Un anno fa si celebrava a Teano l’annuncio di una rivoluzione, interpretata da persone prevalentemente giovani e soprattutto che non avevano mai ricoperto una carica politica. Il propellente doveva essere l’onestà, l’entusiasmo e più di tutto la capacità di elaborare strategie e sottomettere a queste qualsiasi tattica di governo. Questo presupponeva naturalmente alcune condizioni: elaborazione di obiettivi, pochi, chiari e quanto più possibile condivisi, con un grosso lavoro di studio e di ricerca; naturalmente, renderne partecipi tutti i cittadini, abitanti delle frazioni e del centro, prolungando una specie di campagna elettorale, ed ottenerne in linea di massima l’assenso; disporre di una macchina politico-amministrativa in grado di assecondare ed attuare con "tattiche" idonee quanto deciso; muoversi verso gli stessi obiettivi, con un impegno temporale notevole e comunque il massimo possibile. Questo, schematizzando al massimo.
Dopo un anno penso che possiamo trarre qualche conclusione. Nelle condizioni diciamo ordinarie della città ci sono luci ed ombre, e numerosi articoli pubblicati dai giornali esprimono a sufficienza quali siano le differenze dall’anno passato e quali invece le costanti, per cui mi pare inutile qua ripeterle. D’altra parte l’impegno del Sindaco e di qualche collaboratore nella gestione quotidiana dei problemi è sotto gli occhi di tutti, ed il fatto che non tutti si muovano nella stessa direzione ed a velocità sufficiente comporta un sovraccarico di impegni nei pochi che si danno da fare.
Di qui penso derivi la mancanza del cosiddetto colpo d’ala. Una parte di responsabilità viene attribuita alla scarsa collaborazione di parte del personale, che addirittura boicotterebbe le iniziative assunte. Questo però si sapeva, e bisognava assumere adeguate contromisure per tempo. Non risulta che l’assessore al personale abbia intrapreso una qualsivoglia iniziativa in tal senso, né che l’incarico di formulare adeguate ipotesi di soluzioni sia stato attribuito a qualche specialista esterno, tranne questa recente, meritoria e tardiva iniziativa riguardante l’Ufficio tecnico, ammenocché il problema si riduca tutto a questo. Viene anche lamentata la scarsa collaborazione della popolazione. E’ vero, il nostro senso civico è al minimo storico; io però, sono convinto che questo accade, a parte la grossa maleducazione di alcuni, quando si avverte la mancanza di una guida o di obiettivi chiari e condivisi. La felice evoluzione della raccolta differenziata dei rifiuti mi pare significativa.
Oggi ci sono questioni ancora più urgenti di un anno fa, che attendono scelte lungimiranti e partecipate, a cominciare dalle ipotesi di sviluppo economico per finire agli strumenti urbanistici. Il commercio, l’agricoltura, il turismo, le costruzioni, attendono disperatamente qualche iniziativa rivitalizzante. Non è più tempo di giochini clientelari fatti per accontentare questo o quello, gli ultimi eclatanti episodi hanno mostrato che c’è una parte della popolazione in condizioni di indigenza tali da non poter sopportare discriminazioni o esclusioni, e non è ammissibile giocare sulla sua pelle. Se qualche furbo pensa che la "rivoluzione" sia consistita nel sostituire un “mandarino” con un altro, sappia che ha sbagliato i calcoli: la trasparenza non è stato uno slogan buono solo in campagna elettorale.
Ritengo in conclusione che le ipotesi sono due: o io ho sbagliato a capire, ed i programmi e le intenzioni degli eletti sono tutt’altro da quanto proclamato, o c’è stata una falsa partenza. Nel primo caso dovrò evidentemente farmi una ragione dell’errore commesso; nel secondo bisogna umilmente riconoscere gli errori compiuti, porvi rimedio e cercare di recuperare il tempo perduto.
E’ necessario infine chiarire due aspetti: le mie considerazioni non riguardano il valore delle persone, del quale sono fermamente convinto così come lo ero di tutti i candidati alle trascorse elezioni, a cominciare dagli aspiranti sindaci; nessuno è autorizzato ad intendere che in qualche modo ci possa essere una presa di distanza dalla maggioranza perché la finalità di queste considerazioni non è questa.
Gino Gelsomino