Caro Direttore,
come sempre, nel tuo ultimo articolo, giri il coltello nella piaga, evidenziando, pur tra le righe, un malcostume ideologico che contraddistingue tutti, e dico tutti, i nostri concittadini: la mancanza totale di elasticità mentale, del semplice onesto “buon senso” che dovrebbe costituire l’ossatura del vivere civile. Siffatta assenza non permette di valutare e men che mai di accettare critiche, a volte più che legittime specie se provenienti da un organo aperto al pubblico come può essere un banale strumento di informazione; si pensa sempre che siano dettate da chissà quali motivazioni che si pensano, comunque, essere sempre di carattere distruttivo e mai collaborativo. E allora: “tu hai detto questo di me? Ed io non ti rispondo, né ti chiarisco le cose!”, “tu hai detto questo di quel che ho fatto? Ed io continuo a farlo perché tu a chissà cosa miri e non meriti considerazione alcuna”. Di questo passo si sprofonda, lentamente ed inesorabilmente, ove mai fosse ancora possibile, nel baratro della incomprensione, primo grosso ostacolo per ogni serio intento costruttivo. Buon esito ha avuto, invece, la prima delle tre serate dedicate alla celebrazione dell’Incontro. Prima cosa positiva è data dal fatto che queste celebrazioni vadano, come sempre auspicato dal sottoscritto, verso un superamento del fatto puro e semplice di quel casuale incontro, al quale hanno fortuitamente assistito i nostri avi 162 anni or sono, e guardino invece ad esso come il punto fondante la secolare aspirata nascita dello Stato Italiano. In altre parole che si veda quello avvenimento storico in duplice aspetto: come un punto di arrivo di un lungo processo risorgimentale e, soprattutto, come un punto di partenza della Nazione Italiana, finalmente divenuta Stato; e chi più di noi sarebbe allora legittimato a studiare questi due aspetti storici, visto che allo studio della Storia, come evidenziava ieri sera il Dott. Pappalardo, non si può mai porre fine? Finalmente è in quest’ottica che pare volersi muovere la nuova Amministrazione Comunale, inserendo le celebrazioni dell’Incontro in un contesto di approfondimento culturale molto più ampio e parlando perciò di un “Festival dell’Unità d’Italia”. Ma da attenti cronisti non possiamo non notare che la cosa è stata già pensata ed attuata nel vicino comune di Vairano Patenora nel 2020, mentre la nostra Amministrazione di allora dormiva sogni profondi destandosene saltuariamente, ma solo per manfrine interne di giravolta tra gruppi politici nascenti, scambi di assessorati, vicesindacature alternate e via discorrendo. Fa’ niente. L’importante, ora, è riguadagnare il tempo perduto. Parlavo del buon esito del convegno di ieri sera, durante il quale i due Relatori, a riprova di quanto detto prima che lo studio della Storia non ha limiti, hanno sapientemente sviscerato due nuovi concetti. Il Dr. Tartaglione ha rimarcato di come la esigenza di una unità “politica” della Nazione italiana sia stato avvertito molto prima che si scatenassero le guerre “d’indipendenza” e di come si avvertisse la necessità di arrivare almeno alla costituzione di uno stato “federale” riunendo in esso tutti quelli che allora esistevano nella penisola, dal Ducato di Parma allo Stato della Chiesa. E ci ha sorpreso quando ci ha annunziato, documenti alla mano, che il primo a parlarne e a farsene speranzoso promotore sia stato nientedimeno che Ferdinando II di Borbone Re delle due Sicilie, sovrano assolutista passato alla storia con nomignolo di “re bomba”. Il Dr. Pappalardo ha invece espresso un altro importantissimo concetto: quello che L’Unità d’Italia non poteva non avvenire. Era nell’aria da oltre un secolo, ed a favorirla, oltre a tutte le considerazioni ideologiche, politiche, sociali e militari, fu “l’effetto globalizzante” di nuove scoperte ed invenzioni, come quella del treno a vapore o del telegrafo, che superò confini e limiti nazionali stimolando nuove esigenze sociali. Due spunti interessantissimi per gli attenti e numerosi ascoltatori intervenuti. Al sottoscritto è toccato invece illustrare un progetto che va inseguendo da anni e che finalmente pare avere avuto approdo grazie alla sensibilità e disponibilità sia del Sindaco Scoglio che dell’Assessore Bovenzi: la costituzione di un Premio Letterario Nazionale “Città di Teano” da assegnare al migliore articolo giornalistico pubblicato nel corso dell’anno precedente sul tema del Risorgimento. Si farà questo premio, ci hanno assicurato i due Amministratori. E certamente darà lustro e nuova notorietà alla nostra città.
Claudio Gliottone