Si aprono i seggi e gli elettori americani voteranno il 46esimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Nei giorni precedenti abbiamo visto di tutto: l’assenza di responsabilità di Trump e dei suoi, che sventolano la libertà come se non fosse un bene collettivo, e l’assenza della campagna elettorale di Joe Biden e dei democratici, che per rispetto delle regole sono mezzi scomparsi. Ma se analizziamo tutto quello che è accaduto in questi anni, il vantaggio di Biden non è abissale rispetto a Trump. Com’è possibile?
Intanto, i primi seggi ad aprire sono in Vermont, alle 11.00 italiane, e alle 12.00 in diversi stati della costa orientale. Gli ultimi a chiudere saranno quelli dell’Alaska, quando in Italia saranno già le 07.00 del mattino del 4 novembre. Quasi 100 milioni di persone hanno già votato prima dell’Election day, approfittando del voto anticipato di persona e soprattutto del voto per posta, scelto da 62,1 milioni di elettori (dato record) per evitare le code ai seggi e possibili contagi da coronavirus. Ad esempio, in Texas, hanno già votato più persone di quante lo abbiano fatto quattro anni fa. Questo significa che, con milioni di schede ancora da conteggiare e Stati in bilico, cominceranno polemiche e contestazioni legali a causa della delegittimazione del voto per posta portata avanti in queste settimane dal presidente candidato Donald Trump.
Per vincere la elezioni presidenziali americane occorre ottenere la maggioranza dei 538 grandi elettori: l’elezione del presidente e del vicepresidente degli Stati Uniti non è infatti diretta, bensì mediata dai grandi elettori. Il ruolo di questi ultimi è solo formale, dal momento che la notte delle elezioni di norma è già possibile capire quale ticket è stato in grado di superare la soglia dei 270 grandi elettori necessaria per l’elezione. I voti dei grandi elettori, però, non sempre hanno eguagliato i dati emersi nella notte elettorale: è infatti capitato più volte in passato che alcuni grandi elettori, al momento di eleggere effettivamente il presidente e il vicepresidente, decidessero di votare non in conformità con quanto previsto dal loro partito. Questi elettori vengono definiti faithless electors, cioè “elettori infedeli”, e nelle 58 elezioni presidenziali della storia americana essi sono stati in tutto 205.
E se Trump sul palco dell’ultimo comizio di questa tornata elettorale, a Grand Rapids, nel Michigan, lo stesso posto dove chiuse la campagna nel 2016, dice: “Vinceremo, domani faremo la storia un’altra volta”; Joe Biden, ex vicepresidente Usa, resta favorito nei sondaggi e afferma: “Il mio messaggio per voi è semplice: il potere di cambiare questo Paese è nelle vostre mani”. Con queste parole il candidato democratico alla Casa Bianca ha parlato gli elettori nel comizio a Pittsburgh, in Pennsylvania, nella giornata conclusiva della campagna elettorale.
Sara Finocchi