A tutte le cose belle piace viaggiare.
Perfino le perle escono dal fondo oscuro
del mare e attraversano le immensità
per collocarsi nei diademi dei re
o al collo di qualche principessa.
Sarcofago a doppio spiovente il cui marmo trova il più prossimo riscontro in una cava del Frusinate. Hanno detto a suo tempo quelli del mestiere. Niente a che vedere col superbo sarcofago imperiale di Tutankhamun. Un contenitore semplice e spoglio, privo di decorazioni e sculture, custode discreto, un tempo, delle spoglie non mummificate del suo abitatore corredato dalla sua “dote”, viatico al soggiorno nelle terre d’oltretomba. Già in epoca preistorica i rustici abitatori di spechi e caverne credevano in una sopravvivenza oltre i confini della morte, professavano il culto dei cari estinti, ricolmando le loro tombe di oggetti di uso comune, personale e numerosi amuleti che ne assicuravano la protezione da oscure presenze.
Anche altri popoli e altre variegate culture successivamente avevano professato questa fede e ne avevano seguito implicitamente i precetti, fedeli depositari di queste credenze, non prive di implicazioni magico-religiose e complessi rituali funebri.
Il sig Adolfo Izzo mi riceve nell’ospitale cucina con la consorte e sua madre arcaica, italica capotribù dalla pelle fresca, gli occhi vividi e astuti, i riflessi pronti e l’attenzione acuta (83 anni e più di simpatica, attenta cordialità )
Si serve di mezzi meccanici manovrati da un amico. La giornata è gonfia di sole, si lavora bene, ma a un tratto il mezzo meccanico, frugando il terreno, viene a contatto con una soda asperità, la tasta, il manovratore si
Il monumento presenta sulla pietra di copertura una fenditura, all’interno è zeppo di terriccio, è già stato visitato e ripulito dei resti dell’antico inquilino/a e da eventuali suppellettili funebri.
All’interno si nota una fitta scalpellatura della profondità di 2 mm. circa. Le dimensioni del sarcofago sono: altezza 60 cm x lunghezza 2,10 mt x larghezza cm.68. La pietra di copertura risulta di altezza 27 cm; lunghezza.2,10; profondità 74 cm. L’altezza totale del sarcofago con pietra di copertura è di 87,10 cm.
Gli esperti non lo portano via, adducono mancanza di spazio espositivo e penuria di mezzi di trasporto. Alias non hanno voglia di pagare. Don Peppino il parroco due anni fa tenta di portarselo in S. Paride ad Fontem, arredo di lusso. Niente da fare per i funzionari soprintendenteschi. Il sarcofago resta sull’aia a guardare la luna campagnola, ad ascoltare il canto di gufi e usignoli, la basilica non assicura sufficiente garanzia di custodia e tutela. Don Peppino meno Leone che mai, ridotto all’impotenza dalle sussiegose argomentazione dei dotti desiste, domato ormai, con le pive nel sacco e il naso per aria.
Il monumento funerario resta in custodia temporanea della sbigottita, attonita, paziente famiglia Izzo. Ne diventa col passare del tempo quasi un componente, uno spirito tutelare, e argomento privilegiato di interminabili conversazioni al fuoco del camino nelle lunghe noiose notti invernali. Al posto dei racconti di streghe e di antiche saghe popolari.
Da quattro anni il sarcofago sosta imperterrito in perfetta solitudine tra il becchettare delle galline, il chicchirichì del gallo e la placida luna rurale che lo inonda di teneri argentei raggi. Se ne sta lì buono buono in scabra nudità, rivestito da drappi di muschi e licheni, percorso da erosioni calcaree, bagnato da docce di pioggia, arrostito dal torrido sole d’estate. Le luci della notte , trafitte dalle luci di miriadi di stelle d’oro fungono da surreale abatjour, in attesa della sua meritata riabilitazione in un improbabile quanto distante contenitore museale.
Giulio De Monaco