Ci risiamo, gli italiani sono nuovamente chiamati alle urne o forse, sarebbe il caso di dire, chiamati alle armi. Alle armi, per tanti motivi. Innanzitutto per la violenza che anima il dibattito politico italiano, poi perché quella che stiamo vivendo è una vera e propria battaglia tra la cittadinanza e la classe politica e quindi ci si appresta ad utilizzare quello che è l’unico strumento di difesa, tra l’altro efficace e legittimo, che si ha a disposizione: il voto. Ma quanta voglia hanno gli italiani o i teanesi di combattere?
A Teano in particolare, se si guarda ai numeri per l’affluenza, apparentemente vi è uno spirito di partecipazione in costante crescita. Così, partendo dall’anno 2009 per le ultime elezioni europee vi è stata un’affluenza alle urne del 55%, per poi passare nel 2010 con le regionali e provinciali al 65%, poi al 70% per le politiche del 2008 ed a finire con il 73% alle ultime comunali dello scorso anno.
Numeri che crescono, sembrerebbe, ma in realtà la logica di tale incremento di votanti è un’altra ed è evidente. Infatti, questa progressiva crescita, non indica affatto un aumento della volontà di partecipazione in generale ma rispecchia l’importanza che l’elettorato dà alla diversa tipologia di competizione elettorale e quindi: massima importanza per le comunali, minore per le politiche ed amministrative provinciali e regionali, minima per le europee.
A riguardo sarebbe da considerarsi valido il teorema secondo il quale: più vicino all’elettore è l’organo che si va a costituire e maggiore è l’affluenza alle urne. Come dire che vi è più attenzione per chi deve amministrare un comune che una provincia, una regione o la Nazione e, men che meno, un continente.
Allora, si può dedurre, che la logica dell’elettore è quella della vicinanza, perché in linea generale si ritiene che, l’organo da eleggere, più sia vicino e maggiore possa essere l’influenza che questi eserciti sulla vita dell’elettore stesso. Quindi si ha un’affluenza in base all’influenza. Ma fino a che punto ciò può servire? Quanto influisce realmente la personalità politica che abbiamo più vicina, rispetto a quella più lontana?
E’ un po’ l’idea di chi ha un piccolo orto e pensa di poterlo coltivare al meglio avendo riguardo per chi deve gestire l’area in cui si trova, trascurando però chi si trova più in alto e gestisce il flusso dell’acqua a monte, oltre a decidere come e che cosa si può coltivare.
Un esempio per tutti, l’avvento dell’euro, che, comunque lo si voglia considerare, è stato quello che negli ultimi vent’anni ha inciso di più sulla vita di tutti e che certamente non è stato deciso (né minimamente gestito) da amministratori locali, bensì da quelle lontane o lontanissime figure istituzionali di cui meno ci si preoccupa.
Tutto questo però non vuol dire che c’è una scala di valori opposta rispetto alla tendenza degli elettori, ma dimostra che non vi è nessuna scala e che le urne hanno sempre e comunque la medesima rilevanza.
Occorrerebbe maggiore consapevolezza del fatto che ogni istituzione ha la sua importanza e la sua influenza, che il voto non è solo un diritto/dovere morale e civile ma è da ritenersi soprattutto un’opportunità consentita a tutti per essere artefici del proprio destino.
La guerra è guerra, questa è una di quelle in cui ognuno è coinvolto, in cui non si spara e non si muore, ma chi sceglie di restare a casa è sconfitto a prescindere.
Gerardo Zarone