Nel nostro ultimo del 23.09.2024, relativamente al concetto di Libertà, avevamo citato un bellissimo principio dettato da Martin Luther King per cui si afferma che “La mia libertà finisce dove comincia quella degli altri”. Avevamo, altresì testimoniato che, Vivaddio!, l’Italia fonda la Sua vita sociale, economica, religiosa ed organizzativa sulla Libertà. Però, nel contempo, esprimevamo tutta la nostra perplessità rispetto alla effettiva “applicazione” dei predetti concetti. Perplessità espresse con un nostro (insignificante) parere secondo il quale avevamo l’impressione di vivere in uno Stato affetto da “Libertà virtuale”. In effetti, capita, spesso, di riflettere su quale Libertà viene garantita, ovvero, di chi. Ovvero, si faceva l’esempio del malfattore, il quale, introdottosi nelle nostre case, dopo aver divelto porte, finestre; messo a soqquadro mobili e suppellettili; dopo aver asportato denaro, preziosi e quanto di più caro del malcapitato, qualora individuato (il ladro), oltre a non “essere costretto” (dalla Legge) a ristorarci degli ingenti danni e a non restituirci quanto di più caro avevamo dei nostri ricordi, andrà in “villeggiatura” in un comodo carcere (forse solo per qualche giorno o mese) a totale carico di noi contribuenti per sfamarlo e per tenerlo al caldo o con aria condizionata. Ovvero, prima il danno e poi la beffa! Se ne deduce che, in questo caso, effettivamente “La mia (mia) libertà finisce (finisce) dove comincia (comincia) quella degli altri (cioè quella del malfattore)”. O no? Quindi, oltre a vivere (subire) una “Libertà virtuale”, siamo costretti, nostro malgrado, a subire una “pseudo-Libertà adattata”. Cioè, “pseudo-Libertà” per noi vittime e “Libertà adattata” solo a favore del malfattore. O no? Tutto ciò a cosa è dovuto? Ci vorrebbe un intero trattato di Sociologia per spiegarlo, semmai basterebbe. Basti dire che, per quanto riguarda il nostro Paese, ad esempio, molto ha inciso ed incide (anche influenzando il Codice Penale) il principio del Cattolicesimo, il quale, prevede il “perdono” (La paura dell’inferno era mitigata dal ricorso sempre più popolare alla pratica delle indulgenze….). Mentre, la Riforma Luterana (Protestantesimo) ha influito non poco, anche rispetto al “perdono”, per lo più in tutti i Paesi cosiddetti anglosassoni o mittel europei. E, questo, è un discorso troppo lungo. Poi, arrivano nei primi anni ’70, ideologie, le quali, rispetto a tutte le disgrazie, le volontà e le storture comportamentali, indicano che queste debbono essere imputate, non alla volontà, al senso di sacrificio dei singoli, bensì colpevolizzando una non ben definita “Società” che non si è preoccupata di lenire, prevenire, adottare, assistere tutti i cittadini, ma proprio tutti, affinché questi “rispettino la Libertà di tutti”. Creando, così, un larvato senso di colpa in chi riesce a rispettare “la Libertà degli altri” solo grazie alla propria dedizione, sacrificio al lavoro, al senso di onestà e di responsabilità. “La mia libertà (senso della legalità) finisce dove comincia quella degli altri (senso dell’illegalità)”. E ciò diventa una “colpa”. Perciò, nel tempo, come affermavamo nel ns. del 23.09.2024, l’Italiano medio sembra, ormai, irrimediabilmente abituato, assuefatto a tutte quella manifestazioni che sono il perfetto contrario di ciò che dovrebbe rappresentare la vera Libertà. Assuefatto ad un concetto di “pseudo-Libertà adattata”, acconciata, sopportata, indotta, inoculata e anestetizzata da slogan più o meno pseudo-ideologici (politici, religiosi, modaioli, etc.). Così come avviene per una “Assuefazione al brutto con una sindrome di falso adattamento, falso in quanto i nostri sistemi percettivi, ma soprattutto le reazioni psichiche, producono in ogni caso malessere che, tuttavia, non è rilevato”, così sembra stia avvenendo da qualche anno, una “Assuefazione alla mancanza di Libertà individuale e collettiva”. Tutto ciò, insomma, è diventata una panacea, un giustificazionismo che ammanta ogni stortura umana. Dall’Amministratore disonesto rispetto al suo mandato, dal truffatore di ignari e fragili cittadini, dal malfattore di professione, dallo stupratore al rapinatore, e via via nel girone dantesco. “La mia (mia) libertà finisce (finisce) dove comincia (comincia) quella degli altri (cioè quella del malfattore)”. O no? Naturalmente, tutto ciò non tocca minimamente quei “filosofi del giustificazionismo purista”, poiché, seduti, tutti, sui propri salotti buoni di casa, e ben protetti da cancellate, super tecnologici allarmi anti intrusione, difficilmente subiranno un ipotetico stupro di mogli o figlie; difficilmente subiranno un ipotetico assalto alle proprie dimore; difficilmente subiranno un ipotetico furto della propria automobile o del proprio portafogli; difficilmente subiranno un ipotetico ed inalienabile stress psicologico dopo una vera e propria violenza fisica alla propria persona. Sono, questi, persone avulse dalla vita reale. In special modo quelli, seduti sul proprio salotto buona di casa, che imputano ogni colpa ad una non ben definita “Società” che non si è preoccupata di lenire, prevenire, adottare, assistere tutti i cittadini, ma proprio tutti, affinché questi “rispettino la Libertà di tutti”. O no? “La mia (mia) libertà finisce (finisce) dove comincia (comincia) quella degli altri (cioè quella del malfattore)”. O no?
Pasquale Di Benedetto