Caro Direttore,
“mi consenta” (anche perché questa famosa frase, oramai, torneremo a risentirla spesso) alcune osservazione sulle recenti elezioni siciliane.
Ovviamente ti do il più affettuoso e diretto “tu”, e sono certo che non te ne dispiacerai!
- Innanzitutto non è vero che le elezioni siciliane, come spesso ritenuto vuoi per lo “statuto Speciale”, vuoi per una mentalità creduta lontana da quella della maggioranza degli italiani, rappresentino un caso a se stante. Potevano forse farlo cinquant’anni fa, ma non oggi. Anzi le più recenti tornate elettorali hanno chiaramente dimostrato che il voto siciliano è premonitore di risultati nazionali.
- E’ paurosamente aumentato, come previsto e temuto, il numero degli assenteisti: ha votato solo il 46 per cento degli aventi diritto, cioè su due elettori non ha votato una persona e mezzo! Abbiamo quindi una espressione totale di voto composta da “mezze persone”. Ma questa è solo una boutade statistica. Peggio è andato ad Ostia, dove i votanti sono stati il 36%. Questo è il primo drammatico aspetto di una disaffezione alla politica generata da diverse cause, ma costantemente alimentata dalla politica stessa, ormai incapace di assorbire indicazioni che non siano populistiche e immanenti alla vita sociale del momento, senza visioni di ampio respiro.
- Le elezioni si sono svolte dalle 8 alle 22 di domenica, lo spoglio è iniziato alle otto del giorno dopo, alle otto del mattino dopo ancora non era terminato, tre giorni. Negli altri paesi del mondo alla sera stessa delle elezioni si può dire che sia pronto il governo. Ma noi siamo unici, siamo il Bel Paese, dove la tecnologia è usata per twittare, per taggare, per creare pastoie burocratiche, ma non per rendersi “veramente” utile.
- La sinistra, ancora una volta, ha dimostrato di essere unica nel saper perdere quando ha già la vittoria in tasca! A riguardar la storia italiana ha sempre dimostrato questa rara capacità. Non starò ad indagare le cause, ma non è difficile pensare risiedano nella spocchia che solitamente le formazioni di sinistra posseggono; a partire dai bolscevichi per i quali non bastava fare una rivoluzione che riguardasse la sola Russia zarista, dove davvero esistevano tutti i presupposti perché si concretizzasse, ma bisognava fare una rivoluzione dei “proletari di tutto il mondo”. Si è visto come è andata a finire dopo appena sessant’anni nella stessa Russia! Anche la litigiosità interna è verniciata di impalpabile spocchia. Ricordate l’apostrofo “dicci qualcosa di sinistra!” che sovente, nell’ambito di quell’area, alcuni rivolgono ad altri, come se “qualcosa di sinistra” fosse il nuovo vangelo. E la intransigenza con la quale non si accettano posizioni ideologicamente non dogmatiche, ma che comunque sono figlie dei tempi: e non saper riconoscere questo non premia. E lo si è visto domenica scorsa. Né si può tralasciare la sempre viva coesistenza, nel PD, delle due anime: quelle comunista e quella democristiana. Ma i democristiani sapevano non perdere, e certamente perché capaci di recepire, e non imporre, le esigenze dell’elettorato, seguendone e concretizzandone gli umori. Una politica senz’altro efficace, pur tra le infinite disarmonie e distorsioni che la hanno caratterizzata.
- La destra, e per essa l’inossidabile Berlusconi, hanno segnato un altro successo, contro tutto e tutti. Ma soprattutto contro i 5stelle, comunque, e per fortuna, notevolmente ridimensionati nella presuntuosa idea di essere moralmente i migliori e di poter sempre dire no ad ogni collaborazione: ricordate il povero Bersani implorante per la formazione del governo? Non saprei dire se l’affermazione della destra sia un fatto positivo, ma lo è senz’altro l’acquisito ruolo di anti-grillismo strappato di mano ad un PD troppo impegnato a litigare con se stesso e per questo pericolosamente inefficiente. Un successo elettorale nazionale della destra non so quanto sarebbe auspicabile, visti i risultati di governo portati a casa dalle precedenti legislature in cui pure ha goduto di ampie maggioranze. Non si litigava, vero, ma si coltivavano gli orticelli!
- I cinque stelle potrebbero diventare il partito di maggioranza, ma con chi governeranno? Da soli con le varie Raggi e Appendino? La loro puzza al naso non li farebbe associare a nessun altro partito; e questo potrebbe anche essere politicamente un vantaggio. Ma per far questo o sei un Cavour o un Lincoln, o puoi sperare poco da un Grillo o da un Di Maio! Bisogna che la gente lo comprenda: distruggere l’avversario promettendo mare e cielo è facilissimo, ma poi il mare e il cielo lo devi far ottenere. E non è umana possibilità.
Grazie Direttore. Spero serva da occasione per scambi di idee.
Claudio Gliottone