Caro Direttore,
mentre scrivo la senatrice Casellati, Presidente del Senato (questo perché Renzi voleva abolirlo !!!) sta consultando i vari partiti nel tentativo, per me vano, di tirarci fuori da un grave impasse politico- istituzionale nel quale ci ha cacciato una legge elettorale al di fuori di ogni logica umana; e di questo ci siamo già occupati, ma val la pena ritornarci.
Detta legge, in effetti, permetteva che, oltre ai singoli partiti, potesse presentarsi una coalizione di essi e che si esprimesse per essa un voto contestuale. Orbene è successo che una coalizione di partiti (oltretutto la sola presentatasi) avesse in assoluto più voti; così pure è emerso che un singolo partito abbia avuto più voti di tutti gli altri, anche singolarmente di quelli stretti in coalizione. Era un fatto prevedibilissimo, ma quel che non si è previsto è chi dovesse essere considerato il vincitore della elezioni, al quale assegnare il compito di formare il governo: la coalizione o il semplice partito?
Non ci si è posti il problema perché continuiamo a ragionare con una testa spaventosamente levantina, del compromesso sempre e comunque, di quello che una volta, ai tempi di Depretis, si chiamava “trasformismo ed oggi, ai tempi di D’Alema e di Grillo si chiama “inciucio”! ed è già molto se non si è ricorsi ad un termine tratto dall’inglese imperante, anch’esso sempre e comunque, molte volte “a schiovere” come si suole dire!
Perché noi siamo convinti che non ci vogliano solo “dieci sfumature di nero, o di rosso, o di grigio” per tirare a campare, ma diecimila volte tante. Non possiamo scontentare nessuno, perché noi siamo un popolo democratico la cui esistenza, lo dice la Costituzione, “è fondata sul lavoro”! Di chi? È la prima domanda che sorge spontanea, riecheggiando nella mente la fallace promessa di un “reddito di cittadinanza”!
La legge elettorale, improntata al sistema proporzionale puro, anche se mal mascherato, ci ha dato i risultati che si volevano: un libero accesso al governo aperto a tutti ed alla faccia degli elettori che hanno votato il M5S perché non voleva né Renzi né Berlusconi, o il PD che non voleva né Di Maio né Salvini , o la destra unita che non voleva nè Renzi né Di Maio. Con questa legge ce li ritroveremo tutti insieme, se mai riusciranno a fare un governo. E la seconda domanda che sorge spontanea è la seguente: “che c…zzo abbiamo votato a fare?”!
A suffragare questa mia più che legittima domanda l’arguta osservazione espressa da Paolo Mieli nel suo ultimo libro “Il Caos italiano” quando fa notare che “in centoquarant’anni di vita – cioè dal 1861 al 2001 – lo Stato italiano non ha mai conosciuto l’alternanza tra destra e sinistra per via elettorale. Mai, neanche una volta è accaduto che una maggioranza precedentemente eletta sia stata mandata all’opposizione dagli elettori, cioè che sia stata costretta a cedere il passo a uno o più partiti di segno opposto passando attraverso le urne. …..Tutti i modi (sono stati attuati n.d.r.) tranne quello del cambiamento attraverso il voto popolare che, com’è noto, nel corso del Novecento (talvolta anche prima) si è imposto invece in ogni paese democratico del pianeta”.
Cominciarono Cavour e Rattazzi, proseguì Depretis, continuarono Fanfani e Nenni fino a Moro e Berlinguer: tutti ci scodellarono una minestra già pronta, ma non scelta da noi. E noi approvammo lo stesso.
La terza domanda spontanea non può essere che questa: “tutto ciò considerato, che c…zzo ancora votiamo a fare?”.
Claudio, ma chi vuoi che ti risponda da queste parti se sono mesi che si stanno agitando, torturando, litigando, sfottendo senza riuscire a trovare non dico un candidato sindaco ma un gruppo di persone che decidano di mettersi insieme per dare una amministrazione alla nostra città e tu poni tre domande sulla politica nazionale scomodando perfino Cavour, Rattazzi, Depretis, Fanfani, Nenni, Moro, Berlinguer?