“O schiaff”– non era altro che lo "Schiaffo del soldato " Il compagno cui la sorte non gli era stata amica era destinato a ricevere gli schiaffi dai componenti della schiera facenti parte del gruppo e, tale rimaneva, finchè non individuava il vero battitore mentre gli altri roteavano alzando un dito per confondere le idee sull’individualizzazione;il gioco proseguiva fino alla stanchezza o quando la mano surriscaldatasi dagli schiaffi si deponeva per abbandono.
“Mazz’e’piveso”– gioco a due. Delimitato lo spazio entro il quale il piveso doveva entrare durante la fase di gioco, per sorteggio, si stabiliva il battitore. Questi in battuta qualora centrato il piveso con il bastone veniva inviato il più lontano possibile dalla base di lancio e ciò si ripeteva per tre volte. L’avversario preso il piveso da terra lo rilanciava verso la base accostandovisi o centrandola. Quest’ultima versione era oggetto di inversione di ruoli,e cosi fino alla stanchezza.
"Una monta"- Dopo selezione per conteggio che doveva sottoporsi a ricevere sulle spalle curvate il peso dei partecipanti al gioco,iniziavano i salti sulle groppe depositando anche il fazzoletto cercando di non farlo cader altrimenti al prossimo inizio andava sotto a fare da somaro il gioco proseguiva finchè non si invocava la discesa dalle spalle per il peso o quando il ponte cedeva e ricominciava.
"I Fuienti"- Rincorrersi e schivare l’avversario in velocità cercando con astuzia di non farsi toccare pena il cambio della persona al gioco. CALCI Allestito il pallone, trovata una frotta di amici da formare due squadre, il campo predestinato era l’area delimitata : palazzo Zarone-ingresso Cattedrale lontano dalle genti e dalle guardie. Un terreno ghiaioso e dissestato ma pieno di rischi. Ogni caduta escoriazioni su braccia,ginocchia che,di ritorno a casa,si cercavano coprire per sfuggire a botte e punizioni Grondanti di sudore e da venature di sangue vincitori e per-denti si scambiavano strette di mano e al prossimo incontro.
“Secchi d’ acqua” – Dulcis in fundo le scorribande serali. A frotte lungo vicoli oscuri e supportici alla ricerca di portoni con i battenti che alzati e sbattuti richiamavano la attenzione degli inquilini che accorrevano al richiamo e di istinto aprivano finestre e balconi. L’oscurità non lasciava intravedere gli autori ma i più piccoli che procedevano a passo lento,venivano presi di mira e inzuppati da secchi di acqua.
Arnaldo Minerva (Polonia)