…ritengo abbia generato nell’animo delle persone pensanti la composizione delle liste elettorali locali per la prossima chiamata del 13 giugno. Usciti malamente da una tristissima esperienza amministrativa, ho l’impressione che ancora più malamente si sia cercato di porvi rimedio. A fronteggiarsi due liste civiche che la stampa definisce superficialmente una di centro destra, capeggiata da Zarone, ed una di centro sinistra, capeggiata da Scoglio. Ragioniamone un po’ a mente fresca ed, esaminando gli avvenimenti e gli schieramenti, cerchiamone tutte le contraddizioni che non lasciamo presagire cose buone per la nostra città.
La prima contraddizione:
una lista civica si chiama tale perché si pone come unica finalità la buona amministrazione del paese, a prescindere dal perseguimento di ideologie politiche che per nulla potrebbero intervenire nell’assunto costitutivo di essa. Cioè lo stare dalla parte della Nato o della Russia, privilegiare lo statalismo al posto del liberismo economico, giusto per intenderci, non dovrebbero minimamente interessare i candidati di una lista civica. Del pari essa dovrebbe essere sganciata da ogni propaggine di partito che può esistere a livello “superiore”: provincia, regione, parlamento italiano od europeo. Nulla vale per essa la giustificazione che un aggancio politico potrebbe esserle favorevole nei suoi intenti amministrativi perché esistono le medesime possibilità che tale aggancio potrebbe anche esserle assolutamente negativo.
Contraddittoria risulta anche la vigente legge elettorale la quale, mentre nei piccoli comuni stimola la formazione di liste civiche, nella composizione del Consiglio Provinciale rende indispensabile l’accorpamento dei consiglieri dei comuni facenti parte della provincia secondo vicinanze e schieramenti che non possono non essere di partito: cosa potrebbero avere in comune i consiglieri di una lista civica di Casapesenna con quelli di un lista civica di Valle Agricola, ad esempio? Una legge che alla fine crea e favorisce i soliti maneggioni interessati a legare a sé, per loro carrierismo politico, quanti più consiglieri comunali sciolti da ogni legame di partito, proprio perché eletti in una lista civica. Le inevitabili pressioni da parte di rappresentanti politici provinciali, regionali ed europei che intervengono sui consiglieri “civici” sono chiaramente incentivate da questo sistema, con gravi danni per la stabilità amministrativa di una città: e la nostra recente storia locale ha sofferto anche di questo.
Seconda contraddizione:
bisogna pur dire che una lista “civica” che sorga nella imminenza di una tornata elettorale, e specie dopo una esperienza commissariale legata ad eventi come i nostri, corre il grosso rischio di essere formata solo dalla esuberanza partecipativa di chi vorrebbe cambiare tutto, e, poiché questo assunto presuppone un inderogabile “come”, resta mancante di ogni tessuto cementante i componenti di essa. Se poi la lista si è chiusa solo nel giorno della sua improcrastinabile presentazione, è evidente che i vari candidati non hanno avuto la minima opportunità di confrontarsi su quel “come” cambiare le cose.
Terza contraddizione:
una lista “civica” siffatta manca delle conoscenze specifiche degli avvenimenti accaduti all’interno della amministrazione precedente, dei programmi avviati, delle modalità che si avevano in mente per attuarli, dei rapporti umani e tra sezioni della macchina burocratica, delle discussioni avvenute tra maggioranza ed opposizione uscenti e via dicendo: cose fondamentali per programmare al meglio ed in tempi brevissimi, come la nostra situazione richiede, tutto il da farsi. Potrà mai avvenire questo se nelle due liste non esiste uno, che dico uno, che abbia partecipato alla vecchia amministrazione? Quanto tempo le pur riconosciute intelligenze di queste liste impiegheranno necessariamente per sapere dove mettere le mani? E sarà tutto tempo perso per la nostra città.
Dolorosa conclusione:
chi come lo scrivente si è prodigato, assieme agli amici della Associazione Civica “Futur@”, per preparare un lista “veramente” civica, aveva previsto una lista che fosse centrata sulle necessità più impellenti da risolvere; che fosse composta da persone a perfetta conoscenza, per averne fatto parte da oppositori fin dall’origine, o divenuti tali durante il suo percorso, di quanto fatto o non fatto dalla amministrazione fallita, alle quali si dovessero unire persone di estrema competenza tecnica specifica. Queste ultime, però, non avrebbero dovuto destare il minimo sospetto di essere mosse da altre motivazioni (ambizione, interessi personali, desiderio di “revanscismo”, vanagloria, “comparsate” in conto terzi, ecc…) se non da quello di servire il paese. Ed a tal proposito il primo indispensabile requisito doveva essere rappresentato da tanto “coraggio”.
Coraggio di affrontare un elettorato che, nonostante la vibrante, ma tardiva e qualunquistica, manifestazione popolare del 12 di maggio, non garantiva la perfetta comprensione dei nostri veri problemi locali e le risposte per risolverli. I più quotati han preferito esibirsi in vorticosi giri di valzer alla ricerca del maggior offerente, pur di essere personalmente presenti a rappresentare se stessi; altri esser presenti solo per volere o dovere mostrare il loro potenziale di voti; famiglie intere per non mollare alcunché di quanto già in loro dominio. E’ l’era dei “figli” dei padri, o dei rappresentanti di altre persone; avranno la competenza necessaria per le esigenze della nostra città? Lo spero vivamente. Per i soldati italiani sconfitti dagli inglesi ad El Alamein, come ricorda un cippo colà presente, “Mancò la fortuna, non il coraggio”. Nel nostro caso a molti è mancato anche il coraggio.
Ma i Paracadutisti della “Folgore” ricevettero dagli inglesi l’onore della armi. E non fu poca cosa.
Claudio Gliottone