Avendo perso tutti i dati sul computer causa fulmine e non riuscendo a
rintracciare lo scritto nei labirinti del giornale telematico scrivo,
con la mente rivolta al Santo Vescovo Paride, alla sua
evangelizzazione, al suo coraggio, alla sua paterna benevolenza. Ma mi
verrà una cosa diversa, forse più minimalista, forse più enfatica.
Paride, sappiamo dalle notizie dei Bollandisti, proveniva da Atene, il
che non prova che ne fosse nativo, il nome è pregreco forse di
derivazione anatolica ( vedi il Paride omerico che era Troiano, anzi
Dardano)
Poteva provenire da qualsiasi città stato di influenza Hittita o
della mezzaluna fertile, dalle commerciali città siriache,
romanizzate, perfino da Gerusalemme. Il nome ne indica la personalità
forte, fiera, combattiva.
Ad Atene si legò a qualche comunità cristiana, ascoltò forse Paolo di
Tarso e non è detto che con lui si sia avventurato sulle coste
italiane dove sbarcò, mettendo si nelle mani di Dio, diretto forse
all’opulenta Capitale dell’Impero. Giunto a Teano fu attratto
dall’amenità del luogo, dalla grandiosità dei monumenti, dalla Città
ricca, varipopinta, multietnica,immagine speculare e ridotta di Roma
tardo-antica. Legò probabilmente con una già esistente comunità
cristiana. Le prove di questa presenza sono costituite da iscrizioni
funerarie al Museo, da un fusto di colonna incisa come elemento di
propaganda di neofiti cristiani in giardino episcopio e da altri
indizi il cui elenco allungherebbe il brodo a dismisura. Sulle rive
del Savone che aveva una rispettabile portata d’acqua allora,
prosperava il cosiddetto culto del Dragone, oscena divinità esotica
che trovava giustificazione nel perpetuarsi continuo (i serpenti
mutano pelle in una continua riproposizione. Il culto col relativo
santuario era curato da un nutrito collegio sacerdotale che pretendeva
l’olocausto, annuale delle + belle donzelle della vasta, seducente
città cosmopolita e abitatissima. E’ solo una pia bufala che venissero
date in succulento menù al dragonico nume tutelare che probabilmente
era solo un’enorme biscia d’acqua. Più sicuramente servivano a
soddisfare i pririti erotici degli addetti al culto. Quell’anno in cu
il giovane Paride vagabondava per Teano , perfezionadosi in latino,
ammirando i templi (anche di provenienza orientale : Santuario di
Iside , forse un Mitreo ( Nell’antica Capua ce n’era uno e non è
improbaile che la divinità iranica avesse seguaci anche in Teano),
frequentando le terme, il quartiere degli spettacoli di grandiose
proporzioni scenografiche ( circo, teatro anfitestro , forse 2, a
frequentare gli invitanti negozi , botteghe e mercati provvisti di
ogni genere di mercanzie. Quando poteva si tratteneva con i
correligionari a fortificare la fede la fede , assistendo alle sacre
funzioni. Doveva esistere un presbitero, o più di uno, diaconi e
diaconesse, suddiaconi, accoliti e tutto il variegato staff
ecclesiastico protocristianoToccò la sorte a Tranquillina, figlia
unica del Preside Sempronio ( il magistrato di rango + elevato di
Teano). Non ci pensò 2 volte , si fiondò sulla riva del sacro fiume e
detto fatto liberò Tranquillina dai mandrilli del collegio dei preti
del drago, tranquillizzandola. Sempronio e Tranquillina sono tipici
nomi romani basti pensare alla ilustre gens Sempronia e allo storico
imperiale Svetonio Tranquillo.Paride non fu fortunato, i Teanesi di
alto rango legati alla corte imperiale e agli Dei di Roma, lo
spedirono all’anfiteatro dove secondo i Bollandisti le povere bestiole
cosiddette feroci che quasi sicuramente tremavano più del Santo di
cui avvertivano il carisma gli resero omaggio scodinzolando. Più
probabilemente si trattò di ludi gladiatorii in cui Paride, allenato
dagli Hittiti, guerrieri invincibili, ebbe la meglio, risparmiando
però gli avversari. Si diede con maggior ardore al suo sport
favorito: evangelizzare senza sosta. Per cui giunta la sua fama alle
sorde orecchie del Papa Silvestro, lo consacrò Vescovo, costituendo
così una Diocesi piuttosto antica. Il nostro Patrono invecchiò negli
impegni pastorali e nei frequenti miracoli , succedendogli Sant’Amasio
dal nome piuttosto curioso* e di età avanzata , indi Sant’Urbano ,
giovane , impetuoso Teanese di nobili origini. Questa è più o meno la
Storia del nostro 1° Vescovo, depurata da tutti gli elementi pii e
leggendari e da tutte le corbellerie che lo vorrebbero vescovo di data
più alta (VII- VII secolo), avversario degli Ariani e del loro
vescovo, cui fece la festa e non se ne parlo più. Noi Teanesi ci
limitiamo a venerarne la memoria sempre più tiepidamente. Non è né
giusto né saggio. Diamoci una mossa e vogliamogli bene con maggior
forza, con + vigore con + intenso attaccamento. Domani sera c’è la
processione, diamo prova del nostro affetto al Beato Paride nostro
inclito protettore. Buon San Paride.
Giulio De Monaco
*Amasio dal latino amasius= amante, drudo. Ecco spiegato il perché del
nome piuttosto insolito, pruriginoso – Amasio di Teano. Memoria e
culto di un antico Defensor Fidei nel Lazio Sud – Orientale. Ricerche
di Agiografia – topografia – tradizioni popolari, a cura di F.
Carcione, Collana di storia e cultura religiosa medievale – San
Germano, n. 10, Venafro 2008.