L’interesse suscitato dal precedente articolo di mercoledì scorso, “Un giro per il Corso”, non può non indurmi, prima di approfondire alcuni aspetti motivazionali del degrado odierno, a compierne qualche altro per il centro storico della nostra Città.
Me lo hanno esplicitamente chiesto oltre 150 lettori che hanno ritrovato parte della loro vita in quel breve quotidiano tragitto di non oltre duecento metri, racchiuso tra le due “fontane” di Via Garibaldi e di Piazza Duomo.
Il loro simpatico coinvolgimento è giunto a suggerirmi un’altra miriade di negozietti e botteghe che gravitava sul corso e che, come riconosciuto, ero consapevole di aver tralasciato, ma non con intenzione: per pura dimenticanza. Rimedio con piacere.
Gli è che la mia memoria storica era andata un poco più indietro rispetto a quella di alcuni amici che mi hanno scritto, ed allora molti negozi sono sorti in tempi successivi a quelli ai quali mi riferivo. Era comunque, questo loro intensificarsi, un concreto segno di vitalità commerciale e sociale che non avrà più a verificarsi.
E allora il negozio di elettrodomestici di Vittorio Guttoriello, il negozio di frutta del Sig: Passariello, del quale non ho mai dimenticato, a distanza di ormai cinquant’anni, un saporitissimo plateau di albicocche, di cui mi fece gradito omaggio; non ho più avuto la fortuna di ritrovarne di così buone. Ancora in Piazza della Vittoria “Carmela ‘a putecara”, una merceria, se ben ricordo.
Proseguendo il Circolo Mutilati e Invalidi nella piazza a seguire, e la sede del MSI, alla cui inaugurazione, nell’immediato dopoguerra, pare sia intervenuto Almirante in persona, e il negozio di vestiti di “Cicciottessa”.
Lungo il Corso, poi, in successione il negozio di calzature di Forgione, il “bar degli Amici, di Silvio Cuccaro”, la pizzeria di Cosimo Rendina, e, in piazza Municipio l’antico negozio di giocattoli di Giuseppe Vitale; nella piazza Giovanni XXIII, alle spalle, la prima sede del Gruppo Giovanile Autonomo Per Teano e di Radio Uno Teano.
Sul finire del Corso un altro negozio di frutta e verdura gestito da due sorelle, di solo una delle quali ricordo il nome, Gabriella, storica bidella (allora si chiamavano così) che, nella sua squisita dolcezza, mi accontentava spesso facendomi premere il pulsante della “sirena” che scandiva la fine delle lezioni elementari. E lo faceva, per di più, prendendomi in braccio, perché la mia altezza di decenne non mi consentiva di farlo da solo. Ed infine il Bar Duomo di Ruolo.
Sicuramente avremo dimenticato ancora qualcuno.
Ma poco importa: il grande numero di esercizi commerciali citati, enorme se paragonato alla ristretta estensione dei luoghi, sta a dimostrare una eccellente vivacità sociale che sicuramente nessun paese nei dintorni possedeva.
Due edicole, tre barbieri, quattro o cinque negozi di abiti e tessuti, due negozi di ferramenta, due negozi di elettricità ed elettrodomestici, due negozi di giocattoli, due di alimentari, tre mercerie, due farmacie, una oreficeria, una tipografia, due cinematografi di cui uno anche teatro, un negozio di calzature, una pizzeria, tre di ortofrutta e tante tante altre rivendite concentrate in poco più di duecento metri lineari erano il “pabulum” naturale per una società ancora a misura d’uomo che si cercava per scambiarsi idee, pareri, notizie, così, vis à vis, e non alienandosi dietro un telefonino. E lo era anche per il commercio, che non soffriva ancora per i super-mega-store o per gli acquisti via on line.
“Tiemp’ bell’ ‘e n’a vota”.
Chiudiamo qui il discorso descrittivo di quello che era stato il “cardo massimo romano” del nostro paese, cioè quello che negli insediamenti romani si estendeva in direzione “nord-sud”; nel prossimo articolo partiremo trasversalmente ad esso, da Porta Roma a Porta Napoli, e attraverseremo il “decumano massimo” in direzione “est-ovest”, cioè Via Nicola Gigli.
Rimanderemo di una settimana le considerazioni finali.
Vi sarei grato se fin da oggi voleste segnalarmi i vostri ricordi in merito a queste due importanti vie.
Grazie ancora per la sentita partecipazione; potrebbe indicare un piccolo segnale di rinascita di orgoglio cittadino. Proviamoci, coraggio!
Claudio Gliottone