Dal punto di vista strettamente dolciario, il leccalecca è un prodotto costituito da una caramella, che può essere di vari gusti, forme e colori, posta su un bastoncino, talvolta in plastica altre volte in legno. Piace ai piccini, ma non è disdegnato dai più grandi. La cosa più fastidiosa del leccalecca, è il suo involucro. Una volta aperto, resta appiccicoso e "s’azzecca" ovunque.
Proprio come il dolcetto, il nostro amico, dopo essersi fatto conoscere dalla propria preda, gli s’incolla addosso e non si stacca più. Lo ama, lo elogia. Quasi lo idolatra. Tale comportamento, dura almeno fin quando è ancora una "larva di leccalecca". Quel bruco che, per metamoforsi spera di trasformarsi di lì a breve in crisalide e poi farfalla, si tramuta invece, per miracolo dell’ignoto, in camaleonte; perdendo così tutte le sue mire di addivenir insetto alato, colorato e bello. Costretto, infine suo malgrado, ad andare alla ricerca di un altro bastoncino su cu incollarsi.
Ci sono varie sottospecie di leccalecca: quello appena visto, che appunto appicicoso cambia bandiera in breve tempo per diventare camaleonte. Quello modello "zerbino", che non ha occhi ed orecchie se non per il suo "fido padrone". Per lui, sarebbe disposto a tutto. Quel lui, che conosce bene il "proprio pollo", e sa che basta fargli intraveder lo zuccherino da lontano, per fargli eseguir qualsiasi tipo d’ordine. Chissà poi, alla fine, quanti zuccherini saranno arrivati!
Infine, abbiamo la versione del "leccalecca", che si muove secondo un piano ben preciso. E’ quella più pericolosa e squallida. Dopo aver identificato la preda, fa di tutto per conoscerla e per entrare nelle sue simpatie. All’inizio, sembra un’amicizia senza scopi. Si muove quasi come un’equilibrista. La preda, dapprima sulle sue, lentamente abbassa il livello di guardia. Ed è proprio in quel preciso momento che il "leccalecca" inocula in lui il suo micidiale veleno. Un veleno stranamente dolce, che fa sembrar quell’amicizia tutta rose e fiori, ma che contemporaneamente comincia lentamente il suo lavoro di nascosto. Il "leccalecca", s’intrufola letteralmente nella vita familiare della propria preda. Diventa un simpaticone per quella famiglia, praticamente un supereroe per i bambini. Nel momento in cui è pronto per passare alla fase sucessiva, ecco che succede l’imprevisto. Quell’idillio, irrimediabilmente si spezza. E’ noto a tutti che, il leccalecca (dolcetto) cadendo per terra, si spacca in due. E’ la fine di un’amore !
Abbiamo avuto la possibilità di osservare le innumerevoli facce dei tanti personaggi, che tutti hanno avuto modo di incontrare per strada. I loro mille volti. Abbiamo imparato che, in politica e maggiormente in periodo elettorale, "il fine giustifica i mezzi". Abbiamo (ri)scoperto la serietà di alcuni, che dignitosamente hanno preferito fare un passo indietro. Allo stesso tempo, ci siamo dovuti ricredere su altri, che credevamo maggiormente saggi. Abbiamo avuto modo di constatare che pochi hanno la consapevolezza piena delle proprie azioni, ancora di meno sono quelli che hanno il coraggio di dire ciò che pensano, pubblicamente, senza offendere nessuno. Nella mente, ci rimbomba la locuzione latina: errare humanum est, perseverare autem diabolicum, letteralmente, "commettere errori è umano, ma perseverare [nell’errore] è diabolico". Abbiamo provato a trovare una spiegazione a tutto questo. L’unica che siamo riusciti a darci, è quella narrata da tale Carlo Cipolla, nel suo libro “Le leggi fondamentali della stupidità umana”, del quale ne riportiamo un passo:
“Lo stupido non è inibito da quel sentimento che gli anglosassoni chiamano self-consciousness (coscienza di sé). Col sorriso sulle labbra, come se compisse la cosa più naturale del mondo, lo stupido comparirà improvvisamente a scatafasciare i tuoi piani, distruggere la tua pace, complicarti la vita ed il lavoro, farti perdere denaro, tempo, buonumore, appetito, produttività – e tutto questo senza malizia, senza rimorso, e senza ragione. Stupidamente”.
Luciano Passariello