“Ho posato la lampada di smeraldo,
prendila: è senza fine.
Una volta accesa,
una sorella è una sorella.”
Gekktsu Sei
Passato, presente, futuro;
irraggiungibile,
eppure chiaro come il cielo immobile.
A notte giovane il davanzale brilla di stelle,
la finestra illuminata dalla luna profuma di pesco.
Sheng Hai
E così con i fili d’oro e sottili della vita quotidiana si continua a tessere
la tela della nostra Città.
Luci e ombre, sciagure e vicende gloriose, pestilenze, devastazioni, e
ricostruzioni, vicende fosche e fulgide si alternarono in un avvicendarsi di
superbi e alteri padroni.
E così la nostra bella Teano, fiero e potente centro politico,
religioso, commerciale degli italici Sidicini, definita da Strabone, storico e
geografo greco, città di gran nome, prestigiosa e ricca in età romana, forte e
ammirevole nel Medioevo longobardo e normanno, fulgida e magnifica nel
Rinascimento, continuò a vivere dignitosa e rispettabile nei secoli successivi,
sempre fedele alle sue eroiche e nobili tradizioni…
Da qualche tempo, invece, si è assistito malinconicamente a una
progressiva decadenza della nostra stupenda città.
Le attività commerciali deperiscono; quelle artigianali sono quasi
svanite; i beni culturali, civici ed ecclesiastici attendono con impazienza una
provvida, sapiente, incisiva valorizzazione; il turismo di valenza culturale è
pressoché inesistente e per quello da diporto, manco a parlarne; l’agricoltura è
in declino; i pubblici uffici e i presidi sanitari vanno a ramengo, il
mercato settimanale è in coma, le strade gotici ricami; la
pianificazione urbanistica è quello che è.
Da circa 40 anni Teano si è isterilita e immiserita paurosamente. E’ una
città stremata ora, sfinita, avvilita, prostrata, in attesa di un
riscatto che non arriva mai: catastrofismo dilagante per risultati sconcertanti,
avvilenti e per di più innegabilmente sotto gli occhi di tutti?
Ecco ciò che il turista trova cercando i monumenti del passato! Sbarre
inesorabili rinchiudono l’eco
di sublimi declamazioni, gabbie di oblio stringono alla gola le
gradinate del Teatro Romano.
Freddi cartelli promettono future scoperte. Ma per vedere quello che
c’è, come si fa?
L’atteso sviluppo e il conclamato rilancio si sono smarriti in uno
sconsiderata dimenticanza, nei vaniloqui di solenni promesse, nelle
ingannevoli brume dei sogni.
E’ pur vero che di converso esistono e sussistono diversi e lodevoli
guizzi e sussulti volontaristici
altre “cosettine” si fanno e si faranno con amore e dedizione, con umiltà,
sommessamente, in punta di piedi… senza far rumore!
Si vanno aprendo tanti spiragli di ripresa; basta spalancare le porte e il
gioco è fatto. La speranza è l’ultima a morire.
C’è non molto da sperare ora, a dire il vero, con l’incredibile
tragicomico marasma di polvere di stelle che si sta sollevando dopo il
rumoroso tonfo dell’ultima amministrazione comunale e il proliferare
impressionante di rivincite, rivalse, ripicche e chissà quali altre
geniali diavolerie e mefistofeliche alchimie pre-elettoralistiche.
Non resta che affidarci fiduciosi alla benevola intercessione
dei Santi teanesi, Paride, Amasio, Urbano, Terenziano, Reparata e
contare sulla nostra mai spenta combattività.