All’Avv. Giovanni Scoglio ed a tutti i Consiglieri eletti nella sua lista vadano innanzitutto i miei complimenti e l’augurio di riuscire presto e bene a risolvere gli annosi gravi problemi della nostra città, particolarmente acuitisi in un ultimo triennio caratterizzato da grande confusione amministrativa e vacuo presenzialismo che ha pervaso tutti gli attori principali della passata Amministrazione.
Al Sindaco e a tutti i Consiglieri di Maggioranza e di Opposizione personalmente garantisco una doverosa “luna di miele” durante la quale non parleremo “al guidatore” per non distrarlo dai gravi compiti assunti: lo facemmo con l’Amministrazione a guida Di Benedetto e con quella a guida D’Andrea. Non lo faremmo più se, terminata la luna di miele, dovessimo notare disfunzioni anche solo “in nuce” portatrici di possibili sviluppi ancor più catastrofici per la nostra città. Ed è poi, nella realtà, quanto fatto con l’amministrazione terminata precocemente nello scorso dicembre del 2021, contribuendone ad evidenziare problematiche che si sono concretizzate proprio nella sua fine precoce.
Tanto doverosamente e cordialmente premesso, ci limitiamo ad analizzare ancora un pericoloso elemento già sapientemente affrontato dal nostro Direttore: quello della partecipazione popolare.
Esaminiamo matematicamente i dati:
- Elettori aventi diritto al voto – 11354
- Elettori che hanno espresso un voto valido – 6453 (56%)
- Elettori che NON hanno espresso un voto – 4901 (43.1%)
- Elettori che hanno espresso un voto NON valido – 276 (2,42%)
Più chiaramente:
- Elettori che hanno regolarmente votato e scelto una delle due liste – 6453 (56%)
- Elettori che NON si sono recati a votare o NON hanno votato
per nessuna delle due liste – 5177 (45%)
- Differenza – 1276 (11,2)
Cioè, senza tener conto dei risultati, il normale svolgimento della tornata elettorale teanese è stato nelle mani di 1276 persone, appena l’ 11,2% degli aventi diritto al voto che si sono a loro volta orientati per il 55,17% a favore di Scoglio e per il 44,83% a favore di Zarone.
“Nulla quaestio”: in democrazia ci può stare ed in modo più che legittimo.
Quello che non ci dovrebbe assolutamente stare è il numero elevatissimo di persone che si sono rifiutate di esprimere un voto o un voto “valido”; e questo in una tornata elettorale comunale sta a significare una sola cosa: una disistima totale dei cittadini verso la loro classe politica locale.
Significa che una grandissima parte di loro, ben il 45,5%, non ha ravvisato in nessuna delle due liste e dei candidati in esse presenti alcun elemento costruttivo per il proprio futuro.
Significa che una grandissima parte di loro ha demandato ad altri ogni scelta e, soprattutto, ogni merito di scelta; e questi ultimi possono essere dei più vari, anche fortemente contrastanti con la dignità ed il progresso della loro città.
Significa che una grandissima parte di loro ha ignominiosamente alzato le braccia e si è arresa al più indifferente qualunquismo, con dichiarata acquiescenza a tutto quel che poteva accadere.
Perché è successo? Perché?
Dovrebbe chiederselo tutta la classe politica, locale e nazionale, perché anche il quorum attenuto ai referendum è stato il più basso di sempre. Le cause del risultato di questi ultimi possono essere varie: poco interesse per i problemi specifici posti; difficoltà nel comprenderne gli effetti; scarsa conoscenza della materia soggetta ad essi; magari scarsa informazione manovrata dalle categorie da essi riguardate, e così via. E potrebbero starci bene anche queste, ma il rinunciare a priori ad essere “faber fortunae suae” non esprimendo la propria volontà verso i suoi possibili diretti amministratori ci pare cosa civicamente mostruosa.
Al di là di ogni comprensivo disamore verso una politica che pare quotidianamente, e ad ogni livello, non saper più percepire e meno che mai recepire le indicazioni dei cittadini, andandone spesso in direzione opposta, nel caso locale di fattispecie andrei ad indagare su altri indizi.
Dando per scontata, ma non proprio tanto, da parte dei nostri concittadini la esatta conoscenza dei problemi locali, punterei il dito sul paradigma commerciale “della domanda e dell’offerta”: la domanda da parte dell’elettorato e l’offerta da parte della classe politica.
Direi subito che si sono dimostrate “debolissime ed incerte” tutte e due!
L’elettorato, pur frastornato da una uscente Amministrazione che ci ha fatto vedere e vivere “cose mai viste e vissute in indiscusso senso negativo”, ha continuato a sonnecchiare senza far diversamente avvertire tutto il proprio disagio: una pseudo manifestazione di protesta si è avuta solo in maniera paradossale e non-credibile a liste bloccate e presentate, praticamente quando non c’era più nulla da fare. Forse per tacitare qualche coscienza ma senza il coraggio di incidere, accrescendola, sulla “domanda” di chiarezza circa la funzionalità positiva di una amministrazione da costruire.
Dall’altro lato la “offerta” da parte della classe politica è stata rappresentata solo all’inizio da un chiaro intendimento di deciso “cambiamento” che è andato poi progressivamente scemando nel tempo fino a raggiungere il suo annullamento. Le corde di questa tensione emotiva si sono andate sempre più ammollando con il prevalere di altre visioni, tipo presenza, partecipazione fine a se stessa, interesse personale e familiare, ambizione, riaffermazione delegata, ed altro che nulla aveva a vedere col tema principale di queste elezioni: la “ricostruzione” di questa città.
Una ricostruzione che prevedeva, al contrario, grandi capacità tecniche e amministrative, grande competenza burocratica, grande lungimiranza, grande disponibilità personale di tempo, e grande dedizione politica, intesa come capacità di mediare e di amalgamare posizioni diverse.
Questa offerta “seria” da parte della sedicente classe politica non c’è stata: forse anche per scarsa convinzione sui possibili metodi di attuazione, o per poco realistica visione dei problemi.
Là dove bisognava presentare all’elettorato proposte serie, chiare e fattive per la “ricostruzione”, e gestite da persone di dimostrate capacità, si è preferita la solita “avventura” affidata a giovani emergenti o rappresentanti di “status” familiari.
Parecchi “aventi diritto al voto” hanno avvertito queste mancanze, queste surrettizie improvvisazioni e non sono andati a votare o hanno espresso voto negativo e ne sono stati ben il 45%.
Per curiosità, la percentuale più bassa di votanti a Teano si ebbe nell’ottobre del 1946 per le prime elezioni libere per il rinnovo delle cariche comunali: fu solo del 43,5%; ma risalì subito nel 1952 per attestarsi su cifre anche oltre l’80%. Quest’anno sono stati il 56%
Un’altra dimostrazione della nostra debolezza civica.
Avanti così!
Claudio Gliottone