Farò una eccezione e parlerò in prima persona di una esperienza, a sorpresa, vissuta l’altro giorno nella redazione de “Il Piccolo Sidicino”, il giornale scolastico pubblicato ormai da un decennio dagli alunni delle elementari del 1° Circolo didattico “G.Garibaldi” diretto dalla Professoressa Antonietta Ragosta.
L’invito, rivoltomi dalla stessa direttrice, si riferiva all’avvio di un laboratorio di scrittura giornalistica che vedrà impegnati 40 alunni delle classi quarte e che, come chiarito in una piacevole broschure, in un breve messaggio rivolto ai genitori, chiarisce che”il giornale è una forma di comunicazione tra le più importanti della nostra società e contribuisce ad elevare il livello culturale ed il senso civico degli individui e dei popoli, offrendo strumenti che consentono l’acquisizione ed il miglioramento delle abilità linguistiche e la formazione di un giudizio critico”.
Come non essere d’accordo!
Dunque, immaginavo di assistere, come invitato, a questa cerimonia di partenza ed invece, mi avevano preparato una vera trappola: il sottoscritto risultava essere l’unico relatore con 40 potenziali intervistatori sulle problematiche del giornalismo. Le tre insegnanti responsabili del progetto Livia Melillo, Maria Pia Giacomobono e Anna Boragine hanno preparato l’agguato non trascurando assolutamente niente. Almeno una decina di alunni (ma forse è meglio definirli giornalisti in erba) erano pronti ,per fare le solite domande? Macchè. Non una domanda banale, ognuna era mirata ad apprendere qualche dettaglio, indicazione, una esperienza ma soprattutto cosa occorre per essere un buon giornalista.
Confesso di essermi trovato in imbarazzo perché le domande erano terribilmente serie ed io invece mi ponevo il problema di come rispondere a dei ragazzi. Come evitare di dare loro risposte su argomenti complessi ma con parole semplici. Con un pizzico di immodestia ritengo però di essermela cavata benino anche perché io non provengo dalla classica scuola di giornalismo, non ho regole
da suggerire se non farsi guidare dalla semplicità del linguaggio. Se il tuo pensiero lo comprende il 10 % dei tuoi lettori sei un giornalista dotto, se invece lo comprende il 90% allora sei un vero giornalista.
Ci siamo lasciati, non dopo aver fatto delle foto di rito e consegnato ad ogni alunno il kit del giornalista, ma con l’impegno che il nostro giornale pubblicherà, se lo vorranno ed ogni volta che lo vorranno, un loro articolo, su un argomento a loro insindacabile scelta.
Ho trascorso un bel pomeriggio e mi auguro di essere ancora invitato, magari alla fine del corso.
Antonio Guttoriello