Caro Direttore,
Le scrivo per chiedere il suo supporto riguardo ad alcuni quesiti a cui non riesco a trovare risposta.
Dove sono finite tutte le persone che, nel mese di maggio 2022, manifestavano in tutta la città di Teano al grido di “Ora basta!”, lamentando (a ragione) le miserevoli condizioni in cui versava il nostro paese? Cos’è cambiato da allora? Certamente non la condizione disastrosa delle strade, della gestione dei rifiuti, dei parcheggi senza criterio con auto in doppia fila. Non vorrei dar credito a quanti, con un pizzico di malizia, intravedevano in quelle manifestazioni subdoli scopi elettorali! O forse dovrei credere che, vivendo in un degrado perenne, a questo degrado ci siamo rassegnati, privi del benché minimo spirito combattivo?
La ringrazio, direttore, per il sostegno che vorrà concedermi
Un cittadino perplesso e amareggiato.
Carissimo Concittadino,
dopo tantissimi anni dedicati a cercare di comprendere la logica, la sociologia, la psiche umana, oggi, a chi ne discetta con me (suo malgrado) sono aduso a ripetere e chiedere al mio interlocutore: “Si è mai visto un eschimese fare la siesta?”. Orbene solo così posso ardire a rispondere ai Suoi accorati interrogativi sulla “inspiegabile” situazione di Teano e gli atteggiamenti comportamentali dei nostri Concittadini rispetto a questo indegno imbarbarimento della nostra gloriosa Città. O meglio, se proprio vogliamo ricercarne a tutti i costi delle motivazioni più o meno valide, dobbiamo obtorto collo rifarci a ciò che attiene alle “sindromi” e/o “patologie sociologiche” che dir si voglia. Proviamoci cominciando con l’attestare che il significato del termine “assuefazione” richiama il concetto di “adattamento e abituazione”, termini che potrebbero rappresentare anche dei sinonimi. È possibile, inoltre, utilizzare il termine “esposizione”, così come viene adoperato in campo “epidemiologico”: l’esposizione a contaminanti visivi provoca “assuefazione e tolleranza”. “Tolleranza al brutto” che assume sempre più connotazioni “inconsapevoli” da parte di chi lo subisce conducendo ad una sorta di “sindrome di falso adattamento”. Falso in quanto i nostri “sistemi percettivi”, ma soprattutto le reazioni psichiche, producono in ogni caso malessere che, tuttavia, non è “rilevato”. Se poi vogliamo provare ad analizzare dal punto di vista sociologico, questo stato di fatto “dell’assuefazione e tolleranza” che caratterizza, a parer Suo, i Cittadini di Teano, ci possiamo rifare alla “anomia” (dal greco “a” -senza- e “nomos”-legge-), ovvero ci si riferisce ad uno stato esistenziale collettivo caratterizzato dalla mancanza di norme, o contraddittorie, labili e carenti. Edwin Sutherland (1939) ha inteso la disorganizzazione sociale, che affligge una società minandone l’equilibrio, come il prodotto del conflitto tra norme, modelli antropologici, costumi, valori generalizzati, sub-culture, in quanto elementi interiorizzati nel corso dei processi di socializzazione, i quali nel loro contraddirsi vicendevolmente non assicurano l’interesse generale della collettività. Per cui, quando la realtà organizzativa sociale esperita da ogni singolo cittadino è costituita da servizi pubblici e privati (uffici, trasporti, scuole, sanità, giustizia, ecc.) disfunzionali e non affidabili, rispetto ai criteri moderni, razionali, di efficienza politico-amministrativa, la conseguenza è la disgregazione sociale, il caos. Ecco, ciò è il risultato dei nostri convincimenti (tutti strettamente personali) per aver provato, per decenni, a “giustificare” un imbarbarimento, direi irreversibile, della nostra Teano. Naturalmente, ripetiamo, queste rimangono elucubrazioni mentali esclusivamente soggettive. Poi, starà a Lei confutarne o meno la validità. Spes est ultima mori. Cordialità.
Pasquale Di Benedetto