“L’espressione «prima donne e bambini» indica un protocollo, norma sociale, prassi o consuetudine storica di tipo cavalleresco/marinaro secondo cui le donne e i bambini devono essere messi per primi in condizioni di sicurezza nel caso in cui ci si trovi in una situazione di pericolo di vita (in genere nell’atto di abbandonare una nave). Nel 2005 alcuni autori, analizzando le origini e gli sviluppi nell’applicazione della norma sociale in oggetto, hanno ipotizzato che la pratica di salvare prima le donne e i più piccoli in contesti d’urgenza possa rappresentare un mezzo per marcare la differenza di sesso e giustificare in qualche misura la disuguaglianza uomo-donna anche in chiave sociale. Secondo uno studio svedese, pubblicato nel 2011, la consuetudine sarebbe, tuttavia, tanto nota quanto inapplicata, valendo maggiormente, in certe situazioni di pericolo, il modo di dire «si salvi chi può», che non prevede distinzioni di alcun tipo su chi debba salvarsi ed in che modo” (Wikipedia). «Prima donne e bambini». Gentlemen d’altri tempi? No, Cristiani. Infatti, la regola non scritta del «prima le donne e i bambini» risale ai tempi in cui il cristianesimo rivalutò i più deboli e ordinò ai più forti di prendersene cura. Prima, vigeva la legge della jungla, perché nemmeno i civilissimi Romani tenevano in qualche conto donne e bambini.
Ci si faccia caso, frugando nelle proprie reminiscenze storiche e antropologiche: solo nella civiltà cristiana è invalsa l’abitudine di trattare coi guanti donne e bambini, tanto che ancora oggi, se qualcuno apre la portiera a una signora, lo si dice “cavaliere”. Oggi si rischia la galera o almeno il linciaggio mediatico a dire che la nostra civiltà, forgiata dal cristianesimo, è superiore a tutte le altre. Ma perfino l’ideologia relativista è stata possibile solo in casa cristiana e lo stesso pensiero correct si considera superiore a ogni altro. Quanto però sia cretino e incoerente l’ha fatto presente uno di quelli che spingevano indietro le donne per prenderne il posto sul seggiolino di salvataggio: «Non siamo tutti uguali?». Sottinteso: le donne hanno ottenuto la parità, dunque non pretendano trattamenti di favore. Ma non a caso è stato deprecato universalmente (dagli ex cristiani). Niente, l’ultima ideologia di moda (sempre tra gli occidentali) non ce la fa contro una cultura che si è radicata nelle coscienze proprio perché è la più vicina al progetto del Creatore. E chi prende il posto di donne e bambini nella scialuppa per salvarsi la pelle rimane un verme e un vigliacco” (Rino Cammilleri). Nelle società dove prevale la cultura conservatrice i bimbi sono educati a comportarsi in un certo modo che include rispettare gli anziani o donne incinte, lasciar loro posto sugli autobus, portare la spesa alla propria donna, aprire la porta alla propria donna, pagare al ristorante per la propria donna, dare del lei agli anziani, una volta si dava del lei persino ai propri genitori etc etc. Quindi la gente che è stata educata in un certo modo tende a comportarsi cosi (Vjenceslav Dumanic). “Il saluto è un atto di cortesia e di educazione. Se viene indossato il cappello, l’uomo lo toglie per salutare una signora e se con questa si sofferma a parlare rimane a capo scoperto… In particolari circostanze (cerimonie di particolare importanza, colazioni e pranzi d’onore) alle signore viene attribuito come segno di particolare deferenza il baciamano… Nella disposizione dei posti va ceduto alla donna o alla persona di maggior riguardo, il posto migliore, dando sempre la destra… É sempre atto di gentile cortesia aiutare le signore o signorine a togliersi e poi reindossare l’eventuale cappotto, pelliccia o mantello… É doveroso aiutare sempre le donne, persone anziane e altre che ne abbiano bisogno, nel salire sul treno e nella sistemazione del bagaglio nello scompartimento… (Norme di Comportamento – Regione Autonoma Valle d’Aosta).
Ecco, abbiamo voluto, così, utilizzando aneddoti, enunciazioni, teorie, o “norme di comportamento” evidenziare ed omaggiare il mondo femminile, quello antropologico (occidentale) e non quello ideologico e/o non Cristiano fine a sé stesso, la Donna. Semplici spunti di riflessioni per ognuno di noi senza alcun commento personale. E concludiamo con un passo di una poesia di Sergio Garbellini: “Durante l’esistenza (la Donna) si concede soltanto a chi si mostra un gentiluomo, perché si sente amata in modo dolce, non vuole essere vittima dell’uomo!”.
Pasquale Di Benedetto