Risale a venerdì ore 05,00 la fine dell’ultimo consiglio comunale. Lettura del DUP (documento unico di programmazione) e approvazione del bilancio di previsione finanziario 2020-2022. Ebbene, ci sono servite ben 8 ore! Forse i nodi da sciogliere erano assai ingarbugliati, forse le incertezze erano più in profondità di quanto si pensava, o forse perché il superfluo si è capovolto in necessità, così, per un gioco di “forza”, come si usa fare fra gli adolescenti. E poi si sa, leggere pagine e pagine di guida strategica richiede il suo tempo. Già all’alba della tempesta Covid l’equilibrio amministrativo risultava essere più che precario, per finire oggi, lì, dove il più basso baratro si interra. Incertezza, individualismo e caos; queste sono quelle che muovono, le forze demolitrici. Il rovesciamento dei ruoli, l’incapacità di pensare in termini di totalità, un’assenza di pianificazione chiara. Soltanto la tracotante danza, quella delle intenzioni e delle rivendicazioni vibra e risuona tra le mura, nulla che assesti l’inarrestabile collasso. L’unica vera squadra è quella che non fa squadra. Qualcuno non fa più il suo, mentre qualcun altro fa il suo, il suo ancora, e il loro. Ma è una verniciata, e non basta. Quello che sorge dalle macerie non ha bisogno di una seconda interpretazione; la verità è lampante e stride. Nessuna squadra per nessun fine, nessuna maggioranza per la minoranza. Tutto ancora balla, mentre la nostra città, stanca di aspettare ancora aspetta, e sempre più vacilla. Tutti sono pronti al salto ma nessuno salta, forse perché ognuno aspetta qualcuno, ognuno per qualcuno, forse ognuno è contro qualcuno. Quello che va fatto nessuno si presta a farlo, nessuno che si ribalti, forse perché chi vive della lotta contro il nemico, vuole che egli rimanga ancora in vita.