Grazie. Abbiamo ucciso un’altra persona della mia famiglia. Oggi c’erano centinaia di persone a dire addio a zia Maria. Mia zia era una persona buona. Aveva solo 64 anni. Una donna italiana ha una aspettativa di vita di 85 anni. Mia zia, come tante altre persone che sono nate a Nord di Napoli e nel basso Casertano, non hanno però diritto alle stesse aspettative degli altri italiani. Anche lei è stata uccisa da “un brutto male”. Dalle mie parti lo chiamano così un tumore. Un brutto male. Arriva, entra dentro di te, ti scava dentro, ti riduce al silenzio, ti divora, ti umilia, ti consuma fino all’ultimo respiro. Nel posto in cui sono nato io è in atto un genocidio. Io me ne andai quando avevo 18 anni, e non so se mi sono salvato. So che nella mia famiglia se ne vanno tutti (giovani, meno giovani, anziani) quasi sempre con lo stesso male. Le altre famiglie, gente semplice, quasi sempre dallo stile di vita ineccepibile non godono purtroppo di migliore sorte. Abbiamo tutti a che fare con questo ospite subdolo che si chiama “un brutto male”. Dalle mie parti una volta eravamo abituati ai funerali con i feretri trainati dai cavalli, la musica e spesso contorno di dolore colorito al limite della sceneggiata. Ultimamente non abbiamo più voglia manco di piangere. Le lacrime per le persone che ci lasciano le strozziamo in gola, le fermiamo dentro il canale lacrimale, le impediamo di solcarci il viso. È come dire: ma che cazzo piangiamo a fare? Ci sono bambini, avete letto bene, bambini, neonati che nascono già con l’ospite che li divora e li uccide. Chiedete ai preti quanti funerali celebrano per affidare a Dio bambini. Quale Dio può chiamare a sé bambini? Sarò anche una schifezza di cattolico, eppure credo. Ma questo Dio, che pure è il mio Dio, non lo capisco. I suoi disegni divini mi sfuggono da sempre. Forse perché sono troppo imbecille per capirli? Quello che succede tra Caivano, Acerra, Sant’Antimo e altri villaggi che un tempo erano parte integrante di quella che chiamavano Campania Félix, la Campania Fertile, è qualcosa che si fa fatica a raccontare. Abbiamo consentito ad un gruppuscolo di schifosi camorristi di uccidere prima la dignità di un popolo con le loro angherie e violenze e poi con la loro bramosia di fare denaro seppellendo sotto i nostri piedi quei veleni che oggi e domani ancor di più ci uccideranno ancora. E ancora. Mi chiedo sempre: quando rialzeremo la testa? Il 24 maggio torna ancora Papa Francesco nelle nostre terre. Viene ad Acerra. Acerra è casa nostra. Spero riesca almeno lui a smuovere le coscienze di chi deve aiutarci a bonificare le nostre terre. Noi dovremmo ripulire le nostre coscienze, perché abbiamo responsabilità enormi per quel che ci accade. Siamo colpevoli per aver contribuito ad avvelenare le nostre terre o per non aver fatto nulla per impedirlo. Colpevoli per atti commissivi e omissivi. Ma colpevoli. E la nostra colpa sarà eterna. Quella non si prescrive. Grazie a tutti per aver avuto una parola di bene in queste ore per me e per la mia famiglia. La mia famiglia è enorme. È fatta da tutta quella gente che soffre nella cosiddetta Terra dei Fuochi. È li che sono nato. Ed è li che ritornerò. Non solo a seppellire i miei morti.
Paolo Chiariello