Giorno 26 ottobre 1860, in un piccolo ma storico Centro al nord del fiume Volturno, nella tranquilla cittadina di Teano, più precisamente nella frazione di Borgonuovo sul ponte San Nicola, avviene un qualcosa che sconvolgerà l’intera politica Italiana. Un generale con mille uomini avanza da Sud, un Re con tante promesse e speranze discende da Nord. Il Generale Giuseppe Garibaldi e le sue Mille Giubbe Rosse da una parte, Vittorio Emanuele II e l’esercito della corona dei Savoia dall’altra, due condottieri, due eserciti un solo obiettivo: l’Unita D’Italia. La tanto rincorsa unità avviene il giorno stesso, quando Garibaldi consegna il Regno delle Due Sicilie, da lui liberato con la celebre spedizione, al Re. Via i Borboni, e alla fine della Prima guerra Mondiale, via gli Austriaci, l’Italia è nostra, L’Italia è libera!!! Spetta a noi conservare questa unità. Giorno 26 Ottobre 2010, siamo qui 150 anni dopo, e qualcosa è cambiato, anzi molto è cambiato. La monarchia ha ceduto il posto alla Repubblica dopo la disastrosa esperienza Mussoliniana. Sono passati anni fascisti, anni di ricostruzione, anni Freddi e addirittura anni di Piombo, la Mafia, la Lega Nord, Riina, Borsellino, Falcone e Dalla Chiesa, ma in mezzo a tutti questi avvenimenti, cosa è rimasto della tanto voluta unità? Cosa è rimasto dello spirito del Popolo Italiano? O per meglio dire, esiste si o no questo Popolo Italiano? Non si sa, si sa solo che esiste il Ministro della Pubblica Amministrazione, che paragona ad un cancro parte del popolo italiano, si sa che esiste chi parla di secessione ed esiste chi parla di Sud come pattumiera d’Italia, godendo poi però delle splendide acque Tirreniche. Esiste chi in una comune partita dei Campionati Mondiali di Calcio esulta ai goal della Slovacchia, deridendo la NOSTRA ITALIA battuta, come un comune abitante di Bratislava, ma di Bratislava non è, è un commentatore di radio Padania. Vedete, in questa Italia c’è tanto di profetico, c’è tanto di Massimo d’Azeglio, uno dei padri di questa patria, della nostra patria. Lui si che ci aveva visto giusto con quella frase “Abbiamo fatto l’Italia. Ora si tratta di fare gli Italiani”, ci aveva visto lungo lui. Ecco cosa ci resta 150 anni dopo, non ci si deve accontentare di beccarsi fumo negli occhi, bisogna unirsi, sotto un ideale, sotto un nome, tutti senza distinzione alcuna, bisogna diventare, come suggeriva il caro vecchio Goffredo Mameli, Fratelli D’Italia, perché ora come ora se siamo fratelli, siamo Caino e Abele, e prima o poi qualcuno perirà, sotto i colpi dell’altro. Ma noi possiamo invertire la marcia. Possiamo cambiare tendenza. Possiamo finalmente accontentare d’Azeglio, e fare gli ITALIANI, di nome e di fatto.
(Studente del Liceo Classico di Teano)