SANTA MARIA CAPUA VETERE – “Mi hanno incastrato, si tratta di un complotto”: queste le prime parole, cui non credettero tutti, pronunciate da Francesco Saverio De Martino che attualmente dirige il carcere di Santa Maria Capua Vetere. E invece aveva ragione: era stato incastrato. Infatti, alcuni agenti di polizia penitenziaria collocarono droga nella casa del già direttore del carcere di Pozzuoli, per incastrarlo e punirlo per alcuni provvedimenti disciplinari adottati. Un’accusa che oggi è stata riconosciuta valida dalla undicesima sezione del Tribunale di Napoli che ha emesso condanne varianti dai 4 ai 3 anni di reclusione per dirigenti e agenti di polizia penitenziaria per i reati di calunnia, abuso di ufficio, falso in atti pubblici e detenzione di droga. I condannati sono Aniello Giardinetto, vice commissario di polizia penitenziaria, Giuseppe Rinaldi, sostituto commissario, Nunzia Grieco, assistente attualmente in pensione, Antonio Carnevale, figlio di quest’ultima ed agente di polizia penitenziaria, Ciro Turco, assistente. A Giardinetto, Rinaldi e Grieco, la pena inflitta e’ di 4 anni di reclusione, mentre Turco e Carnevale sono stati condannati a 3 anni e sei mesi.
Per tutti interdizione dai pubblici uffici per cinque anni oltre alla condanna al risarcimento del danno nei confronti di Francesco Saverio De Martino, l’ex direttore del carcere femminile di Pozzuoli che si e’ costituito parte civile, assistito dall’avvocato Ernesta Siracusa. E’ stato assolto Franco Grieco, agente di polizia penitenziaria. I fatti risalgono al 17 luglio 2005 quando gli agenti, secondo quanto accertato dai magistrati, eseguirono una perquisizione nell’abitazione di De Martino collocando diverse dosi di droga. Dunque, De Martino – che attualmente dirige il carcere di Santa Maria Capua Vetere – fu arrestato. ”Mi hanno incastrato, si tratta di un complotto. Ma dimostrero’ la mia estraneita’ a tutte le accuse”, dichiaro’ il direttore del carcere. L’azione secondo i giudici fu preordinata e realizzata al solo scopo di danneggiarne l’immagine ed il prestigio e di causarne l’allontanamento dalla casa circondariale. De Martino fu cautelativamente sospeso e poi inviato in missione presso la casa circondariale di Potenza, dove rimase in servizio per circa un anno. I motivi di rancore nei confronti del dirigente dell’istituto penitenziario erano maturati a seguito di provvedimenti disciplinari assunti nei confronti di alcuni agenti. ”In attesa della definizione del processo gli agenti incriminati hanno continuato tranquillamente a svolgere la loro attività, anche sindacale ed addirittura all’interno dell’istituto attualmente diretto da De Martino (casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere), senza essere mai raggiunti da alcun provvedimento cautelativo o disciplinare, neanche a seguito del loro rinvio a giudizio avvenuto sin dal marzo 2006”, ha sottolineato la difesa del dirigente penitenziario.