Nata dalla mia gatta siamese Mia era tutta black, perché la mamma, innamorata perdutamentedi un nero gattone avventuriero e bohemien, non ne aveva voluto sapere di mici più "titolati".E così venne al mondo una cucciolata di gattini neri neri. Era la sorellina minore dei gatti Turchi.
A due mesi la regalammo a una tizia con un suo fratellino, e sembrava finito lì. Un pomeriggio vidi in cucina una testina nera che faceva il "nascondino" dietro il frigo. Era lei la gattina piccola e nera. Era stata riportata a casa? E il fratellino? Era tornata da sola?
Domande senza risposta. Decidemmo di tenerla e la chiamammo Soraya nome molto più elegante e appropriato di Calimera. Cresceva bene, docile, affettuosa, agile. Un giorno , temeraria uscì fuori il cancello , e un’auto la investì. Non morì, resistette. Il veterinario diagnosticò un’ernia iatale. Avrebbe dovuto subire un intervento difficile, forse mortale. Fu curata, costretta a ingollare pillole e affetto. Sembrava riprendersi, sul divano assumeva le posizioni di riposo tra le più acrobatiche, per trovare sollievo. A volte respirava a fatica. Sembrava una pantera ferita. Dolce e indomabile nella sua lotta per la vita. Tra alti e bassi compì quattro mesi, giocava poco, ma non perdeva la sua affettuosità, la sua verve, la sua voglia di aria aperta , di sole, colori, d’erba.
Spesso veniva in camera da letto, saliva sul vecchio comò di mia nonna, giochicchiava con qualche ammennicolo, si sdraiava ai piedi del letto, assumendo le posizioni più insolite per ingollare aria e vita.
Da giorni mangiava poco, inghiottire le era doloroso. Oggi non ha superato la crisi respiratoria. Mentre parlavo al telefono col veterinario per tentare un intervento d’urgenza, Soraya se ne è volata nel suo bel paradiso, il paradiso dei gatti, dove tutto è erba, sole, odori , colori, dove ha trovato Giada ad attenderla , premurosa, materna. E in questo modo ha trovato il suo piccolo spazio in questo giornale telematico così sensibile , così aperto, così umano. Tanto umano da fare spavento!
Giulio