La faccenda è andata così. Si è soliti incontrarsi presso un bar di viale Italia, quasi sempre in mattinata ed allora scatta il solito, pago io, no pago io e così finisce che una volta paga lui ed un’altra chi scrive. Praticamente ognuno si paga il suo. Avendo avuto esperienze comuni, di tipo politico amministrative, cominciate benissimo e finite altrettanto…male, ogni tanto si prova a stuzzicarlo con la domanda: che si dice? Novità? Volendo intendere a quella cosa lì, la politica, non quella nazionale, per l’amor di Dio, ma quella locale. La risposta che spesso mi sento pronunciare: “Cosa vuoi che ti dica, qui le cose non vanno bene, ti giri intorno e non sai cosa pensare ed in che direzione andare”. Ma io non sono uno che si arrende facilmente ed insisto: “Si è vero, però se tutti dicessero e facessero così, quale futuro possiamo aspettarci. Chi prenderà in mano questa città per cercare di rivitalizzarla?”
A questa domanda, cui aveva sempre risposto facendo spallucce, questa volta, qualche giorno fa, mi ha confidato che poi tutto sommato torto non avevo. Mi ha spiegato che non ha molta fiducia nella classe politica della sua area di riferimento (centrodestra, anzi più destra che centro) , ne contesta la latitanza e la inefficienza, insomma non riesce a trovare interlocutori.
Chi lo conosce, ed il sottoscritto qualcosa del personaggio l’ha capita, sa che non è un tipo molto docile, ama la disciplina solo se tutto coincide con quello che egli intende fare ma se, una soluzione non gli garba, non lo manda a dire. Non è quello che si può definire un politico, certamente però è uno schietto, forse è più giusto definirlo un istintivo. Queste sue caratteristiche, che possono definirsi un pregio o un difetto a seconda se si è in privato o in pubblico, gli hanno attirato, nel passato qualche antipatia da parte dei suoi stessi amici di partito che addirittura volevano metterlo sotto tutela, quando, in virtù dell’ottimo risultato elettorale, non potettero esimersi dal nominarlo assessore nella giunta Zarone. Forse anche per queste virtù o limiti, non risultò molto apprezzato e messo alla porta da Zarone su richiesta del suo stesso partito Alleanza Nazionale.
“Due signori di mezza età, l’altro giorno mi hanno detto che, se potessero decidere loro avrebbero volentieri proposto il tuo nome, quale candidato sindaco alle prossime elezioni” è stata la mia confidenza, vera, che ho ritenuto di trasferirgli. Prima è arrossito, poi è sbiancato e dopo qualche attimo interminabile mi ha detto:”Davvero?” E si caro amico, ora voglio vedere come reagisci. “Non scherzare, sai che il mio carattere non mi aiuta ma…” e qua ti volevo caro amico Carlo, quel ma non lo dovevi pronunciare. “Ma cosa?” insisto. “Tu sai come me che in fondo ognuno nella sua vita ha avuto delle ambizioni, aspirazioni chiamale come vuoi. Fare il sindaco della mia città non potrebbe che farmi piacere ma queste cose non le si decidono da soli. Personalmente sono disponibile a partecipare attivamente ed in prima persona nella prossima tornata elettorale, in una lista seria e competente”. In che qualità? “Questo lo decide eventualmente la lista nel superiore interesse della città”.
Carlo Mirabella, dopo tre anni passati a svolgere con dignità, impegno e competenza l’assessore alle politiche sociali nella giunta Zarone, fu vittima incolpevole dei giochetti diabolicamente studiati dagli strateghi nefasti della politica teanese, e dimissionato dal Sindaco Zarone, reo di aver ceduto al ricatto dei suoi veri avversari interni alla maggioranza. Oggi, a distanza di molti anni, sembra aver ricaricato il corpo e lo spirito per potersi prendere quella che lui definisce una giusta soddisfazione, dimostrare che, come ama lui la sua città, non l’ama nessuno.
Figueras