In questi giorni siamo bombardati mediaticamente, dai maggiori e influenti gruppi editoriali, dall’espressione “il successo del modello Italia”. Ma il modello Italia, con il decantato decreto “Cura Italia” e gli annunci roboanti di distribuzione di mascherine alla popolazione, in cosa consisterebbe? Appurato il valore scientifico e necessario della quarantena domiciliare nazionale, vorrei far concentrare sulle misure di contorno più che altro. Partiamo con la ormai famosa polemica delle mascherine protettive: giorni fa, in piena emergenza sanitaria in Lombardia, agli appelli disperati per ricevere materiale medico di Gallera, medici e infermieri nel nord Italia, il governo tramite Protezione Civile decise di recapitare 150.000 presidi di protezione costituiti per usare un eufemismo, di “carta igienica”. Quando Gallera mostrò alle televisioni la scarsa qualità e fattura delle mascherine, il Ministro per i rapporti delle Regioni andò in conferenza a schernire le legittime richieste, indossando egli stesso nelle precedenti conferenze un tipo di protezione di gran lunga maggiore rispetto a quelle recapitate. Oggi stesso, in un collegamento a la7, il Governatore pugliese Emiliano ha letteralmente detto che sta cercando di contrabbandare per la sua regione presidi di protezione per il personale sanitario, dall’estero, lui in prima persona, date le meravigliose promesse fuffa dello stato centrale. I risultati sono una percentuale di contagi tra medici e infermieri più del doppio di quella cinese a livello nazionale. Proseguiamo con la vicenda tamponi. Tutti sentiamo parlare, e dati alla mano è la verità, del Modello Corea del Sud e del successo nel prevenire e bloccare contagi a livello nazionale pur non adottando le misure estreme prese nel nostro Paese. In parole povere, campagna di screening di massa tramite tamponi e tracciamento tramite cellulari degli infetti isolati nel proprio domicilio. Quindi l’Italia starà seguendo questo grandissimo ed efficiente metodo di contenimento? No. L’unico che ha dichiarato di volerli emulare, e in parte ci sta riuscendo, è il Governatore del Veneto, Zaia. Il Veneto, con 5351 contagi attivi e più di 66.000 tamponi effettuati, sta riuscendo davvero bene a contenere l’epidemia effettuando migliaia di tamponi giornalieri, e i dati che arrivano giornalmente sono incoraggianti. Quindi nel resto d’Italia, prendendo esempio, si staranno effettuando? No. Ieri in Campania ad esempio, effettuati solo 530 tamponi per una popolazione di oltre 6 MILIONI di abitanti. Ma le raccomandazioni di effettuarle SOLO a chi mostra contagi, e non anche ad asintomatici e possibili tali, provengono da livelli superiori. Il tutto mentre ci vogliono giorni se non addirittura una settimana in alcuni casi, per avere delle risposte di positività. E ci sarebbe da chiedersi poi perché il personale sanitario si vede rifiutata la possibilità di avere diritto a uno screening mentre alcuni personaggi istituzionali, volti dello spettacolo e dello sport stiano avendo corsie preferenziali dai laboratori di analisi per risposte rapidissime. Passiamo al modello comunicativo adottato poi dal Consiglio dei Ministri, dove dichiarazioni di intenti non ancora approvati o discussi, notizie incontrollate e non verificate che vengono fatte circolare stesso dai loro collaboratori, sciacallaggio becero da parte dei gruppi editoriali (che tanto sostegno poi ricevono dai partiti politici in differenti situazioni), conferenze stampa vaghe e senza dettagli, hanno scatenato nelle settimane scorse panic buying nei supermercati ,lunghe code a tabacchini o farmacie e incertezza generale, tra minacce di scioperi dei lavoratori di alcune categorie e proteste legittime delle PMI. Il tutto sorvolando la conferenza stampa tradizionale delle 18:00, in cui il capo della protezione civile si diletta in analisi grammaticali del “morto con e non per” mentre colonne di mezzi militari portano le bare fuori dalle province lombarde per cremarle in altre regioni. E proprio di incertezza economica, possiamo parlare, apprendendo i magici funabolismi del decreto “Cura Italia” (ma l’omeopatia non cura però). Il bonus baby sitter, che doveva risolvere in un battibaleno il problema di tutte le famiglie d’Italia con figli e che sono costrette a lavorare ancora, è legato all’esistenza di badanti regolarmente assunte tramite contratto dalle famiglie. E già possiamo immaginare le meravigliose risorse economiche di una famiglia composta da operaio metalmeccanico e lavoratrice agricola che possono permettersi una baby sitter che prenderebbe più di loro. Qui siamo a un livello di realtà non da Marte, nelle teste di chi ha pensato questa misura, ma da Plutone proprio. La misura definitive inoltre, ad oggi, chiamata la “bomba atomica” che risolverebbe tutti i problemi dei lavoratori autonomi (ma anche di partite IVA,professionisti, co.co.co, turismo, spettacolo e lavoratori agricoli), è il bonus da 600 euro erogato dall’INPS (all’inizio una tantum per il mese di marzo, ad ora prorogato fino a fine emergenza). Ma attenzione! Il bonus è disponibile solo per le prime chiamate, affrettatevi ora per agguantare la favolosa offerta dal Ministero dell’Economia! In regalo anche un set di pentole inox. Avete capito bene. Le indennità verranno erogate NEI LIMITI di spesa previsti dal decreto. Esauriti i fondi per le prime domande, si andrà in bianco e aiutatevi che dio vi aiuta. Vi invito ad approfondire la questione su quotidiani economici che ne trattano nel dettaglio dove c’è più spazio per parlarne. Passiamo all’argomento principe poi, perché giustamente chi non lavora o non sta fatturando, verrà risparmiato dallo strozzinaggio legalizzato chiamato “pagamento delle tasse” in tempo di crisi globale e nazionale? Analizziamo meglio. Il decreto, innanzitutto, prevede la sospensione di tutti i versamenti in scadenza tra l’8 marzo e il 31 maggio 2020 «derivanti – spiega l’Agenzia – dalle cartelle di pagamento, dagli avvisi di addebito e dagli avvisi di accertamento esecutivi affidati all’Agente della riscossione», che dovranno tuttavia essere pagati entro il 30 giugno 2020. Dall’8 marzo al 31 maggio, inoltre, il decreto sospende l’invio di nuove cartelle e la possibilità per l’Agenzia di avviare azioni di riscossioni, cioè fermi amministrativi, ipoteche e pignoramenti, per il recupero di quei debiti scaduti prima dell’inizio della sospensione, cioè fino al 7 marzo. Infine, il decreto ha fatto slittare al 31 maggio i termini per il pagamento della rata della «Rottamazione-ter» (che era scaduta il 28 febbraio) e quella del «Saldo e stralcio» (in scadenza il 31 marzo). Perché durante un’emergenza, cari lettori, si sa. Il modello medievale dei balzelli in tempo di carestia, fame e povertà, va lasciato intatto e rispolverato. Sia mai che rimangano scoperti i meccanismi salvabanche o di stabilità per i grossi fondi di investimento (i moderni sovrani). Quindi, mano al portafoglio e facciamoci i conti per quello che dovremo mettere da parte per le scadenze di giugno. Andrà tutto bene…
Riccardo Luigi Conte