Uno struggente e delicato racconto di Giulio De Monaco, scritto in queste ultime ore, per lenire parzialmente il dolore che lo ha reso affranto di fronte alla morte della seconda gattina persa nel giro di appena un mese.
La luna dei sogni
Giadino avvertì un buon appetito che gli solleticava il pancino si stiracchiò pigro con uno sbadiglio da grottone di Casi. Ora doveva solo attraversare la terribile curva della statale, imboccare la strada privata che lo avrebbe condotto alla sua adorata buona pappatoria nella grande casa accogliente. Giadino era un bel gatto bianco e nero con la rara particolarità di predisporre la folta coda come un punto interrogativo. Era giovane bello docile adorabile. Al mattino si era fatto una lunga meticolosa toeletta pigramente, dolcemente. Gli ero passato di fianco quasi sfiorandolo. Non volli distoglierlo dalla sua pulizia con qualche carezza.
Le luci proiettavano sull’asfalto ancora caldo luci stroboscoiche. Giadino non se ne curò lentamente si preparò ad attraversare come per un rito antico: poi schizzò come una saetta. Sentirono un gran botto e quando accorsero il gattino giaceva immobile gli occhi al cielo a bersi gocce di stelle. Non si accorse di nulla.
Un altro Giadino si materiallizzò accanto al gattino morto come etereo gemello. Fece fatica a capire anzì non capì proprio niente. La luna splendeva dea della notte e delle ombre la sua luce divina rendeva immot e le stelle lontane, i platani stormivano cantando antiche storie d’amore. Fu proprio allora che il gatto dalla coda vibratile scorse di lontano una lucina tremolante che si avvicinava piano piano. Toh si disse tra sé e sé chi sarà mai a quest’ora!
Fiutò l’aria aguzzò le grandi orecchie e la lucina gli parlò:” Non temere sono Piccolina ti vengo incontro mio dolce tesoro per portarti nel regno dei sogni dove non c’è dolore cattiveria malattia. Erba verde sorgenti cristalline alberi e fiori profumati.
La’, amato fratello, incontreremo tutti quelli che abbiamo amato, non avere paura affidati a me. Piccolina era la siamesina scomparsa dolorosamente qualche mese prima. Le tracce della crudele infermità erano scomparse. La sua luminosità era rasserenante.
Diede la zampina a Giadino e insieme si avviarono per l’erta, carezzati dai raggi della luna dei fantasmi sotto un tetto di stelle, verso la terra dei sogni dove regna sovrano l’amore.