Disastro colposo. Più che un’ipotesi di reato è un pericolo collettivo miracolosamente sventato quello che ha trasformato in un incubo di voragini e fiumane urbane la domenica pomeriggio di decine di migliaia di romani e di turisti. Un nubifragio di un paio di ore ha fatto di una metropoli una terra di nessuno senza vie di fuga. Ora la Procura di Roma indaga sulla bomba d’acqua che ha paralizzato la capitale: solo per una serie di fortunate coincidenze nella lista dei danni non ci sono vittime. Il ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti assicura misure immediate contro il dissesto idrogeologico, mentre la Protezione Civile si divide tra il centro storico e le borgate per liberare caditoie e tombini. Ripristinare la viabilità stradale è una corsa ad ostacoli tra alberi divelti e voragini nel cemento.
La lista delle strutture allagate include persino il reparto di rianimazione dell’ospedale San Camillo. Il sindaco Ignazio Marino, di cui Forza Italia chiede le dimissioni, ribatte che finché non sarà approvato il bilancio non sono possibili «allacciamenti fognari, pulitura delle caditoie e altre azioni importanti di manutenzione». Intanto il Codacons promuove una class action per chi è rimasto bloccato a Roma sul Grande Raccordo Anulare a causa del maltempo. Nell’anello stradale che avvolge la capitale si sono accavallate scene da Medio-Evo postmoderno, con le vetture impanate in pozze fino al guard rail. Inoltre la linea della Metro A è ancora interrotta in un tratto a causa di torrenti arrivati fino alle rotaie.
Nei mesi scorsi i pm del gruppo incolumità pubblica, coordinato dal procuratore aggiunto Roberto Cucchiari, avevano già aperto fascicoli sui danni del maltempo nelle periferie di Prima Porta e Torrino. Stavolta le previsioni meteo si conoscevano da giorni, ma quando il cielo si è fatto nero e i tuoni hanno annunciato l’arrivo della pioggia, nessuno è corso ai ripari. Così in poche ore la Capitale è andata in tilt, tra improvvisi avvallamenti delle strade: tanti automobilisti si sono trovati nell’impossibilità di proseguire o tornare indietro e sono rimasti bloccati per ore davanti alle immense «piscine» che si sono formate lungo tratti di strada. Dietro di loro file di auto lunghe fino a sette chilometri. Molte strade sono divenute fiumi in piena. Perciò Legambiente invoca interventi per la messa in sicurezza della capitale. Il territorio a rischio è di 11.180 ettari totali (per una popolazione di 231.414 romani).
Il nubifragio ha messo in ginocchio anche Napoli, dove è stata interrotta la linea 2 in seguito alla chiusura della stazione Garibaldi. Forti disagi anche all’aeroporto e nel Casertano, mentre gli scavi di Ercolano sono stati costretti a chiudere. E a Santa Teresa di Gallura, in Sardegna, si contano i danni: i residenti hanno parlato di una «valanga di acqua» che ha allagato strade e scantinati entrando anche nelle abitazioni. Alcuni turisti di un resort a cinque stelle sono rimasti isolati. L’emergenza non è finita: è prevista pioggia fino a giovedì.
Fonte: La Stampa.it
di Giacomo Galeazzi