Caro Direttore,
noto con piacere che al nostro “cahier” si è aggiunta anche la tua “doléance”, e non poteva essere diversamente; e quando dico nostro mi riferisco alla testata giornalistica di cui, nella formulazione cartacea, fummo i fondatori Tu, Guido Zarone, Antonio Guttoriello ed io, se ben ricordi, qualche giorno dopo una cena di beneficenza fatta per raccogliere fondi in favore della Confidenza Castallo. Tu ne fosti il primo Direttore ed io il primo proprietario in qualità di Presidente del Gruppo Autonomo per Teano.
Hai, da par tuo, esaminato con grande competenza ed approfondimento professionale, ma soprattutto con la brevità succinta che a me insegnò, quale primo mio direttore di giornale, il grande Massimo Caprara, che era stato per anni il segretario particolare di Palmiro Togliatti, la situazione politica locale che è netta espressione di un “modus vivendi et operandi” sicuramente non degno di lode.
E’ vero: una classe che ruota da decenni (almeno dal 1970) attorno ad un nucleo familiare vasto ed impegnato in politica “anima e corpo” con almeno tre generazioni, è arrivata al punto da poter “snobbare”, come tu amabilmente dici, tutte le osservazioni dei cittadini liberi, non asserviti, e non ricattabili, e voltarsi dall’altra parte. Il verbo “snobbare” però, consentimi, sottintende una parvenza di nobiltà d’animo di chi è mentalmente impegnato in problemi di più alta levatura, tanto da non potersi dedicare neppure ad ascoltare chi dice bazzecole. Io avrei usato il più prosaico, ma meglio calzante, verbo “strafottersene”.
Ma il bello è che questa forza è stata già per anni conferita e, puntualmente lo è ancora, a quella classe dominante proprio dagli stessi cittadini che vivono il disagio di un paese arretrato e retrivo, ma che non hanno la benché minima forza, né volontà, di protestare a testa alta o di tentare di cambiare le cose.
Lo facciamo noi per tutti, con costanza e dedizione; chi scrive lo ha sempre fatto da almeno cinquant’anni, cominciando col porre l’attenzione sul ponte di Torricelle, crollato in un torrido pomeriggio di fine maggio di tanti anni fa e non ricostruito dopo oltre dieci anni: era Sindaco Luigi Maglione il quale, per la verità, colse in pieno il senso della nostra vistosa protesta (un ponte in murali e in compensato di dimensioni enormi installato proprio davanti al municipio), e ne sollecitò la ricostruzione, che avvenne nel giro di un anno. Dal che si evince che quella classe politica era di ben altro stampo!
Quella di oggi, invece, è fatta da persone distratte, fin nella loro formazione, dai loro telefonini e tablet, dai computers, dalle discoteche, da una vita frenetica, le quali assolutamente non conoscono la storia recente del loro paese. Sapranno tutto di cibernetica e conosceranno tutta la Storia del mondo (ma non ne sono molto convinto), ma ignorano chi era il Sindaco di Teano quarant’anni fa, cosa ha fatto, come e perché lo ha fatto. E, credimi, senza conoscere il passato locale e recente non si può organizzare il futuro; si commetterebbero gli stessi errori, come, sono certo, verranno fuori nella nuova edizione del PUC, redatto senza conoscere “la storia” (non le carte e le mappe, si badi bene) dei tanti vecchi Piani regolatori tentati., giusto per fare un esempio.
Lo facciamo noi per tutti, perché, se si spegnesse anche la nostra voce, sarebbe la fine di questo strano paese, capace di votare a destra nelle tornate parlamentari, e a sinistra in quelle comunali, di sopportare fino allo spasimo ingiustizie ed angherie, di osannare chi non si cura di lui, di arrangiarsi a sopravvivere come un paese del terzo mondo. E non abbiamo alcuna mira politica: abbiamo già dato, come sempre, senza nulla ricevere. E non ne siamo angustiati per noi, ma per quelli che non si son lasciati difendere nella loro dignità di cittadini di un paese moderno in un mondo moderno; e forse mai lo faranno, immersi come sono nella gora stagnante del più bieco immobilismo e del più triste egoismo.
Poi citi una legge, la 241 del 1990, che il partito al quale appartenevo volle con tutte le sue forze, perché “obbligava” gli enti pubblici a dare risposta scritta ad ogni interpellanza dei cittadini, con sanzioni per i responsabili che non lo facessero. Era una legge di libertà, ma le leggi servono per i deboli e gli onesti, non per quelli che muovono le leve del potere: ed a memoria d’uomo, per quante innumerevoli volte io stesso mi sia ad essa appellato, è sempre rimasta lettera morta. E credo che nessuno, oggi, ne conosca addirittura la esistenza. Peccato!
Allora non ci resta altro che ripetere con rassegnazione il tormentone di Gino Bartali: “gli è tutto da rifare!!!!”
Grazie, Pasquale, per la tua partecipativa competenza e per la comunanza di quelle idee di cui il nostro intero paese ha ogni giorno più impellente bisogno.
Claudio Gliottone