Bello, significativo e di grande valore il gesto compiuto da papa Francesco nel rendere omaggio alla salma del Presidente Giorgio Napolitano.
Di grande valore umano: vecchio e malfermo si è fatto condurre al feretro del suo omologo scomparso (anche il Papa è un capo di Stato) su una sedia a rotelle.
Di grande valore ideologico: Napolitano era un non-credente, di fede comunista, seguace di quel Carlo Marx che aveva definito le religioni “oppio dei popoli” ed aveva esplicitamente richiesto funerali laici.
Di grande valore storico, se si pensa che poco più di centocinquant’anni fa Pio IX, delle cui nefandezze continueremo a parlare, interrogatolo di persona, aveva scomunicato Fra’ Giacomo Poirino, al secolo Giacomo Marrocco, per aver assolto, in punto di morte, Camillo Benso Conte di Cavour, del quale era il confessore. E Cavour era cattolico, seppure non praticante; non era un miscredente; era ideologicamente all’opposto di Carlo Marx, ma era considerato il “nemico della Chiesa” per avere, con l’Unificazione d’Italia, abolito il potere temporale dei papi. Non un ateo, dicevo, non un miscredente, non un Ario, non un Lutero, ma semplicemente un assertore del principio di “libera Chiesa in libero Stato”.
Un gesto di grande valore politico, laddove si intenda per politica l’arte di governare un popolo nel migliore dei modi, avendo per solo scopo il suo benessere, il suo progresso, la sua libertà, senza pregiudiziali verso chicchessia voglia perseguire gli stessi fini: e questo accomuna Francesco a Giorgio. Il tutto nel pieno rispetto di ogni democratico principio.
Un gesto che cancella “d’emblée” le atrocità compiute dalla “Santa Inquisizione”, i roghi in cui bruciarono Girolamo Savonarola, in piazza della Signoria a Firenze, il 23 maggio del 1498, papa Alessandro VI, e Giordano Bruno, il 17 febbraio del 1600 nella piazza di Campo dei Fiori, a Roma, papa Clemente VIII che diede fuoco personalmente alla catasta di legno. Al povero disgraziato fu applicata sulla bocca una mordacchia, perché gli fosse negato anche il delitto di urlare mentre ardeva.
Nessuno dei due aveva rinnegato Dio: anzi Savonarola era guidato da grande fanatismo religioso e voleva che il Papa si occupasse più di problemi spirituali e non di questioni politiche, economiche e militari; Bruno sosteneva, invece, l’Universo infinito nello spazio e nel tempo in cui Dio si espande e si manifesta. Il che conduceva ad una specie di immanentismo.
Relativa miglior sorte ebbe Galileo Galilei, grandissimo scienziato già all’epoca conosciuto in tutta Europa, il quale, proprio in quanto scienziato aveva osato sostenere la teoria copernicana che fosse la terra a girare intorno al sole e non viceversa: una dottrina “contraria alla divina Scrittura”! Ma fu incarcerato fino alla morte da papa Urbano VIII, oltretutto suo personale amico. Solo per la sensibilità di papa Giovanni Paolo II e solo nel 1992, dopo 11 anni di studio di un’apposita commissione pontificia, e dopo quasi 360 anni dalla condanna, la Chiesa ha riconosciuto come ingiusta la pena inflitta allo scienziato, ritenendola tuttavia motivata dal fatto che Galileo avesse introdotto nuove tesi “senza averne fornito adeguate prove”.!!!!
Pur ritornando a tempi più recenti (sono passati solo 174 anni) sembrano invece passati anni luce dal fanatico attaccamento al potere temporale di Pio IX che nel 1849 non esitò a chiamare in suo aiuto l’esercito francese perché lo rimettesse sul trono dopo aver debellato la mazziniana “Repubblica Romana”, dopo aver trovato riparo alla corte del re Borbonico di Napoli. Di grande valore la Costituzione di quella Repubblica, redatta da Mazzini, Saffo ed Armellini che fu letta in piazza proprio mentre l’esercito francese entrava in città decretandone la fine della effimera repubblica. L’8 gennaio 2011, fu proprio il presidente Napolitano, in visita a Forlì (7-8 gennaio) per il 150º dell’Unità d’Italia, a rendere omaggio ad Aurelio Saffi deponendo una corona ai piedi della statua collocata in sua memoria in piazza Saffi. Ed ancora, a carico di Pio IX, dopo il 20 settembre del 1870, il “non expedit” con il quale vietava ai cattolici la partecipazione alla politica dello Stato Italiano. Tutti provvedimenti che, durante la traslazione della sua salma, provocò una insurrezione di anticlericali i quali, al grido di “al fiume il papa porco” attaccarono il corteo funebre col chiaro intento di voler gettare la salma nel Tevere. Ma il 3 febbraio del 2011 è stato beatificato da Papa Giovanni ll. Per meriti strettamente religiosi, ovviamente.
Viviamo sicuramente in tempi politicamente più civili, ma la intolleranza ideologica non sparirà mai.
Valgono certo a combatterla gesti come quello di Papa Francesco.
Claudio Gliottone