“Napoli. È un’indagine delicatissima quella dell’Antimafia che riguarda alcune gare delle Asl di Napoli e Caserta, di tre Comuni napoletani (Afragola, Pomigliano d’Arco e Frattamaggiore) e tre di Terra di Lavoro (Caserta, Sparanise e Teano). Il settore è quello delle cooperative socio-scolastiche-assistenziali per minori e secondo gli investigatori ci sarebbero pesanti infiltrazioni del clan dei Casalesi. Venti persone indagate” (Roma, 12.12.2021). La bufera giudiziaria che ha visto coinvolto anche il nostro Comune tra camorra e servizi sociali, vede la maggior parte, anzi quasi tutti i venti indagati per reati gravissimi tutti appesantiti dalla contestazione della sezione 416 bis del codice penale, che ha assorbito la prospettazione dell’articolo 7 dell’ormai storico e celeberrimo decreto del 7 agosto 1992 (comportamenti che hanno favorito la camorra) che nei fatti di cui agli artt. 353 bis e 416 bis 1, comma 1 c.p. tra il 31 Dicembre 2019 e il 09 Aprile 2020 e tra il 3 e 7 Ottobre 2021, questo è quello che si legge. A noi, però, che facciamo questo mestiere di Giornalisti, la cosa non è che ci turba più di tanto visto che fin dal 2011 siamo stati testimoni di vicende perlomeno sospette rispetto al tema dei “servizi sociali”. Ricordiamo, solo come esempio, infatti, che nel 2017, con Delibera Asl Caserta n. 340, la RSA (Residenza assistenza portatori handicap gravi) di Caserta, appunto, dalla Cooperativa Sinergie, da Casal di Principe, passa di mano. La gestione viene affidata alla Cooperativa Nestore da Falciano del Massico sempre per un importo di oltre 3.500.000,00 di Euro. Con Delibera n. 1132 del 2018, però, si indice nuova gara di appalto sempre per l’importo di Euro 3,5 milioni. La Ditta Nestore, nelle more dell’espletamento burocratico della gara, 4 mesi, accetta di garantire oltremodo i servizi. Come si vede fin da allora, si torna a Falciano del Massico e a quel Pasquale Capriglione tra i maggiori indiziati e proprio al Consorzio Agape proprio di Falciano del Massico di cui alla cronaca giudiziaria attuale. Fin qui quanto abbiamo registrato e registriamo. E veniamo ai fatti di Casa nostra. Due sarebbero i Funzionari del Comune di Teano indagati. Due Funzionari per i quali, naturalmente, vige la non colpevolezza fino alla eventuale dimostrazione dei fatti a loro imputati. Favori in cambio di assunzioni di figli o ipotetiche prebende? Potremo, invece, azzardare per loro una culpa in vigilando? Espressione latina traducibile con “colpa nella vigilanza”, è, in diritto, la colpa conseguente alla mancata sorveglianza nei casi in cui quest’ultima rientri espressamente nei propri doveri di responsabilità oggettiva (negligenza, leggerezza, ingenuità, etc.). Esempi tipici sono le colpe connesse ad inadempienze dei dirigenti delle pubbliche amministrazioni. Funzionari, responsabili del procedimento, tenuti come per Legge (ANAC, Agenzia Nazionale Anticorruzione) a denunciare, a segnalare, ad evidenziare ogni irregolarità, discrasia, ogni sospetto su procedimenti amministrativi di loro pertinenza. Una culpa in vigilando, però, da attribuirsi soprattutto alla politica, ai Sindaci, agli Assessori al ramo, alle Opposizioni deputati anche a controllare l’operato dei Dipendenti al fine di evitare quanto potenzialmente accaduto. Come a dire: Signori Amministratori, Consiglieri ed Assessori non vi riteniate immuni da colpe! Amministrare nelle aziende come nelle città sono le persone a fare la differenza. Amministrare una comunità significa ascoltare tutti e fare scelte, anche impopolari. Se in una città non si assumono le decisioni importanti e difficili, insorgono problemi e non si permette lo sviluppo economico che potrebbe essere generato da centri di ricerca, imprese, artigiani e società civile. Il consenso nasce dalla credibilità, che viene generata dai risultati, quindi dalle decisioni prese. Nel Comune sono necessarie grandi doti di leadership e management. Capita l’antifona? O che, forse, a Teano si è confusa l’Amministrazione con la bancarella del torrone?
Pasquale Di Benedetto