“Ma perché, a me che mi manca…? E so tant’anni che sto ‘nserrato in questa nicchia umida, e di cose ne ho fatte pe’ sta gente… solo di miracoli, solo di disponibilità ad ascoltare chi si lamenta, chi spera, chi chissà cosa vorrebbe. Ma pecchè si fa sempre a chi figlio e chi figliastro? E po’ chi fa il lavoro suo adda’ essere pure premiato…?. Uffa, uffa, mo me so’ proprio scocciato…”
L’aria rimaneva ancora un po’ freschetta, specie al mattino, nell’angusta chiesetta dove da anni ed anni riposavano i santi ormai nostri concittadini; non che avessero un vero e proprio letto, con delle coltri idonee alla bisogna degli umani. Loro erano Santi e riposavano, più che dormire, su una ampia poltrona, o anche sdraiati sui banchi. E, specie se il giorno precedente c’era stata qualche particolare celebrazione, facilmente la stanchezza si impadroniva anche di loro, vista la veneranda età di oltre milleseicento anni. Era soprattutto allora che Cosimo, il più giovane dei due, cominciava, nel dormiveglia, a bofonchiare parole ed espressioni che pochi avrebbero compreso, e meno che mai il suo collega Damiano.
“Cosimì, Cosimì, ma che è bell d’o frate? Nun te siente buono? Hai mangiato pesante ieri sera? Te l’avevo detto:lassa stà sti’ peperoni. Ma tu niente; tiene na’ capa tostaaaa!” “Damià, ma quali peperoni del …zzo (scusa m’è scappata)! Ieri sera manco ho cenato. So’ stato al Consiglio Comunale….” “Embè?” “Embè mo’ voglio pur’io ‘a cittadinanza, “onoraria e benemerita” me l’anna da’! Tant’anni di sacrifici, tant’anni di miracoli, e nisciuno c’ha mai c…to .” “Eeeehhhhh, e che so’ ste parole in bocca a te!?” “E’ che mò me so’ proprio ‘ncazzato!” “E dalle! Ma Coosimi tu devi ragionare: se uno fa una cosa bene deve essere premiato. E il Sindaco, arbitro supremo di ogni giudizio, gran cerimoniere del Palazzo municipale, novello Salomone alla corte di Davide, gran Mogol degli scouts, Aristotele alla Scuola di Filosofia ha tutto il diritto, sancito dal “Regolamento per la Concessione della Cittadinanza Onoraria e Benemerita” (di chiara fattura “bulgara”), di giudicare chi è bravo e chi è cattivo, chi da cattivo à diventato bravo e chi da bravo cattivo; perché la proposta (che oltretutto viene da lui e solo da lui) è “espressione di pura discrezionalità politica” come sta scritto in tutte le delibere e prescinde da ogni prova provata di bravura o di cattiveria da parte di chi riceve il riconoscimento. Il grande Sovrano, il Luigi XIV, lo zar Alessandro, il Napoleone Bonaparte, il Duce ed il Fhurer è lui e solo lui! Poi ci sono intorno i vari Goering, Starace, e Richelieu, Vassalli e Valvassori, ma non contano più di tanto! L’Etat c’est moi! (lo Stato sono Io).” “Ma Damià nui avimmo fatto i miracoli, pe’ sta gente e’ Teano….. e ‘na vrenzola ‘e riconoscimento non c’a meritammo?” “Cosimì, la cosa è un tantino più complessa. I miracoli non li fanno solo i santi, anzi, oggi, ne fanno più gli uomini. Se ti serve una cosa che non si può fare, basta l’uomo giusto al posto giusto che ti fa il…miracolo. Però quest’uomo miracoloso te lo devi coltivare, e lo devi fare prima di chiedergli il miracolo, gli devi far credere che tu sai che lui è un uomo miracoloso. Se vuoi costruire qualcosa o creare una struttura, o fare una comparsata in televisione, c’è sempre un “uomo miracoloso” che ti aiuta a farla e che ha già ricevuto prima ancora la tua “riconoscenza”. Perché, e tu lo sai, la “riconoscenza” è il sentimento del “giorno prima” ed usata per bene favorisce tante cose. Ma, e questo pochi lo sanno, il giorno dopo il miracolo, si dissolve come neve al sole.” “Ma allora vuoi dire che un riconoscimento dato per un fatto, specie se questo non è lampante, brillante e unanimemente riconosciuto da tutti, non è tanto una “riconoscenza“ ma potrebbe essere solo la induzione a far fare altre cose? Come si fa con l’addestramento del cane al quale si dà un biscottino per premio di quel che ha fatto e per incitamento a fare un esercizio più difficile?” “Potrebbe essere, Cosimì, potrebbe essere… e soprattutto quando, come citato in delibera, ai fini decisionali e giustificativi, “ si omette l’acquisizione di pareri di qualsivoglia natura essendo la proposta espressione di pura discrezionalità politica, non assimilabile ad alcuno dei provvedimenti che li richiede e nemmeno all’unica tipologia di atti per cui è espressamente esclusa…” (Ipse dixit, alla faccia di ogni democrazia liberale!) Hai capito il pericolo a cui si espone con la massima leggerezza la dignità di tutto il popolo teanese?” “Ho capito, Damià, ho capito. E allora sai che ti dico? Se la tenessero loro la cittadinanza onoraria e pure benemerita. Noi continuiamo a fare i nostri miracoli, da Santi, alla povera gente, a quella che crede ed anche a quella che non crede in noi, come ci ha insegnato il Maestro. E loro se ne andassero a fare beatamente in c…. lo!”
“Cosimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii”.
Claudio Gliottone