Ieri mattina, di buon’ora, ci siamo recati all’ufficio postale, per il disbrigo di alcune operazioni. La porta d’ingresso era ancora chiusa, ed in fila già c’erano sette persone. Il tempo di decidere se aspettare o meno ed ecco che la porta si apre. Entriamo, ed alla macchinetta erogatrice dei numeri, prendiamo il nostro: A008.
Il tabellone che dovrebbe regolare l’accesso agli sportelli è in funzione. Tutti i cinque operatori al di là del vetro, sono al proprio posto. Qualche passo indietro il direttore li osserva. Sembra l’inizio di una nuova giornata lavorativa come tante altre.
Al primo sportello, un signore comincia ad alzare la voce. L’impiegato tenta di calmarlo, ma non ci sono versi. Interviene anche il direttore, ma non c’è nulla da fare. In effetti, quel signore tanto torto non ha. Gli hanno appena detto che l’operazione da lui richiesta non è possibile farla subito, perché quel libretto è stato emesso a Versano e quindi per fare prima, dovrebbe andare in quell’ufficio. Gli dicono che eventualmente si può provare ad inoltrare la richiesta, che sarà evasa nel giro di 4-5 giorni. L’utente, al colmo della propria pazienza fa notare all’impiegato ed al solerte direttore che l’ufficio postale di Versano è chiuso per lavori. e la riapertura sarà prevista entro un mese !!! "Ma come, non posso più prendere i soldi di cui sono ancora padrone?" è la sua lamentela.
Nel frattempo l’ufficio in meno di cinque minuti si riempie, arrivano altri utenti. Tutti, più o meno con il ticket in mano. Il display c’informa che stanno servendo il numero A004. Di fianco a noi, c’è un signore che ha il numero precedente al nostro. I nostri sguardi s’incrociano, e senza dire nessuna parola c’intendiamo: ancora poco, e poi tocca a noi fino al momento in cui, una simpatica signora s’accosta allo sportello e toma toma, cacchia cacchia chiede all’impiegato: "posso chiedere un’informazione?". E mentre comincia a chiedere qualcosa, tira fuori una bolletta ed attraverso la fessura dello sportello la passa all’impiegato, che procede all’operazione. Con il nostro compagno di sventura, ci guardiamo quasi a voler intervenire. Ma non servirebbe a nulla. Il bip del tabellone già ha trillato tre volte. Il prossimo è A007, poi toccherà a noi.
Da quando siamo entrati, sono trascorsi meno di dieci minuti. In questo breve lasso di tempo, abbiamo modo di avere la conferma che l’inciviltà, la maleducazione ed il credere di essere più furbi degli altri, non hanno limiti. Un signore, con fare distratto, passa avanti a tutti e infila la bolletta nella solita fessura. Dall’altra ha il numero A013. Sempre lo stesso impiegato, non dice nulla. Prende quel bollettino di conto corrente e ………. la nostra pazienza varca ogni limite: con modi forse non proprio oxfordiani, interveniamo e facciamo presente al dipendente e a quel signore che la fila va rispettata. Alziamo i toni, e nell’ufficio cala il silenzio. Quel signore se ne torna in fila con la sua bolletta tra le mani. Ci fanno quasi un piacere a far rispettare il nostro turno.
La nostra attesa è terminata, usciamo da quel benedetto ufficio postale. Un’anziana, seduta in attesa del proprio turno, con rassegnazione ci mormora: "giuvinò, non ve pigliarte collera. ‘Cca dentro è sempre accussì". La sua rassegnazione, non può essere la nostra. Dopo la sfogata mattutina, ci convinciamo sempre di più che, "la mamma degli idioti è sempre incinta".
Sono le 9.00, è lunedì mattina. Siamo ormai fuori. Il sole è ritornato a risplendere. Per fortuna oggi non piove. L’aria è tiepida e piacevole. L’avventura appena capitata è già un ricordo. Un amico ci propone di andare a prendere un buon caffè. Ci avviamo verso il Corso. Parliamo del più e del meno. L’aroma del caffè ci ha rincuorato.
Luciano Passariello