E’ lui. L’uomo che ha ucciso Melissa e ferito altre cinque studentesse, il killer che ha seminato il terrore in tutta Italia con una bomba davanti ad una scuola e riportato il Paese indietro di trent’anni, ha un volto e un nome: a 18 giorni dall’attentato, inquirenti e investigatori hanno fermato Giovanni Vantaggiato, sessantottenne titolare di un deposito di carburanti agricoli di Copertino, un paese in provincia di Lecce. Dopo nove ore d’interrogatorio, l’uomo, sposato con due figli, avrebbe fatto le prime ammissioni su elementi che non poteva negare e ammesso le sue responsabilità: "sì, quella bomba l’ho fatta io da solo. L’ho pensata e l’ho costruita".
La svolta nelle indagini arriva ieri mattina ed è lo stesso capo della polizia ad annunciarla, seppur in maniera molto vaga. "Su Brindisi ho sentito tante sciocchezze, la mafia locale, terrorismo brigatista, Cosa Nostra. Ma non c’entrano nè la mafia nè gli anarco-insurrezionalisti del Fai – dice Antonio Manganelli agli allievi della scuola di polizia interforze -. Noi ci troviamo di fronte ad indagini che devono dare una risposta e quando sapremo chi è stato sapremo anche la matrice. E ci arriveremo a chi è stato". Manganelli in serata ha voluto sottolineare che la "definitiva svolta" è il frutto del "grande lavoro dei magistrati e della splendida sinergia tra carabinieri e polizia" che "si sono impegnati con passione e competenza, a dispetto di tutte le teorie emerse in questi giorni". Nel pomeriggio di ieri la notizia è diventata di dominio pubblico quando si è saputo che il sessantottenne era nella questura del capoluogo salentino per essere sentito. Investigatori ed inquirenti erano fin da ieri mattina convinti che fosse proprio Vantaggiato l’uomo che ha premuto il pulsante che ha attivato l’ordigno davanti alla Morvillo-Falcone: per poterlo fermare, però, avevano bisogno di una serie di riscontri e di verifiche che sono arrivate solo a tarda sera. E è così scattato il provvedimento di fermo.
Sul sessantottenne era stata raccolta, ancor prima della sua confessione, una serie di elementi che più fonti hanno definito fin dal pomeriggio "altamente significativi". Ci sarebbe, innanzitutto, una somiglianza molto accentuata tra l’uomo ripreso la mattina dell’attentato dalle telecamere montate sul chiosco davanti alla scuola e il proprietario del deposito di carburanti. Il sospettato, inoltre, avrebbe una certa dimestichezza con le bombole e sarebbe in grado di realizzare l’ordigno che è esploso davanti alla Morvillo-Falcone. Ed avrebbe, anche, un problema al braccio destro, un elemento che era stato ipotizzato dagli investigatori subito dopo aver visto il video dell’attentatore. Sempre dalle immagini sarebbero poi arrivate altre due conferme importanti: alcune telecamere installate nella zona avrebbero ripreso due auto riconducibili a Vantaggiato. Una Punto Bianca che sarebbe passare più volte nei pressi della scuola prima dell’esplosione, e un’altra vettura che, dalla targa, è risultata intestata ad un membro della famiglia del sessantottenne. A fornire un ulteriore elemento sarebbero state le celle telefoniche: il telefonino dell’uomo avrebbe agganciato il ‘ripetitore’ che copre la scuola Morvillo-Falcone, in orari compatibili sia con l’esplosione sia con il passaggio delle auto riprese dalle telecamere. Gli investigatori sarebbero invece ancora in attesa degli esiti della perquisizione effettuata nel deposito di carburante: alcuni elementi sarebbero già stati trovati ma quel che conta è la comparazione tra le sostanze contenute all’interno delle bombole esplose davanti alla scuola e quelle trovate nel deposito. Resta da capire il movente, che l’uomo finora non avrebbe fornito agli inquirenti. "Siamo ancora in alto mare" si lascia sfuggire un inquirente in una pausa dell’interrogatorio, anche perché l’uomo alterna momenti di lucidità a periodi di confusione.
Nel corso della giornata si sono inseguite diverse voci, nessuna delle quali confermata ufficialmente: vendetta privata per problemi di debiti o risentimento verso il preside della scuola Angelo Rampino. O, ancora, che alla base del gesto di Vantaggiato ci fosse una truffa subita da oltre 300 mila euro. Qualche settimana prima della strage, era arrivato a conclusione al tribunale di Brindisi – che si trova proprio alle spalle della scuola – un processo che vedeva coinvolto come vittima il titolare del deposito carburanti di Copertino. Vantaggiato sarebbe rimasto vittima di una truffa di oltre 300 mila euro per una fornitura di carburante e si sarebbe sentito vittima di malagiustizia, poiché il processo non era finito con la condanna di tutti gli imputati. La decisione di prendere di mira la scuola sarebbe stata presa, dunque, senza alcun motivo specifico riconducibile all’istituto ma solo per evitare le misure di sicurezza davanti al palazzo di Giustizia. Il procuratore della Dda di Lecce, Cataldo Motta, ha detto che l’uomo fermato "ha confessato durante l’interrogatorio. La confessione non è soddisfacente, per cui le indagini comunque continueranno per completare il quadro investigativo". Quanto al movente "é uno degli aspetti – ha detto Motta – che non convince, non lo sa dire. Mentalmente sta bene. Ha ammesso la propria partecipazione ma per quanto riguarda il resto non è convincente". Alla domanda su cosa sia stato sequestrato al fermato, Motta ha risposto: "Abbiamo una perquisizione ancora in corso". Il fermato, ha aggiunto Motta, avrebbe fabbricato da solo l’ordigno. "Non sappiamo se è l’uomo del video – ha concluso il procuratore della Dda di Lecce – non lo si può dire, fisicamente può essere compatibile".