Lo confesso, mi intenerisco sempre più, in questi giorni, visitando Facebook e accogliendo con gli occhi e il cuore le decine e decine di fotografie in bianco e nero della Teano che fu che vengono pubblicate da altrettanti concittadini. Quante ne posseggo nei miei album fotografici! Quanti libri che le hanno riproposte, da quello del Circolo Unità d’Italia a quelli di Luigi Di Benedetto! Sentimenti sicuramente apprezzabili, teneri, nostalgici, ma per questo, anche potenzialmente “pericolosi” per lo stesso affetto che nutriamo per questa Città. E, proprio in coerenza con questo affetto che non mi si può smentire, rivado ormai a quasi due anni fa quando assunsi la direzione di questo Giornale. E, così mi presentai: “Dove eravamo rimasti…..?” ……Oggi, nel terzo millennio, continuo a seguire le tante firme che si alternano sul Quotidiano on line. L’animo, i sentimenti, l’ardore sono sempre gli stessi. Talmente forti ed indissolubili che, a tratti, sembrano ripiegarsi su se stessi. Un rimuginare all’infinito. Giusto, giustificato, ma a tratti ingessato, quasi rassegnato ad un (non)procedere fermo e statico nel tempo. D’altronde come non comprendere questo stato delle cose!?”. Una coerenza che rasenta una pseudo paranoia al punto tale che mi ripeto in un altro articolo “Teano arroccata” del 06.01.2021 “….Ecco, partiamo da questo breve stralcio di Storia Patria per cercare di capire, ove possibile, questo inspiegabile “immobilismo” dell’evoluzione (involuzione) naturale delle cose che ha caratterizzato e caratterizza, al contrario di tutte le altre realtà, lo stato comatoso della Città di Teano. Questo “immobilismo”, questo “arroccamento” è antropologicamente dimostrato, condiziona anche il sociale, la cultura, la politica degli abitanti stessi. Checchè se ne dica. …….Premesse, se possono essere di ausilio, per stimolare una riflessione, specialmente nei più giovani, del perché di un certo andamento delle cose. Il concetto di “arroccamento”, di “autodifesa”, mano a mano, come una larva parassita, come una “larva migrans cutanea” si impossessa (inavvertitamente) del “modus pensandi” della popolazione. E così, anno dopo anno si incancrenisce al punto tale da paralizzare ogni tentativo di cambiamento. Gli abitanti, mano a mano, quindi, e senza avvedersene, diventano degli “zombi” (morti viventi) che vagano disorientati tra vicoli e piazze della propria Rocca fortificata….”. E, proprio perché consci del “pericolo” che corriamo rifugiandoci inebriati e rapiti dal passato, dobbiamo avere la forza e la lucidità di comprendere le cause di questa nostra melanconia che ci ammalia inesorabilmente. “Capita che il passato arrivi e ti suggerisca un’immagine, un’idea di cui ti innamori. Effimera, si mostra più bella del ricordo che la custodisce e così cattura i tuoi pensieri. Il tempo si fa elastico e non sai quale luogo sia meglio per te”. Questo è il senso che assume comunemente la nostalgia, un’emozione vicina alla tristezza che accompagna i momenti in cui ricordi qualcosa che non c’è più e che non tornerà: com’eri, persone care, situazioni…….Sappi però che quello che stai vivendo è una versione piacevole, ma non reale, della tua vita, e che stai correndo il rischio di annegare nei ricordi…….Il motivo di questo circolo vizioso in cui rimani intrappolato è spesso legato all’insoddisfazione del presente (Dott. Luca Giulivi). Il motivo di questo circolo vizioso in cui rimani intrappolato è spesso legato all’insoddisfazione del presente? Sta forse qui la risposta a questa nostalgica riproposizione di decine e decine di fotografie in bianco e nero della Teano che fu? E da cosa sarebbe data questa insoddisfazione del presente?
Non c’è risposta più facile. Non è forse colpa, anche, del modo di gestire la politica locale? Del modo di amministrare, pianificare e far progredire il nostro contesto residenziale? Una politica incapace di scacciare la depressione. Una politica per nulla propositiva e propulsiva. Una politica senza alternative se non “il ricordo della Teano che fu”, appunto. Una politica che sa offrire solo immagini deprimenti (vedi la “vasca”, vedi Corso V. Emanuele, etc.). Una politica che non offre un panorama ottimistico. Una politica che non offre prospettive. Una politica senza le idee più banali per rendere la vivibilità un po’ più entusiasmante. Una politica fatta di “zombi”, tronfi nel proprio provincialismo di maniera. E che nemmeno se ne avvedono, anzi! E che nemmeno se ne vergognano, anzi! E, da qui, il nostro affogarci ed annegare nei ricordi. “Questo è il senso che assume comunemente la nostalgia, un’emozione vicina alla tristezza che accompagna i momenti in cui ricordi qualcosa che non c’è più e che non tornerà: com’eri, persone care, situazioni…”. Ma, noi, dobbiamo trovare un antidoto a tutto ciò. Un antidoto che renda inoffensivi quegli “zombi” tronfi nel proprio provincialismo di maniera. Altrimenti continueremo a vivere in quei momenti in cui ricordiamo qualcosa che non c’è più e che non tornerà.
Pasquale Di Benedetto