A poco più di un anno dal suo insediamento si è dissolta nel peggior modo possibile la compagine governativa italiana, nata dall’insolito connubio Lega e Movimento cinque stelle. Analizzarne le cause specifiche non è cosa facile, anche perché il giudizio di ognuno sarebbe comunque generato da visioni politiche specifiche dalle quali è comunque arduo liberarsi a favore di una auspicabile imparzialità. Esisteva un “contratto” tra le parti che avrebbe dovuto accorciarne le evidenti distanze, ma così non è stato. Il Presidente Conte, uomo di squisite capacità di mediazione, ma di limitata autorevolezza, non è riuscito a trattenere, da un lato, la esuberanza di Salvini, premiata e quindi accresciutasi con i risultati delle ultime europee, e, dall’altra, il populismo simil – rivoluzionario di Di Maio, dimostratosi invece, alla prova dei fatti della stessa tornata elettorale, solo un piccolo fuoco di paglia subito estintosi dopo il marzo 2018. In conclusione: molta carne a cuocere, ma pochissimi risultati validi. Non vorrei azzardare paragoni, ma qualcosa di simile mi pare stia lentamente accadendo anche nella nostra amministrazione locale, dove di galli a voler cantare se ne contano diversi, ma quasi tutti abbastanza stonati. Né valgono gli spartiti che, dopo le targhe ai dipendenti, agli amici ed agli amici degli amici, ha voluto distribuire agli assessori un direttore d’orchestra che sembra possedere certo molta autorità, ma poca autorevolezza; e se poi, oltre al direttore d’orchestra, ci si mette qualche direttore del coro che invece vorrebbe dirigere l’orchestra, allora la stonatura è assicurata. Ad un assessore si affida un settore, come ad un professore d’orchestra, si affida una sezione, ad esempio quella degli archi, e non lo spartito “sic et simpliciter” del violino di terza fila. E Paganini che, per restare nel tema, era in grado di giudicare, come nei fatti avvenne, ascoltandola per radio dall’America alla fine del secondo conflitto mondiale, la qualità degli orchestrali, per il concerto di riapertura della Scala non minacciò mai di escludere i meno bravi. Semplicemente li sistemò diversamente e ne corresse le entrate; ma certo non affidò loro il compitino scritto. Il nostro Direttore d’orchestra comunale ha invece inteso fare diversamente, centellinando e presentandolo, come al solito, come una grande trovata strategica, un presunto rimescolamento di incarichi assessoriali che nei fatti si è semplicemente trasformato nella assegnazione di compitini ben delineati, dai quali non derogare. Vedremo se tra breve potremo gustare una sinfonica marcia trionfale o dovremo accontentarci di una marcetta da banda di giro. Il peggio sarebbe dover ascoltare una marcia funebre! Comunque vada…povere le nostre orecchie!
Claudio Gliottone