo alto. Basta nascondersi! Chi deve prenda per le corna il toro e si esponga, la finisca con proseliti e incominci a dare soluzioni…ne saremo tutti grati. Infondo ignavia e codardia sono macchie indelebili.
Ci sia consentito un ulteriore spunto di riflessione, speriamo, risolutivo della vicenda: costa tanto contattare l’Anci per avere chiarimenti a riguardo? Il telefono dello stesso Presidente dovrebbe essere noto; ma in questo caso anche una mail, sottratta alle divagazioni giornaliere dei Nostri, salverebbe la vita… almeno dei commercianti!
Carlo Cosma Barra