Si sentiva un brusio, in quella mattina afosa già alle prime luci dell’alba, nella piccola chiesa in via Nicola Gigli; quasi una litania, ripetuta più volte, inframmezzata da piccole pause, fatte come per prender tempo e riflettere sulle parole pronunciate.
Ma più passava tempo e più il brusio cresceva di volume, e le parole cominciavano a scandirsi, ma non a chiarirsi, tanto erano ermetiche e poco comprensibili, a mo’ di simpatico scioglilingua: “…ma se una è giunta, vuol dire che è arrivata? Mo’ se ne giunge un’altra, di giunta, quella di prima che fine ha fatto? Se n’è andata? E se poi giunge un’altra giunta in aggiunta, e siamo a tre giunte, se ne può aggiungere un’altra? E fino a quante ne possono giungere o se ne possono aggiungere, di giunte? E poi quelle sopraggiunte dove stanno più? Si sono disgiunte? Ma che cacchio di giunte sono…”
“Cosimooooo! Ma allora sì tu che fai tutt’ stu casin’? ma lo sai che sono le cinque; almeno abbassa la voce. E poi che fai, parli da solo? Ma stiss’ ascenn’ pazzo?”
“No Damià, no. Quello il fatto è che mi hanno detto che è giunta un’altra giunta fresca fresca, proprio dopo che l’altro ieri ne era arrivata un’altra, la più bella perché fatta dal sindaco senza nemmeno dirlo agli interessati e minacciando le dimissioni se non avessero accettato, che poi hanno fatto subito sparire: l’hanno fatta disgiungere, cioè non l’hanno fatta giungere nemmeno al protocollo: s’è persa per le scale. E siccome fino a mo’ di giunte ne sono giunte almeno cinque o sei in due anni, se giungono altre giunte a quali le aggiungiamo? Io mi preoccupo! Ti rendi conto che è un vero e proprio casino?”
Solo la proverbiale pazienza di un santo, per lo più rivolto ad un altro santo, evitò che Damiano desse la stura ad un turpiloquio celestiale, ma qualche parola che pronunciò in aramaico e qualche altra in cirenaico servirono egualmente a dargli sfogo e a farlo calmare; non ne conosciamo il preciso significato, ma lasciamo a voi lettori il piacere di immaginarlo.
Calmato che si fu, con inusitata serenità, dopo aver trangugiato un poderoso bicchiere d’acqua, sbottò:
“Cosimì, assettate nu’ poco cca’ vicino e stamm’ a sentì. Prima di tutto a te che te ne fotte, scusa m’è scappata, di quante giunte sono già giunte e di quante ne giungeranno o si aggiungeranno giungendo, e, mannaggia sacripante, me stai a fa fa’ nu’ scioglilingua pure a me! Ma tu sai di che stai parlando? Sai che cosa è una giunta?”
“Comme no’ Damià: è una cosa che è arrivata, che è giunta, se proprio dobbiamo parlare un italiano aulico”
“Io in italiano aulico non ti dico dove ti manderei, ma immagina tu; e con italiano prosaico! Orbene, la Giunta, e si scrive con la lettera maiuscola,è un organo amministrativo, formato da consiglieri eletti in maggioranza e nominati a farne parte dal Sindaco in persona, a suo insindacabile (scusa il bisticcio di parole, ma stammatina se stann’ bisticciando parecchie parole)giudizio, ed ha il compito, appunto di prendere tutte le decisioni riguardanti la buona amministrazione della città: è un organo che dovrebbe agire in sintonia, prima con se stessa e poi con il Consiglio Comunale che, per le decisioni più importanti da essa assunte, è chiamato ad esprimere ratifica: Quindi è una cosa seria! Capito? SERIA!”
“Uhhh GGesù: ma allora a Teano nun l’hann’ capito!”
“Che cosa, Cosimi’; che cosa nunn’hann’ capito?”
“Che la Giunta è una cosa seria! Ce stanno pazziando da due anni: le fanno, le rifanno, le revocano, mo’ cacciano a chisto, po’ chillo se ne va, chestata non se ne vo’ gghì, poi ci nominano le minoranze, poi chill’ che se n’era iuto pe’ primo vò turnà, il vicesindaco che avev’ essere Cavour in persona nun se sape che fine a’ fatto, forse se n’è ghiuto a Plombiéres, poi il sindaco si incazza e fa tutto da solo perché gli altri si sono sfastidiati di essere trattati a “poisson dan le visage”, che in italiano vuol dire “a pesci in faccia”, perdonami il francesismo, ma ci stava bene con Plombiéres! E po’ se n’è gghiuta pure a Segretaria comunale pecchè l’hanno schiattato una vena in corpo. E chesta te pare na’ cosa seria? Ne vuo’ sape’ n’ata bella assai? Te l’aggio ditta pure primm’: tre giorni prima di ferragosto il sindaco fa n’ata bella pensata:visto che sta senza sta’ cacchia di giunta, per le dimissioni di Di Benedetto, D’Andrea e Magellano, si siede a tavolino e ne stila subito un’altra. Questa prevede De Fusco, che egli stesso aveva revocato quattro mesi prima per mancanza di fiducia e, siccome gli era ritornata questa fiducia, lo nomina addirittura vicesindaco, e poi rinomina Magellano, da poco rientrato nel gruppo di maggioranza, la D’Andrea, contemporaneamente anche presidente del consiglio, Landolfi e la Pentella, che non si era spostata di un millimetro dalla sua posizione già in giunta. Però pensa di rafforzare questa decisione allegando anche le sue dimissioni qualora qualcuno di questi “nominati d’ufficio” non avesse accettato; come vedi, Damià, un esemplare comportamento democratico e liberale! Ed inoltra il tutto alla Segreteria per il prosieguo burocratico. Poi gli sorge un dubbio: e se qualcuno approfitta proprio della presenza delle mie dimissioni ricattatorie per farmi la festa? Parte subito uno scagnozzo e i documenti vengono immediatamente intercettati e riportati al mittente; e muore per aborto spontaneo (o provocato?) anche questa giunta, la quarta. Niente paura! Ne nasce subito un’altra il giorno dopo, senza il protocollo delle dimissioni sindacali in caso di non accettazione, e con De Monaco e Zanga (new entry in assoluto) al posto di Magellano (che entra e esce come un ballerino di milonga) e la D’Andrea, che resterà a presiedere il Consiglio. E’ bello, eh, Damià? Pensa che ieri sera mi ha telefonato Niceforo dalla Cilicia e mi ha detto che là, per questo fatto, si stanno schiattando di risate tutti quanti. Te lo ricordi a Niceforo, quello che fu perseguitato qualche anno prima di noi: quelli sono aggiornati perché si leggono tutti i giorni Il Messaggio.”
Per qualche lunghissimo attimo Damiano restò frastornato; sapeva anche lui che le cose che diceva Cosimo erano vere; sapeva anche lui che la evidenza dei fatti non poteva più coprire un colpevole accondiscendente silenzio; ma sapeva pure che a tacere erano ancora tanti, e che, anzi, troppi , oltre che a non tacere osannavano questi comportamenti; e c’aveva pure una “saraca a’ sacca” perché, data la sua appartenenza alla Sacra Romana Chiesa, era stato caldamente invitato da persone influenti ad appoggiare la lista vincente! E lo aveva fatto!
Deglutì amaramente, emise qualche colpetto di tosse per guadagnare tempo e riordinare le idee, e non perché avesse, come volgarmente si dice, “una rasca in canna”, e bofonchiò:
“Si, si Cosimì, tu hai ragione. Certo che so’ passati due anni, è iniziato da tre mesi il terzo, e questi stanno facendo ancora queste putecarelle. E le cose serie quando cazzo le fanno?” poi si coprì subito la bocca col palmo della mano (non con il gomito né con la mascherina perché, è notorio, i santi sono immuni al coronavirus) perché si era reso conto di aver verbalmente trasceso e continuò, mortificato:
“Scusami Cosimo, scusami, m’è scappato. Ma quando è troppo è troppo!”
“Ma che t’aggia scusa’ Damia’, che t’aggia scusa’: tu hai ritto na’ santa verità, e se la domanda se la facessero per primi tutti i consiglieri di maggioranza e poi tutti quelli che li hanno eletti, tutti insieme avrebbero il coraggio di mandare a far fottere questa bancarella del torrone che ogni giorno danneggia il nostro paese con la sua sola presenza. E se facessero così si renderebbero conto che la colpa non è di ogni singolo di loro, ma del sistema perverso che hanno creato in un organismo nel quale non esiste rispetto soprattutto da parte di chi dovrebbe averne per primo verso i suoi collaboratori; e riacquisterebbero stima e considerazione. Quelle derivanti dal coraggio di saper dire di no sia a lusinghe (ti faccio fare il vicesindaco) che a minacce (ma io non posso perché quello è parente di un mio parente e poi che succede?); e gliene saremmo immensamente grati anche a costo di votarli un’altra volta. E non è poco! Perché non si può assecondare all’infinito una guerra tra bande prive di visione politica e programmatica, usate con maestria le une contro le altre da chi vive del sadico piacere di essere l’uomo solo al comando, senza gregari, perché tanto questi l’acqua che dovevano portare l’hanno già portata; ed in gran quantità! ”
“E’ vero Cosimo, è vero: Teano non può andare avanti così per altri tre anni, sta raggiungendo il fondo del fondo del fondo della ridicolaggine: e ridere di una cosa, a volte, è peggio che distruggerla”.
“Sì Damià: ma il sindaco lo disse che avrebbero fatto per Teano quello che non era mai stato fatto negli ultimi trent’anni. E difatti negli ultimi trent’anni e sei amministrazioni, di Giunte ce ne sono state, come previsto, quasi meno della metà di quelle che hanno fatto loro in due anni e tre mesi: come vedi ci troviamo perfettamente. Forse per questo aumenta la folla degli osannanti il Regno di Davide! E po’ m’è venuta n’idea: facciamolo noi un miracolo, salviamolo noi chistu paes’, che ce vo?!”
“Che ce vo? Che ce vooooo? Ce vo sul’ a’ mano e DDio, Cosimì; sul’ a’ mano e DDio! E adda essere pur’ bella grossa!”.
Le ultime parole, pronunciate a gran voce come Damiano se le sentiva, echeggiarono per qualche secondo tra le mura ed i banchi della chiesetta. E poi fu solo un lungo silenzio, in attesa della “mano di Dio”!
Claudio Gliottone