Mentre il virus non dà chiari e significativi segnali di arretramento, (vedi Mondragone per quel che ci riguarda più da vicino), è iniziata, partendo da lontano con altisonante convocazione degli “Stati Generali”, che una volta, in Francia nel 1789, erano il Clero, la Borghesia ed il Terzo Stato, ma che oggi, da noi, non sono organismi costituzionalmente riconosciuti se non nella mente di Giuseppe Conte, la fase riguardante la necessaria ripresa economica del nostro paese, fortemente danneggiato nel suo PIL. Non abbiamo compreso se questa convocazione avesse solo carattere consultivo ed esplorativo, o servisse a dettare le regole e le indicazioni da seguire da parte del Governo; perché, se così fosse, sarebbe stata apportata un’altra ingiuria al nostro sistema democratico, essendo solo il Parlamento l’organo rappresentativo e decisionale per tutte le categorie di cittadini. Ma non sarebbe la prima e certamente, poveri noi, non sarà l’ultima.
Apro una breve parentesi al riguardo delle funzioni e della funzionalità del Parlamento, affermando che sono sempre lieto di assistere alle discussioni che costituzionalmente avvengono in esso, specie quando sono colorite e dure, ed anche alle intemperanze d’ambo le parti, come la recente espulsione di Sgarbi, portato di peso fuori dell’Aula: sono esempi brillanti di grande democrazia e partecipazione. Dio ci liberi da un Parlamento dalle grandi maggioranze e dalle acquiescenze ideologiche o programmatiche: rappresenterebbero la fine di ogni diritto di opinione e di ogni libertà, e mi pare che, in un passato ormai non troppo recente, abbiamo già dato.
Tornando alla fase 3, quella del rilancio economico e lavorativo, in un recente articolo scritto per altra testata, mi ponevo la domanda se saremo in grado di operare come i nostri statisti del secondo dopoguerra, che con De Gasperi, Fanfani, Andreotti e tanti altri, seppero mettere bene a frutto la donazione di 1204 milioni di dollari (parlo del 1946) gratuitamente elargita dagli USA all’Italia per garantirne la ricostruzione post-bellica, e nota come attuazione del “piano Marshall”. Quei soldi, come voluto dagli ideatori americani ed attuato dai nostri politici di allora, al di là che per le contingenze più urgenti del momento, furono utilizzati per avviare una trasformazione strutturale della nostra economia, con l’incentivazione di acquisti di macchinari, di mezzi di produzione, di combustibili per realizzare impianti industriali: in uno per farne fonte non di inutile e palliativa elargizione, ma di ripresa del lavoro e di produzione di reddito nazionale. E furono seguite, a seconda delle circostanze e dei casi, indicazioni economiche tanto keynesiane che protezionistiche. Con il piano Marshall, ad esempio, fu finanziato il “piano casa”, fortemente voluto da Fanfani, e che, alla sua scadenza dopo 14 anni, aveva aperto ventimila cantieri, costruito 335 mila alloggi, e dato lavoro a 41mila operai.
Mi chiedo cosa riusciremo a fare oggi per domani con l’attivazione del MES, prestito europeo che richiede, pur se a basso interesse, regolare restituzione del capitale, se continueremo ad elargire vitalizi da sogno ai senatori (vedi gli avvenimenti recenti), o redditi di cittadinanza a mafiosi e nullafacenti, o redditi di emergenza a chiunque ne faccia richiesta, o accoglienza filantropica e non organizzata a chiunque ce la chieda, o sussidi non finalizzati ad una infinità di imprese e aziende, e via discorrendo, nell’attuazione di un piano che, più e solo meramente assistenziale di questo, non si potrebbe pensare.
Speriamo bene; ma i dubbi esistono, e parlarne non è male.
Claudio Gliottone