Potremmo iniziare con l’affermare (ed alcuni Concittadini possono confermarlo) che è stato troppo facile per noi “millantatori di professione” essere dei preveggenti e lungimiranti. Abbiamo, ormai da tempo, i capelli bianchi; abbiamo partecipato, nel bene e nel male, pressoché a tutte le vicende politiche locali; ne conosciamo gli attori e la loro genìa. Checché ne dica il nostro carissimo amico Claudio Gliottone. L’amico Claudio, infatti, poco incline alle nostre convintissime teorie sull’antropologia e la criminologia, ha sempre analizzato i comportamenti umani e politici solo dal punto (squisitamente nobile e raffinato) di tipo storico ideologico. Noi, invece, forse a torto, ci piace rifarci, ad esempio, alle Epistole di Orazio: “naturam expelles furca, tamen usque recurret”; o a Giovanni Gentile: “Negare le idee non è possibile, come s’è veduto. Ma neppure è possibile negare la natura; perché in essa sono le radici dello spirito, e negar lei è sbarbicar questo dal suolo, donde trae i succhi vitali”; o, ancora a Leonardo Da Vinci (leggasi Lombroso): ”Vero è che li segni de’ volti mostrano in parte la natura degli uomini, di lor vizi e complessioni […]”. Ma questi sono argomenti che potremo, un giorno, davanti alla fiamma di un bel caminetto, divertirci a discettare con l’amico Claudio. Ora, veniamo alla Cronaca Giudiziaria che ha fatto assurgere la nostra Teano a livello locale, regionale e nazionale e che sicuramente ci riserverà ulteriori disgustosi sviluppi. E, ancora qui, ci sovvengono le parole del compianto Andreino D’Onofrio da Calvi Risorta, il quale, osteggiando una nostra difesa ad oltranza di Teano, ci sputò in faccia questa affermazione: “I Teanesi, nobili decaduti”. Giuste o sbagliate che fossero quelle parole, da allora, anni ’80, decaduti “i nobili” (in questo caso politicamente parlando) cosa è rimasto? Alla luce delle condizioni in cui è stata portata la Nobile Teano, possiamo ben affermare, che fatte le dovute eccezioni, tra gli scranni del Comune, si sono succeduti senza soluzione di continuità, solo patetici parvenus. Chi sono, quindi, questi parvenus? Altro non sono quegli “arrampicatori sociali, termine dispregiativo che denota qualcuno che cerca la preminenza sociale attraverso un comportamento aggressivo, servile o ossequioso. Il termine è usato suggerendo una scarsa etica del lavoro o una slealtà verso le radici”. Per dirla alla Totò, insomma: “Signori si nasce”. Signori nella cultura, nell’etica, nella professionalità, nella competenza, nell’onestà intellettuale e materiale, etc.. Quando, invece, come sta accadendo nella nostra Teano, “ci si vende per un piatto di lenticchie” (Antico Testamento, Esaù e Giacobbe), siano essi i compensi degli (A)mministratori (intesi come “reddito di cittadinanza”), siano essi comportamenti “servili e ossequiosi” (parvenus) nei confronti dei “potenti” di turno svendendo la propria eventuale “dignità” e quella della propria Comunità, ebbene, dicevamo, non si può che irrimediabilmente toccare il fondo. E, cosa ancor più grave, a causa di quel miserevole “piatto di lenticchie”, rimane il fatto che si è svenduto l’Ospedale di Teano; si è svenduta la sacralità del territorio (vedi GE.SI.A. S.p.A.); si è dato il via al sacco urbanistico della Città (vedi vicenda PUC); si è venduta la Storia di Teano (vedi Storico Incontro); si è svenduta la dignità e la rappresentatività di una intera Città. Ora, come non era mai accaduto nella storia politica locale, Teano si deve fregiare addirittura di Comune colluso con il malaffare. O no? Ora a tutto ciò, quanti likes sono disposti ad esprimere quei nostri cari Concittadini e supporters sulle pagine social dei loro (A)mministratori? Quanti Concittadini sono disposti ad esprimere il loro sacrosanto sdegno nei confronti di questi parvenus? Dimenticavamo, a noi non verranno donati motorini o ciclomotori che dir si voglia, ma solo un miserevole “piatto di lenticchie”. Vergogna!
Pasquale Di Benedetto